Fili e spade

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18 ottobre

Non era ancora l'alba quando io e il chirurgo ritornammo all'istituto.
Non volevo tornarci sapendo di dover partire per la Francia, in un istituto di magia dove vi sarei stata per tre mesi, lontana dai miei amici, lontana da Law, quest'ultimo era molto tentato a non lasciarmi andare ma alla fine la sua parte razionale aveva prevalso e mi aveva convinta.

"Dove sono gli altri?" Chiese il chirurgo non appena le porte dell'ascensore si aprirono nel salotto/cucina.

"Staranno già dormendo." Dissi dirigendomi verso l'interruttore per accendere la luce.

Ero di spalle quando sentì Law cadere a terra con un bel tonfo susseguito da una sua imprecazione.
Fui intenzionata a girarmi per capire che stesse succedendo ma ancor prima che potessi farlo dell'acqua gelata mi fece inchiodare sul posto, successivamente qualcuno colpì me alle spalle.
Ci pensò la mia faccia ad accedere la luce, mentre delle braccia forti mi schiacciarono al muro tenendo ben fermo il mio braccio sinistro dietro la mia schiena; un lamento di dolore fuori uscì dalle mie labbra avvertendolo dolermi e per migliorare la situazione del dolore già provato avevo anche sbattuto la spalla contro il muro.
Poveretta negli ultimi giorni stava subendo troppe violenze.
Per completare in bellezza la mia giá precaria situazione il luccichio di una lama si era pericolosamente avvicinata al mio volto scaturendomi un brivido di terrore lungo la colonna vertebrale.
Più mi divincolavo più il braccio mi faceva male, sinonimo che Ace avesse una presa salda su di esso impedendomi anche con l'altro di muovermi.

Perchè Ace mi ha aggredita?

"Non ci colpirete un'altra volta!" Aveva urlato Sabo rivolto sicuramente a me e al chirurgo.

Un'altra volta...?

Ma che succede?

"Ragazzi!" Aveva esclamato qualcuno da lontano. "Ma che cazzo vi sta succedendo?!" Quello che chiedeva spiegazioni era Michael, avvertì un'altro tonfo, qualcuno lo aveva buttato a terra. "Alex!" Mi aveva vista. "Ace, che diavolo ti prende ultimamente!"

"Sta zitto, Michael!" Lo aveva redarguito il rivoluzionario.

Strinsi contro la parete la mano libera in un pugno reprimendo un lamento di dolore. "Ace!" Strillai contro il muro. "Lasciami il braccio, mi fai male!"

"No." Sibilò deciso il mio migliore amico vicino al mio orecchio. "Ci sono cascato una volta, non ti faccio arrivare alla seconda."

"Ma che diavolo stai dicendo?" Chiesi provando ancora una volta a liberarmi dalla sua presa.

Non vi riuscì, anzi il ragazzo con forza mi bloccò entrambe le mani dietro la schiena con delle manette che non mi ci volle molto a capire che fossero fatte di verbena. Successivamente costrinse il mio corpo ad indietreggiare; mi fece voltare per poi spingermi con ulteriore forza contro la penisola, la mia faccia si ritrovò per la seconda volta spiaccicata contro qualcosa, stavolta il marmo freddo mi accolse regalandomi un'altro bernoccolo.
Nel frattempo del breve tragitto percorso avevo avuto moto di notare la situazione del chirurgo e del mio gemello che non erano certo migliori della mia.

"Vi siete bevuto il cervello, razza d'imbelli!" Biascicò il chirurgo contro il pavimento.

"Forza Usopp, fai quell'incantesimo!" Ordinò Ace al cecchino.

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora