Sei pirati in casa.

432 15 21
                                    

Pov narratore.

Lentamente un ragazzo dal curioso pizzetto nero si destò dal suo sonno con un lancinante dolore alla testa, prima ancor di aprire gli occhi, egli si portò una mano su di essa che aveva iniziato a martellare come se avesse preso una forte botta, eventualità molto probabile.
Aprì gli occhi, dovendoli chiudere subito per via della troppa luce; li riaprì poco dopo ritrovandosi a fissare un alto soffitto luminoso. Virò lo sguardo redendosi conto di non trovarsi più nel suo sottomarino ma in un posto a lui sconosciuto.
Era disteso sul pavimento di una casa, accanto a lui vi erano quattro componenti della ciurma di capello di paglia compreso egli stesso e il fratello maggiore rivoluzionario.

Che diavolo è successo? Si chiese.

Se non lo sai tu lo devo sapere io? Gli rispose la coscienza.

Dove mi trovo?

Soprattutto perché sei nudo? La coscienza gli fece notare.

Il ragazzo si allarmò osservando il suo corpo completamente nudo ed iniziò a guardarsi in giro mentre altre domande gli frullavano in testa.
Dove sono i miei vestiti? La mia nodachi? Chi si era permesso di spogliarmi?

Sicuramente qualcuno con molto coraggio. Ammise la sua coscienza.

Un senso di allarme, s'impossesso del suo corpo, guardava il luogo dove si trovava in cerca di risposte che non arrivavano ma aumentavano le domande.
L'ultima cosa che ricordava era di essersi sdraiato nel letto dopo essere entrato nella sua cabina quando improvvisamente la figura di una vecchia entrò e chiedendogli scusa lo colpì con un bastone.

Ecco spiegato il mal di testa. Constatò la coscienza

Notò che un altro ragazzo si era svegliato, era il nasone, egli lo fissava, pochi secondi e sgranò gli occhi puntandogli il dito contro.

"Perché sei nudo?" Esclamò.

"Lo sei pure tu." Gli fece notare.

Il cecchino dopo vari secondi persi a fissarsi riposò lo sguardo sul chirurgo ancor più allarmato di prima. "Dove ci troviamo?"

"Non lo so." Il ragazzo si alzò ed ordinò all'amico. "Sveglia i tuoi compagni. Dobbiamo capire dove ci troviamo."

Nel frattempo lui iniziò a perlustrare la stanza: un divano e uno schermo piatto erano messi uno di fronte all'altro, nel mezzo un piccolo tavolino in vetro e ai lati di entrambi vi era una poltrona. Accanto a dove si trovavano loro vi era un grande tavolo da pranzo e vicino al divano una porta coperta da tende. Invece vicino al tavolo da pranzo vi era un'altra porta.
Nella parete dietro lo schermo piatto vi era un libreria e una parete attrezzata piena di bottiglie che il chirurgo giurò fossero alcolici.

"Perché sono nudo?" Lo spadaccino si era svegliato.

"Come cavolo ci siamo finiti in un posto del genere? Moriremo tutti." Il cecchino era terrorizzato e al solito dava sfogo alla sua melodrammaticità.

"Questa è colpa del marimo. Abbiamo sbagliato a mandarlo avanti!" Il cuoco stava rimproverando lo spadaccino.

"Ehy, ti ho già detto di non chiamarmi così." Lo spadaccino sembrò infuriarsi.

"Eh come ti devo chiamare?" Chiese retorico il cuoco.

"Non chiamarmi e basta!" Esclamò infine.

"Ci sarà da mangiare?" Anche il ragazzo di gomma si era svegliato e si stava guardando in giro, il suo primo pensiero fu: cercare da mangiare.

"Cuoco, non dare colpe allo spadaccino. Sennò come spieghi la mia presenza e quella del rivoluzionario?" Il chirurgo non si era mosso da dove si trovava, troppo confuso anche se cercava di nasconderlo.

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora