𝗥𝗵𝗼𝘃𝗲

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"Non parlo, lei mi ha tolto les paroles"

Lei era seduta davanti al bancone del bar, in attesa del suo quarto bicchiere di Gin Tonic, assorta nei suoi pensieri, nel suo mondo, lui.
Quella sera aveva messo il suo vestito più bello, quello che lui preferiva e di cui era molto geloso.
Attorcigliava i suoi capelli rossicci tra le dita, con un unico pensiero fisso.

Dall'altra parte del locale c'era lui, appena entrato, con suoi soliti occhiali da sole interamente neri, era impossibile vedervi gli occhi.
Li aveva riservati solo a lei, poche volte.
Con la sua camminata fiera entrò insieme ai suoi amici, gli amici di una vita, sempre ed ovunque insieme.

Tutti e due con un unico pensiero fisso.
Martellante.
Da lunghe settimane infinite.
Le ore non si riuscivano più a contare.

Appena lui la vide si sentì mancare l'aria, le avrebbe fatto sempre lo stesso effetto.
Era la sua bambina, la sua stupida bambina come direbbe lui.
L'unica tra tutte a capirlo, a calmare le sue crisi di rabbia, la maggior parte delle volte provocate da lei.
Si fermò per qualche secondo in mezzo alla folla che spingeva, incrociando finalmente il suo sguardo.
Da lì a poco si sarebbe sentito male.

Lei ignorò le parole del barista, forse non lo sentì nemmeno.
Suonava nel locale una delle canzoni che erano soliti ascoltare in macchina: Survival di Eminem.

Probabilmente pensarono alla stessa cosa.
Come sempre.
I due erano uniti da qualcosa di più grande di loro.
Troppo forte da gestire.
Una bomba ad orologeria.

Forse non erano abbastanza forti, evidentemente.
Forti ma non a tal punto da saper gestire una relazione del genere.

Lei lo vide e si girò lentamentre con lo sgabello verso la sua direzione.
Tutto sembrava andare a rallentatore.
Aveva una voglia matta di averlo.
Di toccarlo.
Di sentirlo suo.
Solo suo.

Lui si scordò di essere con i suoi amici, di essere in quel locale, il motivo per cui fosse lì.

Tutto.

I due, dentro a una relazione se così si può definire, si erano separati malamente l'ultima volta.
La ragazza gli aveva sbattuto la porta di casa sua in faccia, condivisa ancora con i genitori che avevano sentito tutto.
Quest'ultimi non avevano mai visto bene quel ragazzo.
Così sfacciato, pieno di sé, forse troppo grande e inadatto per la loro unica figlia.

In effetti i due non avevano un rapporto sano come tutti gli altri ragazzi.
Non sono mai stati convenzionali insieme.

Non si etichettavano come fidanzati, ma nemmeno come amici.
Forse più nemici.
Non si sopportavano, ma si amavano allo stesso tempo.

Era un continuo litigare, ridere, fare esperienze indimenticabili.

Gli bastava stare insieme. Sempre insieme nonostante tutto.
Non riuscivano a stare per più di un giorno senza vedersi, toccarsi, aversi.

La ragazza finì di bere dal suo bicchiere, continuando a seguirlo con lo sguardo.
Rivederlo dopo ciò che era successo era sicuramente di impatto, inaspettato.
Sentivano entrambi un fuoco dentro ardere, tremendamente.

Il ragazzo, con la sua sfacciataggine e gli occhiali nero opaco ancora addosso, le lanciò uno sguardo di intesa, e si diresse fuori.

Era un segnale.
Voleva che lei lo seguisse.

La ragazza si alzò come un fulmine e si diresse verso l'uscita.
Spinse ragazzi e ragazze senza curarsi delle buone maniere, perché se si trattava di lui non c'erano limiti.

Spinse con tutta la sua forza la porta e lo vide già seduto sul gradino della strada.

-Cosa ci fai qua?- domandò lei al ragazzo, affiancandolo.

Quest'ultimo la squadrò dalla testa ai piedi, perdendosi in ogni sua forma.

-Non posso divertirmi con i miei amici?-

La ragazza alzo gli occhi al cielo per l'arroganza di Samuel, e fece per alzarsi.

Ma il ragazzo le afferrò il piccolo polso con una presa ferrea, ed entrambi vennero pervasi da una scarica di energia.

-Lo senti anche tu?- gli domandò lei fermandosi per guardarlo negli occhi.

-Lo sento. Sento cosa succede quando stiamo vicini.-

Il ragazzo si alzò agilmente, poggiò la sua grande mano sul viso della ragazza e le lasciò un lungo bacio sulle labbra, trasportandola con lui nel loro mondo.

Interamente ed esclusivamente di loro due.

Probabilmente il giorno successivo avrebbero litigato di nuovo, forse anche peggio delle volte precedenti.

Ma l'amore è anche questo.

Ridere, litigare, arrendersi per poi ripartire più determinati di prima.

Perché se ami una persona non la lasci andare davvero. Lotti. A costo di perdere tutto.

E fidati. Chi ci tiene davvero ti cerca anche dopo mille litigi.

One shot ; 𝘁-𝗿𝗮𝗽𝗽𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora