XVI

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- Non potete! - urlo seguendola in camera. - Vi amate ancora, non...!

- Non gridare, Cezanne! Io e tuo padre abbiamo smesso di amarci tempo fa. Adesso sei abbastanza grande per superare il trauma della nostra separazione.

- Ma perché!? Perché volete decidere anche la mia vita!? Perché non provate a continuare!? Cosa vi costa!? Avete litigato fino ad adesso, potete andare avanti ancora!

Uno schiaffo mi colpisce subito alla guancia.

- Non ti permettere di parlare in questo modo ai tuoi genitori, Cezanne. Non farlo mai più. E ora fila in camera, è tardi.

Corro nella mia stanza e affondo nel piumone del letto. Non è come avevo pensato. I miei non cercavano di tenere la famiglia unita, aspettavano solo il momento adatto per lasciarsi. In fondo, sono io l'unico ostacolo, quella che va sballottata da una parte all'altra, quella che fa sì che loro debbano ancora vedersi. Mi viene da piangere, per quanto sono stata stupida e cieca. Credevo che divorziare fosse la scelta migliore, che dovevano prenderla loro, ma ora che mi si è presentata davanti agli occhi mi fa paura e mi distrugge. Penso di aver capito la differenza tra immaginazione e realtà: l'immaginazione è che i miei divorzino e sia tutto più tranquillo, la realtà è che sto male per questo. Se prima credevo che la mia famiglia fosse distrutta, ora vedo solo le macerie di quello che era.


La mattina dopo mi alzo presto e mi faccio una doccia. Esco quando la mamma è ancora addormentata.

Non appena arriva Liam al piazzale della scuola gli racconto quello che è successo.

- Quindi? - chiede alla fine.

- Non so. Pensavo che se si fossero lasciati sarebbe stato tutto più semplice, mentre mi fa una paura tremenda. E se poi mi chiedessero di scegliere con chi stare? E...

- Tranquilla. Ci vorrà un po' prima che divorzino sul serio. Intanto tu cerca di stare calma. Una soluzione si troverà di certo.

- Mamma mi ha dato uno schiaffo quando le ho risposto. Si separano davvero, Liam. Non riuscirò a fare cambiare loro idea.

- Vieni qui. - mi abbraccia.

La campanella suona e noi entriamo. Liam continua a tenermi per mano. Passiamo vicino a Alyas e altre delle sue amiche, che sono riunite in corridoi prima che inizino le lezioni.

- Secondo te avranno passato la notte insieme? - chiede una.

- Certo. Avranno sicuramente fatto sesso. - risponde un'altra.

Mi volto e la raggiungo. - Non sono una zoccola come te, non la do via così facilmente. - torno da Liam e proseguiamo insieme.

- È il peggior insulto che ti sento dire. - commenta lui.

- Lo so. Mi pento di averlo detto, in fondo è una parolaccia, ma dovevo dirglielo. Nessuno può permettersi di prendermi in giro in quel modo.

- Ehi, non importa se hai detto una parolaccia. Meritava di sentirselo dire. E, agli effetti, un po' zoccola lo è.

- Non ho tenuto fede al giuramento che ho fatto da bambina.

- Lo hai detto anche tu, sei cambiata rispetto a quando eri piccola. E crescere significa anche cambiare. E poi, è solo una. L'importante è che non continui su questa strada.

- Okay. - gli sono grata di avermi rassicurato. Comincio sempre più a pensare che aiutare faccia parte della sua natura.


Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora