𝗦𝗶𝗺𝗯𝗮 𝗟𝗮 𝗥𝘂𝗲 (𝟭)

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"Ero solo, non avevo nessuno."

Cresciamo con la concezione di dover scegliere tra bene o male, bianco o nero, luce o ombra.

Sta a noi decidere da che parte stare, qual' è la più giusta? Qual' è la strada più semplice?

Ve lo dico io: il cosiddetto "male".

Ho sempre pensato che il male fosse assenza di bene e ne ho avuto la conferma un anno fa, appena compiuti 18 anni, sulla mia pelle.

Fin da piccola ho sempre avuto la necessità di aiutare le persone e finalmente ho realizzato il mio sogno: lavorare come volontaria per i ragazzi di comunità.

E per la prima volta, io che avevo sempre rispettato le regole e seguito la strada del bene, mi sono abbandonata alla bellezza e al dolore del male, per lui, Mohamed.

-Sara, ci sei? Sei sola?- sento bussare alla porta della sala comune e riesco a sentire le parole in un sussurro.

Non mi lascia il tempo di rispondere che apre la porta titubante, nota che sono da sola e in automatico si rilassa.

-Che cosa vuoi?- gli rispondo seccata spegnendo velocemente la sigaretta.

-Mi dispiace Sara, ho esagerato.- si avvicina e mi prende la mano, un brivido mi percorre per tutta la schiena.

L'effetto che ha su di me aumenta ogni giorno che passa.

-No Mohamed, lasciami, così non può andare avanti, ci stiamo solo distruggendo a vicenda.-

Tolgo la mano con violenza e faccio due passi indietro, mi guarda accigliato.

-Scherzi? Tu non mi stai distruggendo, mi stai aggiustando il cuore, è ben diverso.-

C'era una sfumatura diversa nella sua voce, come se fosse deluso da se stesso. Come dargli torto.

La nostra non è una storia come quelle dei film con un lieto fine, tutto rose e fiori.

No. Noi siamo come benzina su fuoco. Ingestibili.

La mia prima volta in comunità da volontaria fu il primo giorno di Ottobre dell'anno scorso, appena conclusi gli studi.

I ragazzi, ognuno con i propri tempi, mi hanno fatta sentire a mio agio, forse per la mia giovane età o come dicono loro per la mia capacità di mettermi nei panni degli altri come se fosse naturale.

Tutti tranne uno: Mohamed.

Dal primo momento che ha incrociato i miei occhi ha cercato di rendermi la vita lì dentro impossibile.

Ogni volta che ne aveva l'occasione mi contraddiceva, mi spingeva, rideva di me, mi chiamava "santarellina".

Fin quando arrivò l'estate e con essa il compleanno di Leonardo, un ragazzo della comunità.

Aveva deciso di festeggiarlo in una discoteca al centro di Milano.

Quella sera bevemmo più del solito e accadde l'inimmaginabile.

Io e Mohamed finimmo per fare sesso.

Dal giorno successivo cambiò tutto, i suoi comportamenti verso di me si stravolsero totalmente.

Iniziò a rispettarmi, rubarmi baci di nascosto.
Finendo con lo stare insieme. Se possiamo definirlo cosi.

Vorrei poter dire che all'inizio era tutto perfetto ma non è cosi. È sempre stato un disastro.

Litigavamo di continuo, ci lanciavamo i peggiori insulti e finivamo per scopare senza avere un confronto.

È quello che chiunque definirebbe "relazione tossica."

Ci lasciavamo e riprendevamo di continuo, come se non fosse successo nulla.

"Non so come si ama" mi diceva sempre, ma con me ha iniziato a provare emozioni diverse, a lui sconosciute.

Ma la cosa per me quanto è gestibile? Quanto posso andare ancora avanti così?

Se un ragazzo mi rivolgeva più di una parola gli faceva passare l'inferno minacciandolo, ma questa volta aveva superato il limite.

Guardo i tagli sul suo sopracciglio destro e le nocche spaccate.

-Questa volta hai esagerato...non riesco ancora a realizzare.- mi alzo dalla sedia ed inizio a camminare nervosa avanti e indietro.

Si avvicina e si blocca a guardare il posa cenere.

-Hai iniziato di nuovo a fumare?- chiede retorico con sguardo severo. Sbuffo.

-Sei tu che mi hai attaccato il vizio, ricordi?-

-Un tempo odiavi il fumo...- fa una risata amara.

-Non cambiare discorso Mohamed!-

-È stato più forte di me Sara, non ce l'ho fatta.- cerca di baciarmi ma lo respingo con tutte le mie forze.

-No, non risolveremo così anche questa volta.
Hai mandato in ospedale uno sconosciuto solo perché voleva offrirmi da bere!-

Ride. -Voleva infilarsi nelle tue mutande, non ci arrivi?
Povera ed innocente Sara...-

-Non iniziare con i nomignoli come i vecchi tempi, non lo accetto.- urlo furibonda -Domani me ne vado, troverò un altro lavoro.-

Diventa bianco e spalanca gli occhi. Non l'ho mai visto così destabilizzato.
Forse non dovevo dirglielo in questo modo, dopotutto, è ancora il ragazzo che amo.

-Mi lasci qui da solo? Non puoi Sara...io ti...- si blocca, come sempre quando arriviamo a questo punto.

-Tu cosa Mohamed? Dillo se lo pensi davvero. Sennò mi dai la conferma che ti sei preso gioco dei miei sentimenti per tutto questo tempo.- gli vado vicino e gli prendo il viso con le mani, gli sfioro i baffetti come amo fare. -Dillo e sarò tua una volta per tutte.-

Appoggia la fronte sulla mia e dice le parole che speravo di sentire molto tempo fa.

-Io non voglio amarti con le parole ma con i fatti, con le attenzioni.
Non sapevo il significato di queste parole fino ad adesso.
Ti amo Sara, più della mia cazzo di vita. Non lasciarmi mai, sarei definitivamente morto.-

Perdo il controllo e mi butto a capofitto sulle sue labbra. È sbagliato? Probabilmente si.

So solo che quando sono con lui provo emozioni che non riesco a spiegare a parole, ma tanto con lui non sono mai servite, basta solo uno sguardo per comunicare, per capirci.

-Sarò una persona migliore solo per te. Non posso permettermi di perderti un'altra volta.- gli scende una lacrima e si gira di spalle per non farsi vedere. Lo giro con delicatezza.

-Puoi partire con il non vergognarti quando ci sono io.
Le lacrime partono dall'anima, voglio conoscere fino infondo la tua.-

A chi si è perso, ritrovato e amato.

One shot ; 𝘁-𝗿𝗮𝗽𝗽𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora