XXIV

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La prima cosa che percepisco quando entro è la musica. La voce dei cantanti trap è sparata nelle casse a un volume impressionante. Questa volta la festa è in discoteca, perciò ci sono persone che non ho mai visto prima.

Stringo le dita di Liam nelle mie, per non perderlo. Lui mi tira fuori da quel marasma e mi parla. Io scuoto la testa perché non sento.

Appoggia la bocca al mio orecchio e sussurra. - Ti va di andare?

Annuisco con forza. Mi dispiace solo che Alyas mi ha prestato dei vestiti che non ho neanche messo.

Non appena usciamo mi sento meglio.

- Non sono in vena di festeggiamenti. - dice Liam.

- Perché?

- Esattamente un anno fa mamma ha detto a me e Bea che era ammalata.

- Ma...

- Come fanno tutte le persone buone ha preferito tenercelo nascosto per non farci preoccupare. Ne era a conoscenza solo lo zio, noi lo abbiamo saputo dopo. Posso chiederti se andiamo a casa?

- Certo. - lo prendo per mano e lo accompagno alla moto.

Ora che non me lo deve più nascondere la usa più spesso.

L'unica cosa che posso fare in questo momento è stringere le braccia al suo corpo tanto forte da lasciargli il segno.

Beatrice ci apre la porta quando ci sente suonare il campanello. - Lo zio è uscito pochi minuti fa per prendere una cosa, non voleva lasciarmi a casa da sola, ma tu non gli hai detto che andavi fuori, questa sera... Liam, perché piangi?

- Niente, Bea. Non sto piangendo, vedi? - si pulisce gli occhi con la manica della giacca. - Non ci sono più le lacrime. Ora torna a dormire.

- Va bene. - ci fa entrare e inizia ad avviarsi per il corridoio. Fa una corsa indietro e si aggrappa a Liam, che si è abbassato per slacciarsi le scarpe. - Fratellone, è tutto okay. Fai finta che mamma è ancora qui con noi. Ci dice una cosa brutta, ma è ancora qui, in questa casa. Ti tiene per mano perché sa che scoppierai di rabbia e cerca di tenermi in braccio anche se sono troppo grande.

- Certo, Bea. - gli trema la voce. Le bacia la testa. - Vai a riposare, dai.

Questa volta sentiamo la porta di camera sua chiudersi.

Liam si alza e si siede sul divano, fissando un punto davanti a sé, verso la televisione. Iniziano a scendergli grosse gocce di acqua salata sul viso. Non l'ho mai visto piangere, ma le lacrime lo rendono ancora più bello. I capelli strani sono in disordine, gli occhi lucidi e i bei lineamenti bagnati.

Mi siedo di fianco a lui e gli stringo una mano.

- Sai, mamma aveva ragione. Mi sono arrabbiato da morire quando ci ha rivelato di avere una malattia. Sapeva che non sopporto le ingiustizie. Anche dopo che Bea è andata a dormire ho continuato a chiederle e assicurarmi che i medici l'avrebbero guarita, che sarebbe tornata come prima, che sarebbe stata solo una brutta esperienza. Ci credevo davvero. Quando ho saputo che era morta ho gridato fino a sgolarmi, piangendo e cercando qualcosa da distruggere. Perché, tra tutte le persone cattive che ci sono al mondo, proprio lei doveva morire? Lei, che era buona e dolce, coraggiosa e severa, bellissima e sensibile? Ci sono sette miliardi e mezzo di persone al mondo, perché lei? Il suo sogno era quello di vivere su una barca a vela con noi, quello di accompagnarci mentre crescevamo, non doveva morire. Ho dovuto ricomprarmi il letto dopo il suo funerale. Lo avevo distrutto. Ho preso a botte talmente tante volte l'armadio che ancora oggi si vedono le ammaccature. - fa una debole risata amara.

Voglio vedere come va a finireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora