IX

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Camminando in giro per la città si notano molte cose. I cartelli delle votazioni, quelli stradali, quelli delle offerte nei negozi, i saldi, gli annunci dei nuovi film usciti e dei gruppi di teatro che preparano uno spettacolo.

Sin da quando sono piccola mi accorgo delle piccole cose: le telecamere, le scarpe che indossano le persone, gli orologi, le collane. Anche le pettinature dei passanti cambiano in base alla stagione: capelli sciolti durante l'inverno, corti, raccolti in code o chignon d'estate. Osservo gli sguardi delle persone in macchina o quelli di chi va in bici o a piedi.

Noto quanto siano rovinate le strade e le strisce pedonali.

Però alcune cose sono talmente abituata a vederle che smetto di accorgermene.

Come la palestra.

Qualche volta ci sono passata davanti, e ho sempre immaginato vecchiette che volevano tornare giovani o ventenni che si volevano tenere in forma.

Per questo mi sono stupita molto quando ho visto Liam chiacchierare con un altro ragazzo davanti alla porta della palestra. Mi sono avvicinata piano, aspettando che lui mi notasse.

- Ehi, ciao Cez... - sembra in imbarazzo, si tiene le mani in tasca e guarda il marciapiede.

- Liam, questa è...? - domanda l'altro perplesso.

- Cezanne. Lui è Luca. - dice presentandomelo. - Il... mio migliore amico. - Forse è solo una mia impressione, ma le sue guance sono un po' rosse.

- Piacere. - mi porge la mano.

Sembra affabile e gentile, con quel suo sorriso sicuro e aperto. Ha i capelli scuri e gli occhi chiari, anche se non riesco a capire se sono azzurri, grigi o verdi. È alto come Liam e gli somiglia molto.

- Carino il nome. - continua. - Cézanne mi è sempre stato simpatico come pittore, ma a scuola non lo abbiamo trattato con precisione.

- Perché, era nel programma? - chiede stupito Liam.

Scoppiamo a ridere tutti e tre. Una risata nervosa e forzata.

- Il nostro caro Wiliam non mi ha mai parlato di te.

Sono certa che sia arrabbiato perché Liam non ha mai detto nulla di me, e così usa il suo vero nome. Per ripicca.

- Neanche io ho potuto conoscere tua esistenza prima di oggi. - dico.

- Okay, ho sbagliato, la volete finire? - sospira Liam. - Luca, sai che sono uscito di casa qualche settimana fa. Cez, ti conosco appena. E sì, pure io sono diffidente.

- Ma non hai detto nulla. Mi stavo facendo serie domande sulla tua vita amorosa.

A queste parole di Luca sia io che Liam diventiamo porpora.

- Non... non stiamo insieme. - spiega. - Ufficialmente sì, per far ingelosire una sua amica, ma nella realtà no. Siamo solo amici.

- È una farsa per dire che stai perdendo colpi? - indaga Luca.

- No! - si difende subito lui. - Non sto perdendo niente.

- Non sembra. A Roma ne avevi come minimo cinque o sei che ti correvano dietro.

- Cosa? - chiedo stupita.

- Non lo sapevi? Finiva con una e iniziava con un'altra.

- Non mi interessavano tutte. - mugna lui. - Alla fine solo per due o tre ho avuto una cotta seria. Le altre erano di passaggio, esattamente come le tue.

- Te lo concedo, ma io non cambiavo così spesso.

Questi due mi danno l'impressione di passare tutto il tempo a bisticciare e a rimproverarsi e riprendersi a vicenda.

- Okay, ora dovremmo andare. - Liam stringe le labbra. - Ciao. - si china su di me e mi dà un bacio veloce sulla guancia prima di entrare nella palestra con Luca.


Io ho continuato per il mio giro, fermandomi al parchetto. Poi ho chiamato Liam.

- Cosa c'è? - sembra nervoso. Si vergogna di quello che è successo oggi?

- Non mi sembri il tipo da andare in una palestra.

- Hai presente... l'altro giorno ho accennato al FitKid. La palestra... è dedicata a quello. - quando parla a scatti è in ansia o si vergogna.

- Cos'è il FitKid?

- È... un misto di danze come la danza ritmica, artistica o anche l'hip hop e breakdance.

- Tu... balli? - chiedo incredula.

- Ecco... scommetto che... succede ogni volta... - lo sento arrossire dall'altra parte del telefono.

- È solo strano. Non... non volevo metterti in imbarazzo. Anche Luca...

- Sì. Lo facciamo da sempre.

- Vi conoscevate da prima? Come, visto che sei qui da luglio?

- Domani in piazza ti spiego tutto. E prendiamo un gelato.

- È novembre.

- E allora? Ciao.

- Stai parlando a pezzi e di fretta. Che succede?

- Te lo spiego domani. - mi attacca in faccia.

Sbuffo. Alzo lo sguardo. Il sole sta tramontando.

Esco dal parchetto e sul marciapiede mi sembra di vedere una testa bionda.

Forse è Taylor.

Poi si gira e vedo che non è lei.

Vado oltre.

A casa c'è mamma.

Filo in camera prima che mi veda.

Poco dopo entra papà e si mettono a discutere.

Chiudo la porta a chiave.

Prendo il telefono e riguardo un video che mi hanno mandato Dario e Chiara tempo fa. Sono gli audio che abbiamo registrato durante le nostre estati con le rispettive foto. Partono da quando siamo bambini a l'estate appena passata. In qualche foto c'è anche Alyas.

Poi passo alle foto in galleria. Ho questo vizio o abitudine, dipende da come la si vede, di tenere ogni foto che scatto o che mi viene mandata. Lo faccio per Lucia. A lei piacevano le foto e ne scattava a centinaia. Catturava in un'immagine anche le cose più stupide o strane, come io da piccola o le facce strane dei miei genitori o quelle dei passanti. Davanti agli occhi mi balena una foto abbastanza recente: io e Alyas su una panchina, dovevamo avere otto anni, con la testa voltata da una parte, forse a guardare qualcosa che non ci quadrava, viste le nostre facce corrucciate.

"Mi manca" mi ritrovo a pensare. "Lucia mi manca".

Io e lei non siamo mai state troppo legate, ma era pur sempre la mia sorella maggiore.

Mi viene da piangere, ma ricaccio indietro le lacrime. Non posso cedere ora.

Per distrarmi mi metto a fare i compiti, anche se alla fine scoppio a piangere. Non credo che qualcuno senta i miei singhiozzi e i miei gemiti in casa. Però io sto male e soffro. E qui non c'è nessuno a supportarmi e consolarmi. Non Alyas, abbiamo litigato. Non Dario o Chiara, saranno a casa loro tranquilli. Nemmeno Liam può sostenermi, ha già i suoi problemi da risolvere, e dopo oggi mi sembrano tanti e intricati tra loro.

Presto le lacrime finiscono, come al solito, e il mio viso torna asciutto.

Come se non fosse successo nulla.

Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora