Gone|richiesta 6

218 16 1
                                    

Richiesta fatta da: clasa0408

Spero ti sia piaciuta! E goditi la lettura.
















La mia vita è sempre stata molto stressante; non ho praticamente nessun amico che mi sostenga e mi voglia veramente bene.

Un tempo ero tra le ragazze più popolari della mia scuola, visto il lavoro dei miei genitori: mio padre è l'ex manager del famosissimo gruppo sudcoreano BTS.

Loro mi conoscono da quando ero piccola, avevo sette anni quando mi ospitarono all'interno del loro dormitorio per la prima volta e tredici quando andai definitivamente a casa loro.

Ricordo perfettamente quel giorno:

Stavo tornando a casa, avevo ancora degli amici falsi attorno a me, che poi alle mie spalle mi prendevano in giro dicendomi fossi anoressica e di come mi approfittavo dei ragazzi.

I miei genitori dovevano venire a prendermi, dovevamo tornare a casa assieme, come ogni famiglia normale.

Se non fosse che non mi vennero a prendere loro, ma la polizia, seguita dall'ambulanza.

I miei occhi erano sgranati, ricordo ancora il dolore fortissimo che provavo in quel momento.

«Claudia»

Mi disse il maresciallo, mi si gelò il sangue nelle vene.

«Ti porgo le mie condoglianze»

Le mie mani cedettero, facendo cadere per terra il mio telefono.

Le mie gambe fecero la stessa cosa, caddi per terra per lo shock.

I miei occhi da castani, sempre sorridenti e felici, divennero cupi e opachi, stavo per avere un mancamento.

Per fortuna, un angelo mi salvò, lui si chiama Kim Seokjin, miracolosamente riuscii a scorgere la sua voce in quella folla, lui seguito da tutti gli altri.

«Claudia!»

Esclamò Taehyung vedendomi, mi aprì le braccia, per poter avere conforto, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu quella di piangere, come se non ci fosse stato un domani. Non lo volevo un domani, sapevo che la voce si sarebbe sparsa molto facilmente e che sarei stata condannata per questa cosa.

Il tempo da quel giorno è passato in fretta, ma le cattive voci su di me, aumentate.

Ora si andava dicendo di tutto e di più sul mio conto:

"Dio, ma ti sei vista? Sei così magra…ah è vero, non hai nessuno che ti cucini del cibo"

"Porta"

"Piatta"

"Sei così magra che mi sembra l'insetto stecco"

"Smettila di essere così infantile e cresci, siccome non è l'unica cosa che ti deve crescere"

Queste erano poche in conforto a quelle che ricevevo ogni giorno.

Però era solo per le prime ore mattutine, il pomeriggio lo passavo a casa Bangtan con i ragazzi quando c'erano o giocando ai videogiochi.

Il mio comportamento era molto infantile e ne ero a conoscenza, ma era per un semplice motivo, i miei genitori amavano questo mio modo di fare.

Eccolo lì, Jin che mi sta aspettando per tornare a casa.

«Jin!»

Lo chiamai e si voltò per poi ricambiare il mio abbraccio.

Con lui c'era pure Jungkook, il quale mi era rimasto molto più vicino degli altri in quel periodo.

«Claudia! Non mi saluti a me?»

Domandò il ragazzo fingendosi offeso, sorrisi e poi andai ad abbracciare pure lui.

Dietro di noi delle ragazze stavano sghignazzando indicandomi e poi, quando notarono i due ragazzi, corsero via.

«Hai bisogno di aiuto? Sappiamo che soffri di bullismo, stavamo aspettando che tu ce lo comunicassi, ma non è avvenuto ciò»

Domandò Jin, spalancai la bocca e mi chiusi ancora di più dentro il muscoloso petto di Jungkook, lui mi accarezzò la testa.

«Se non vuoi che interveniamo, non faremo nulla, ma ti prego di non dargli ascolto, perché tu sei bellissima, ha un bel corpo e sei perfetta così come sei»

Cominciò a dirmi Jungkook per poi asciugarmi le lacrime agli angoli dei miei occhi con le sue dita lunghe.

Nonostante avessimo sette anni di differenza e non fossimo parenti di sangue, per me era come la famiglia che mi era stata portata via.

𝐉𝐞𝐨𝐧 𝐉𝐮𝐧𝐠𝐤𝐨𝐨𝐤 ⁱᵐᵐᵃᵍⁱⁿᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora