XIII

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Quella sensazione di ansia e eccitazione mi ha accompagnata per tutto il tragitto in autobus per andare a casa di Liam e c'è anche ora, mentre suono il campanello.

Casa sua ha la porta sulla strada e sembra piccola, almeno da fuori. Ha un unico piano e le pareti grigie.

- Ciao. – la porta viene aperta da lui in persona. È in tuta e ha i piedi scalzi.

- Ciao.

Mi fa spazio per entrare. – Mio zio non c'è, quindi ci dovremo sorbire un po' Bea, che era qui fino a tre secondi fa... - si gratta la testa guardandosi in giro.

- Ciao! – una bambina sorridente mi compare davanti agli occhi. È alta, ha un bel viso dalla pelle chiara e dei lunghi capelli biondi raccolti in due codini. Gli occhi sono caleidoscopici come quelli di Liam.

- Lei è Beatrice. – me la presenta lui.

- Tu sei Cezanne, giusto? Willly mi ha parlato di te.

- Ti ho detto mille volte di non chiamarmi Willy.

Trattengo un sorriso.

- Comunque, vedi di fare la brava. Adesso noi andiamo di là a studiare.

- Ma non posso nemmeno chiacchierare con lei e conoscerla? Le prendi sempre tutte tu, le ragazze. – si imbroncia e mette le braccia conserte.

Liam avvampa.

Mi sento lusingata, a sapere che qualcuno desidera sapere cosa mi piace. Beatrice è una bambina vivace, e, a quanto pare, adora fare i dispetti a Liam.

- Torniamo qua dopo per fare merenda e te la lascio tutta per te. Però ora fai la buona e ci lasci in pace.

- Okay.

Liam mi fa cenno di seguirlo in camera sua. È abbastanza piccola, con un solo letto. I mobili sono appesi alla parete sopra di esso, con le ante ricoperte di disegni e fotografie. Nell'angolo opposto c'è una scrivania con un computer e i libri di scuola.

- Willy? – chiedo per rompere il silenzio.

- È il soprannome che mi ha dato, e sa che lo detesto.

- Non è male.

- Preferisco Liam.

- Su questo mi trovo d'accordo. Ma non credere che non ne farò uso.

- Bene. Ci conviene iniziare. – si siede alla scrivania e apre il video che abbiamo fatto. Dopo che abbiamo finito di esporre si volta verso di me. – Non sembra che tutto il lavoro sia fatto da te, vero?

- Certo che no, considerato il fatto che tu hai preparato la presentazione.

- Ho ripetuto abbastanza bene?

Alzo le spalle. – Credo di sì. Non sta a me giudicare.

Si sdraia accanto a me sul letto. Io lo seguo. Per la prima volta noto il soffitto: ci sono figure in nero che ballano e si mischiano.

- Bello, no? – mi domanda.

- È fantastico. Ti piace davvero così tanto il FitKid?

- Sì. È uno sport che adoro.

- Un giorno voglio vederti ballare. – dico. Non avevo realizzato questo desiderio fino ad adesso. – Qualcosa mi dice che sei bravo.

- Luca lo è di più. Fa cose incredibili.

- Tu no?

- Un po' meno. – si tira su. – Ora ci conviene andare da Bea, se no si arrabbia.

Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora