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Non avrei decisamente dovuto fare quel patto con Liam. Lo capisco quando, pochi giorni dopo la nostra uscita, mi si presenta con una proposta.

- Cosa? Non ci vengo a quella festa con te. - protesto.

- Perché no?

- No. Non...

- Hai detto di non essere mai stata ad una festa, e ne organizzano una sabato. Mi hanno invitato, e visto che stiamo insieme... pensavo di portarti.

- Perché non ci vai da solo?

- Si chiederebbero dov'è la mia accompagnatrice, penseranno che avremo litigato, e poi... se Alyas non ci vede insieme...

- E allora non puoi saltarla?

- No. Non vado ad una festa da mesi. Mio zio mi ha già dato il permesso. Quindi tu vieni.

- Ti farò fare un sacco di figuracce, e poi, non so come comportarmi ad una festa. Lasciamo perdere. - provo a dissuaderlo.

- Scordatelo. Tu ci verrai. E starai con me.

- Vedo che non stai soffrendo di mancanza di ragazze carine che ti cadono ai piedi.

- Non cambiare discorso. Ci vieni o no?

- Non lo so, okay? Non...

- Allora decido io.

- Ci vengo, va bene. - mi esaspero alla fine. - Adesso puoi anche smetterla.

- Non posso andarmene. Hai sentito cosa ha detto la prof. di arte.

Io mi passo una mano sulla faccia. La prof. ci ha dato un compito a coppie. E io sono finita con lui. - Su quale argomento lo vuoi fare?

- Non so. Dobbiamo scegliere tra tutte le opere di tutta la storia dell'arte. È difficile.

- Decido io. Guernica di Pablo Picasso.

- Credevo volessi fare qualcosa su Cézanne. O sul post-impressionismo.

- Altre battute sul mio nome?

- Dovrei aver finito. Comunque l'argomento va bene. Casa mia o casa tua per la ricerca?

Mi immobilizzo. - Quando?

- Tipo domani? Oggi hai flauto, se non mi sbaglio.

- Okay. - mi trema la voce.

- A casa tua?

- Okay. - perché ho detto di sì? Maledizione!

- Cez, stai bene?

- Sì. - mi allontano da lui e corro in bagno.

Liam a casa mia? Non va per niente bene. No. Non può venire.

- Qualche problema? - da uno dei bagni spunta Alyas. - Oggi non puoi venire a lezione? Lo dico io alla prof.

- Tutto a posto. - mi appoggio al bordo del lavandino.

- Stai male? - questa volta la sua voce è sincera.

- No. Va tutto bene.

- Cezanne, non stai bene. Chiamo qualcuno o...

- No. Non chiamare nessuno. Io... è tutto okay.

- Come vuoi. - la sento uscire e prendo un respiro.

Quando rientro in classe dopo l'intervallo Liam mi lancia un'occhiata interrogativa. Non rispondo.

Mi siedo e ascolto la lezione.


Mentre prendo appunti mi tornano in mente le lezioni di letteratura. In particolare, quelle che riguardavano Leopardi, in assoluto uno dei miei poeti preferiti con Montale.

Secondo Giacomo Leopardi non si può raggiungere la felicità. Il suo pessimismo detta che tutti gli uomini di tutte le epoche non possono essere felici. C'è questa sua poesia, Il sabato del villaggio, nella quale Leopardi regala un'immagine di un sabato in un villaggio che si prepara per la domenica, il giorno di festa. Tutti finiscono i propri lavori e le giovani si agghindano per l'occasione. Solo che, la domenica, non c'è aria di festa. Tutti sono preoccupati per il lunedì, quando ricomincerà la settimana lavorativa. Questo, per il poeta, vuole dire che ci si avvicina alla felicità durante l'età adolescenziale, il sabato, quando la vita è piena di sogni e aspettative, che vengono distrutte quando si diventa adulti, la domenica, e si capisce che la vita vera non è quella che ci si immaginava che fosse. Si può vedere e afferrare la felicità solo nel momento in cui ci si prepara ad accoglierla, anche se non arriverà mai.

Con Alyas sorridevo. Tanto. Mi divertivo. Lo stesso con i miei amici. Anche quando i miei genitori litigavano e si scannavano.

Non so se sono mai stata veramente felice.

Vorrei scoprirlo. Vedere come starò in futuro. Forse bene. O forse sarò ancora in questo stato, tra ricordo del passato e voglia di conoscere il futuro.


Io e Alyas entriamo nello stesso momento alla lezione di flauto.

- Suonate. - ci dice la prof. - Io esco, voi fate quello che dovete. Tra un'ora rientro e voi andate a casa. Non mi importa se litigate o cosa. Spero solo che la musica vi possa riavvicinare.

Noi ci guardiamo dubbiose.

Poi mi ricordo che la nostra prof è appena trentenne, se ne intende di faccende come quella che sta capitando a me e Alyas e che sin dall'inizio dell'anno precedente aveva detto che la nostra relazione con lei era come quella che si crea tra due amiche.

- Per fare il brano come lo vuole la prof forse dovremmo rimetterci in buoni rapporti. - propongo. – Come dice la prof.

- Come vuoi. La mia migliore amica è fantastica e un ragazzo mi ha chiesto di uscire, ma non credo che ti importi. L'unico ragazzo che ti interessa è Liam.

- Smettila, per favore. È lui che mi perseguita. Mi sta tra i piedi sempre. Sto parlando seriamente. Facciamo pace.

- Non riesci a ricostruirti una vita? Non sei capace di dimenticare. Io sono cambiata, ti conviene capirlo. E il tempo delle amiche è finito.

- Perché? Perché ad agosto mi hai mollato?

- Non cresci, Cezanne. Sei esattamente quella della prima media. Stessi capelli, stessi modi di vestirsi, studi, farti dire una parolaccia è una fatica e...

- E non guardo i ragazzi. Grazie per avermi ricordato cosa sono. Mi dispiace di non essere come te, okay? Ma non posso cambiare quello che sono.

- Per Liam lo fai.

- No.

- Lo hai baciato.

- No. Ti è sembrato ma non è così.

- Ma ci stai assieme. E sembrate più che amici.

- E allora? Non sono affari tuoi. È lui che sta con me. Non è colpa mia se ha scelto me.

- Una vera amica ti lascerebbe il ragazzo, soprattutto se non le piace.

- Una vera amica ti accetterebbe così come sei.

Lei afferra la sua roba e se ne va come una furia.

Forse sono davvero sbagliata io. Forse è per questo che non ho amici.

- Ragazze... - la prof entra.

- Non ha funzionato. Io e lei non siamo più amiche. - le dico uscendo con le mie cose.

- Eravate fantastiche. - mi grida dietro lei.

E ora non lo siamo più.

Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora