𝗠𝗮𝗿𝗿𝗮𝗰𝗮𝘀𝗵

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"E sei cresciuta, senza nessuno che ti ha chiesto scusa."

Quando non hai avuto una figura paterna nel corso della tua infanzia, ami in modo diverso.

Per me l'amore ha sempre avuto due occhi scuri, un grande sorriso e un solo nome: Fabio.

Era il 2005 quando mio fratello lo portò per la prima volta a casa nostra.
Avevo cinque anni, mio padre fu arrestato precisamente un anno prima accusato di associazione a delinquere.

I soldi non sono mai bastati. Mio fratello Dario non riusciva a tenersi un lavoro per più di un mese, ed io ero ancora una bambina per riuscire a contribuire alle spese di casa.

Fabio passava la maggior parte delle giornate da noi, e nonostante si trovasse in una situazione economica peggiore della nostra, mi riempiva sempre di regali e caramelle, nonostante mia madre non volesse.

Ma lui riusciva a convincere chiunque, anche una donna forte e testarda come lei.
Fin quando si ammalò.

Avevo quindici anni, era ormai il 2015. Mia madre smise di lavorare, troppo malata per reggere lo stress del lavoro.

Lasciai la scuola; mi presero a lavorare al bar sotto casa, mi pagavano poco e niente, ma almeno riuscivo a sentirmi meno inutile.

Dario andò a convivere con la sua ragazza fuori Milano lo stesso anno, e Fabio, nel pieno della sua carriera continuava a prendersi cura di me e mia madre. Infondo lo doveva a mio fratello.

Si comportava come un secondo fratello maggiore, una spalla su cui piangere, un padre.

Ma iniziai a vederlo in modo diverso l'anno successivo, nel pieno della mia adolescenza.

Le sue attenzioni, i suoi modi di fare dolci e premurosi solo con me.

"Sei e sarai per sempre la mia bambina." mi ripeteva. Erano parole che tagliavano il mio cuore in mille pezzi.

Io non volevo essere la sua bambina, volevo essere la sua donna.

Volevo si prendesse cura di me per sempre. Ma era impossibile.

Ho fatto l'errore di legarmi emotivamente a quel ragazzo troppo maturo, interpretando male le sue attenzioni.

L'anno successivo fu il peggiore della mia vita.

Era finalmente estate, Dario era tornato per il weekend, dando una grande festa in zona.

Quella notte dichiarai i miei sentimenti a Fabio, non riuscivo più a sopportare quell'enorme peso.

Lo baciai senza riflettere, e lui rimase immobile incapace di reagire.

"Non posso darti ciò di cui hai bisogno" mi disse lasciandomi un bacio sulla fronte.

Un bacio fraterno.

Provai a mettere il cuore in pace, a dimenticarlo con ragazzi della mia età.

L'estate se ne andò, portando via con se la vita di mia madre. La malattia l'aveva consumata del tutto.

Fabio mi propose di andare a vivere a casa sua. Rifiutai.

Conobbi un ragazzo di Roma, e mi trasferì provando a lasciarmi tutti gli anni vissuti alle spalle.

Non volevo più sentire il nome "Barona", il solo pensiero di ritornarci mi faceva venire la nausea.

A Roma la vita era diversa, avevo finalmente trovato un ragazzo che mi riempiva di collane, bracciali, vestiti.

Ma io non ho mai voluto quella roba. Volevo amore, avevo bisogno di carezze, attenzioni, fiducia.

Continuavo a sentire Fabio per telefono ogni settimana. Anche lui aveva trovato una bella ragazza.

One shot ; 𝘁-𝗿𝗮𝗽𝗽𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora