La caduta di un falso Re

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Pov narratore

Si scostò di lato per qualche metro evitando di essere coinvolto nella caduta dell'ennesima colonna d'erba aggrappata al tetto ormai scomparso e Nau dovette perderlo di vista, ritrovandosi obbligato a torcere il corpo completamente pur di averlo ancora una volta sotto controllo; nel movimento improvviso la coda di scaglie scure finì per cozzare contro una delle pareti della sala e l'erba che sino a quel momento l'aveva celata alla vista fu strappata via insieme a parte dei mattoni rossi. Il solco generato dall'incidente si allargò sulla superficie man mano che la coda vi scivolava sopra per tornare al proprio posto e Law rimase a guardarlo con gli occhi stretti in due fessure, prima che il suo nemico fosse nuovamente libero dall'impiccio creato dalla sua stessa stazza e gli puntasse con un fischio roco gli occhi gialli contro.

"È mostruoso." Giudicò ad alta voce Rufy alle sue spalle, non riuscendo a non rimanere impressionato da quello spettacolo imprevisto.

"È lento con il corpo, ha le zampe tozze e questo posto è troppo piccolo per lui." Ribatté il chirurgo pronto per prendere l'altro in contropiede.

Era un bestione da chissà quante tonnellate, con una coda nera grande quanto il corpo, la testa smisuratamente allungata e un torace appiattito sotto cui si sarebbero potute nascondere almeno due navi, mentre quella era solo la stanza seppur ampia di un palazzo. Era come costringere un uomo a star chiuso dentro una gabbia per uccelli e il risultato erano continui urti, colonne d'erba, mattoni che crollavano e il suo nervosismo che continuava ad aumentare. Pilar era lento, era lento persino per Law che non era solito muoversi dal proprio posto quando affrontava qualcuno, eppure la cosa non sembrava preoccuparlo né giocava a suo sfavore.

"Fire impact." Ordinò con tono basso allungando le braccia verso l'obiettivo per colpirlo sul fianco scoperto.

Due onde di fiamme uscirono dalle sue mani immediatamente a quel comando, abbattendosi tra le costole di quel coccodrillo ma finirono per sbattere invano contro la corazza creata dalle squame indurite che gli ricoprivano il corpo.

"Dannato incantesimo di protezione." Imprecò in un ringhio serrando la mascella e i pugni per la rabbia.

Se non avesse avuto quell'abilità a proteggerlo dai colpi le sue scaglie da rettile non gli sarebbero servite a nulla. Con quella stazza lasciava troppi punti scoperti e gli occhi gli consentivano una visuale limitata se lo si aggirava in fretta, i suoi colpi avrebbero fatto centro l'uno dopo l'altro e nel giro di qualche minuto sarebbe stato solo carne da macello a cui un tempo erano stati dati degli sciocchi titoli. Sfortunatamente però quell'incantesimo continuava a renderlo immune da qualsiasi colpo riuscisse a scagliargli contro e con qualsiasi potenza.

"Non sei abbastanza forte per rompere la mia armatura ragazzino." Sentì ringhiare tra i denti affilati con voce inumana. "Non sai usare neanche il dono che hai ricevuto dalla mia sposa." L'ultima parola gli mandò il sangue al cervello facendolo infuriare più di quanto lo fosse già

"Non ne sarei così sicuro." Gli gracchiò contro rabbioso.

Doveva esserci un punto in cui l'incantesimo era meno potente, c'era sempre una falla in qualsiasi armatura e quella in particolare era agevolata dalla conformazione datagli dalla trasformazione. L'addome era liscio e molto più chiaro rispetto al resto del corpo, segno che lì le scaglie non erano spesse come sul dorso e quello forse avrebbe giocato a suo favore. Avrebbe dovuto esercitare più forza, concentrare il fuoco in un punto preciso affinché la pressione e la forza fosse tale da rompere l'incantesimo di Pilar, ma quello non sarebbe stato un problema.
Non poteva farsi battere da un idiota che passava le giornate dentro un palazzo con il culo tra i cuscini.
Vide il muso scuro di Pilar girarsi una volta ancora per tenerlo sotto controllo, mentre i tendini delle sue braccia si contraevano sino a pulsare per lo sforzo di spingere contro un unico punto il fuoco, ma troppo preso dal proprio attacco non riuscì a prevedere in tempo il colpo di coda che gli investì le ginocchia sbattendolo al suolo.
L'urto fu talmente forte da fargli sfuggire una bestemmia di bocca, lasciandolo sull'erba con l'impressione di non essersi rotto una gamba solo per chissà quale fortunato movimento istintivo del corpo.
Poggiò le mani sull'erba sollevandosi a sedere con un ringhio in gola. Un'ombra gli passò sulla testa scarmigliata e alzò gli occhi sottili vedendo i denti di Pilar spalancarsi qualche metro sopra di lui nel tentativo d'inghiottirlo intero.
Aggrottò la fronte imperlata di sudore convinto che se quel bastardo avesse osato ingoiarlo gli avrebbe aperto la gola da dentro a suon di spada, ma un urlo gli arrivò alle orecchie prima ancora che avesse il tempo di reagire e armarsi.

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora