𝗕𝗹𝗮𝗻𝗰𝗼

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"Cosa ti rimane realmente di una persona dopo che l'hai persa?
Ricordi.
Solo ricordi, in mente.
Nostalgia.
Ma bastano?
La prima volta che ti ho visto è stata strana. Un periodo strano della mia vita.
Mi ero appena lasciata.
Eravamo insieme agli altri in centro, e io avevo bisogno di un passaggio a casa. Tutti erano ubriachi fino all'orlo.
Ti conoscevo appena, non ti avevo mai parlato realmente, ma tu ti sei offerto di accompagnarmi.
Arrivammo a casa mia in pochi minuti, con la tua macchina appena comprata con denaro guadagnato con fatica.
La sera stessa mi trovasti su Instagram, da lì iniziammo a scriverci, a vederci, a insaputa degli altri.
Non volevano che mi sentissi con te, per loro non eri adatto. Mi avresti portata alla rovina, mi avresti portato solamente guai.
E così è stato.
Mi hai lasciata dicendomi che mi avresti solo rovinata, meritavo di meglio.
Ma io volevo solo te.
Eri il mio piccolo tutto.
Lo sei ancora se ci penso.
Esco di casa e una parte di me spera di vederti.
Di vedere la tua macchina, la tua moto mezza rotta.
Di vederti fuori dal lavoro, immerso nei tuoi pensieri.
Ma non sei più qui.
Non hai più quel vecchio lavoro.
Chissà se anche tu mi pensi.
Chissà se mi sogni.
Se mi vuoi ancora.
Se parli di me, anche indirettamente.
Io lo faccio, esco spesso il tuo nome con gli altri.
Loro mi guardano male, mi ripetono al telefono di andare avanti, di non pensarti più.
Ma come faccio a non pensarti?
A non pensare al tuo sorriso, al modo in cui mi guardavi, mi toccavi, al modo in cui mi faceva sentire stare con te.
Pensavo che non potessimo stare separati, invece guarda come è andata a finire.
Io fuori dall'Italia, e quando torno da te non ti fai vedere.
Eviti un confronto, di vedermi.
Era veramente questo il mio bene? La tua lontananza.
Bene, non ha funzionato.
La mattina penso ancora a te, la sera compresa.
Dovevamo essere eterni, Riccardo.
Riccardo, il tuo nome mi rimbomba in testa.
Erano davvero finte quelle belle parole, quelle dimostrazioni di affetto?
Ci sono sempre stata per te, come tu per me.
Penso all'inizio della tua carriera, le tue prime canzoni.
Dicevi che senza di me non potevi stare, che non eri lo stesso.
Che avresti mandato tutto a fanculo.
E ora sei con lei.
Bella, con una carriera davanti.
E io sono a Nizza, non casa mia.
Solita routine.
Lavoro, casa, sigarette.
Tu musica, felicità.
Forse una felicità apparente.
Spero di no per te, ma i tuoi occhi parlano.
Ho dato questa lettera al tuo migliore amico di sempre, spero te l'abbia consegnata nonostante non volesse.
Ti ho amato, e una parte di me lo farà fino all'ultimo respiro.
Avrei voluto farlo con te l'ultimo.
Ma ora sei con lei.
Non sono più nessuno.
Nessuno.
Con questa lettera forse sono riuscita a dirti addio.
O forse è sono una convinzione.
Cerca la tua vera felicità.
Sei davvero felice?

S."

📍Lucca
ore 02.30

Il ragazzo lesse la lettera a Lucca, aveva appena finito il suo concerto, in modo positivo nonostante le complicanze tecniche.
Un vero e proprio sogno.
Aveva la musica, i soldi, una mora accanto.
Ma era realmente felice?
Appagato?
Guardò la lettera altre tre volte, per poi piegarla e metterla nella tasca posteriore dei suoi pantaloni bianchi.
Gli aveva scritto, stentava a crederci.
Si era comportato da stronzo con l'unica persona che non lo meritava.
L'unica che c'era sempre stata per lui.
Ma aveva mandato tutto a puttane, per seguire il suo istinto.
Non voleva farla soffrire, ma non c'era riuscito.
Non era stato mai bravo in queste cose.
Si guardò nello specchio del bagno, dove si era chiuso a chiave.
Sospirò ripetutamente.
Era troppo tardi.
Troppo.
Valeva la pena ritentare?
Uscì dal bagno, si diresse in camera da letto e vide la sua nuova ragazza dormire nel letto.
La fissò.
Ma non vide lei.
Uscì di corsa dall'hotel, prese la macchina e si diresse in un posto appartato, lontano da tutto e tutti, con un foglio e una penna in mano.
Parcheggiò, e scese dalla macchina.
Il cielo quella notte era sereno, emanava tranquillità, pensò a lui. Pace.
Quella che lui non avrebbe mai trovato.
Tolse il tappo dalla penna e partì a razzo.
Le scrisse le sue emozioni, il bene che le voleva.
Di getto.
Senza pensare alle conseguenze.

Rilesse tutto, ma dopo qualche minuto strappò il foglio.

Senza riflettere realmente.
Forse non era così forte da lottare per ciò in cui credeva.
Non ne valeva più la pena.
Era stato un vero stronzo e se lo ripeteva sempre.
Sflilò una sigaretta dal pacchetto e la accese svogliatamente.
Poi prese dal suo marsupio una cosa importante.
Un accendino ormai non funzionante che le aveva prestato lei, il suo primo amore. Una sera di Novembre.
Non aveva avuto più il tempo per ridarglielo.
Lo passò tra una mano all'altra per circa mezz'ora, perdendo la cognizione del tempo.
Poi gli arrivò una chiamata dalla mora in hotel, si era svegliata e arrabbiata.
Riccardo sbuffò e le staccò il telefono in faccia.
Nessuno doveva distrarlo dai suoi pensieri, da quei momenti che condivideva in passato solo con la sua piccola luce.
La verità era che anche lui la sognava, pensava al suo nome, al suo sorriso e ai suoi morbidi capelli scuri.
Era troppo tardi.
Per lui.
Non era più in grado di lottare.
Si era giocato tutto, perdendo.
Ormai era tutto finito, forse definitivamente.
Tutto mandato a puttane.
Una vita di rimpianti.
Nostalgia.
Per lei, per il suo passato, per se stesso.
Ma una cosa era sicura in tutta quella situazione.
I suoi testi sarebbero stati sempre dedicati a lei.
Il suo amore.
E lui non avrebbe mai saputo che quella sera, in mezzo alla folla, c'era anche lei.

Arriva sempre il momento in cui devi scegliere, tra correre il rischio di pentirtene o convivere con il rimpianto di non averci provato.
È meglio avere qualcosa da ricordare o qualcosa da rimpiangere?

One shot ; 𝘁-𝗿𝗮𝗽𝗽𝗲𝗿Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora