𝗣𝗮𝗸𝘆

2.8K 97 13
                                    

"Baby, dammi tutto ciò che non mi han dato."

Se vuoi stare vicino ad una persona sensibile, da un passato complicato, la delicatezza è di estrema importanza.

Il modo in cui ti relazioni e ti poni, determina il rapporto che si andrà a creare.

Oltre alla delicatezza, però, è fondamentale il coraggio, io l'ho avuto.
Sapevo i rischi quando mi sono avvicinata a lui: Vincenzo.

Il suo sguardo, i suoi occhi, i suoi modi di fare, tutto in lui esprimeva la sofferenza che ha passato.

Da quando l'ho conosciuto qualcosa dentro di me è cambiata radicalmente. Avevo il bisogno di conoscerlo, di aiutarlo, e questo mi fu difficile.

Le anime come le sue sono fragili, bisogna saperle maneggiare con cura.
Prima di lui non ero completa, c'era un pezzo mancante nel mio cuore che lui ha colmato, aprendosi con me dopo molto tempo.

C'era solo un problema, un grande problema: lui era di Rozzano, io di San Siro.

Per problemi loschi di mio fratello dovetti scappare da casa mia, volevano farmi del male. Era il 2019.
A Rozzano abitava da anni l'uomo che dovrei chiamare "papà", sangue del mio sangue.
Era ed è tutt'ora la parte peggiore di mio fratello. Ha sempre avuto problemi con chiunque gli si avvicinasse.

Il giorno del mio arrivo nel quartiere di Rozzano fu assurdo. Dopo diversi giri trovai il palazzo di mio padre, gli suonai e non mi aprì, mandandomi via.
Stetti un pomeriggio intero seduta sulle scale fin quando venne in mio soccorso una bambina.

-Chi stai aspettando?- mi chiese toccandomi con delicatezza la spalla.

La osservai pensando a quanto fossero belli i suoi lunghi capelli curati.

-Nessuno bimba, tranquilla.- le dissi sorridendo, per non farla preoccupare.

-Ammò, vieni qua.-

Spuntò un ragazzo di circa vent'anni, con una sigaretta all'orecchio ed un taglietto sotto l'occhio.

-Vincenzo, c'è una nuova ragazza.- gli disse saltandogli in braccio euforica.

Il ragazzo posò gli occhi su di me, forse sarebbe stato meglio se non lo avesse mai fatto.
Mi squadrò e mi chiese chi fossi.

-Sono la figlia di Alfredo, non mi fa entrare.-

La sua espressione cambiò, come se avesse preso la scossa.

-Quindi sei tu la famosa figlia di quel bastardo. Cosa ci fai qua?- mi chiese burbero facendo scendere la bambina dalle sue braccia, scoprii che era la sorella solo dopo.

-Sono nei guai, non so dove altro andare.-

Si guardò intorno e dopo averci riflettuto a lungo mi invitò dentro casa sua per offrirmi qualcosa di caldo, sarei morta di freddo.
Probabilmente gli feci pena.

Ci pensai e alla fine decisi di accettare; entrai nella piccola casa ed iniziai a parlare con la bambina sorseggiando la mia camomilla, sorridendo continuamente per la sua gentilezza e simpatia.

-Sai, qua in quartiere non è ben vista la gente di San Siro.- enunciò il ragazzo di nome Vincenzo con una freddezza raggelante.

-Non mi importa di quello che pensa la gente.- gli dissi ringraziandolo per poi andarmene dalla casa.

Riprovai a suonare a mio padre e dopo vari tentativi mi aprì, ed iniziò la tortura: urla, schiaffi, insulti.

Tutto questo per due anni di fila.
In questi anni, però, stettero al mio fianco dei ragazzi che inizialmente mi disprezzavano, Luigi il primo.

One shot ; 𝘁-𝗿𝗮𝗽𝗽𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora