Ti sei mai innamorato?

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Era notte fonda, nemmeno quella notte mi era permesso di dormire, come d'altronde le ultime passate.
Mi rivoltavo nel letto tirando tutto il lenzuolo, in un inutile tentativo di dormire, la finestra filtrava la luce soffusa della città che non era intenzionata a spegnersi. Erano le tre passate e a malincuore compresi che anche con un buio più intenso non sarei riuscita a prendere sonno.
Ero sicura di aver dormito almeno mezzora, dopo essermi sdraiata, ma era stato più simile a un dormiveglia, a causa di un incubo avevo spalancato gli occhi col batticuore.
Ultimamente erano diventati più prepotenti, se il giorno parevano acquetarsi, nascosti dalle distrazioni, nella calma notturna tornavano allo scoperto, più oscuri, più angoscianti, più decisi a tormentarmi. Avevo cercato di cancellare quelle immagini dalla testa un milione di volte e anche alla milionesima e uno avevo fallito.
Drizzai la schiena e decisi che lì dentro non ci potevo più stare, scesi dal letto e me ne andai nel bagno. Mi lavai la faccia come se avessi potuto smacchiare le occhiaie profonde che imperavano nel pallore del viso, feci una smorfia di disgusto verso l'immagine che ritraeva lo specchio e mi lasciai la camera alle spalle.
Pigiai un tasto a caso sul tastierino dell'ascensore, uno degli ultimi, tanto per scoprire che cosa ci trovassero d'interessante in quell'edificio i ragazzi.
Negli anni era stato ristrutturato così tante volte che ormai non sapevo dove mettere i piedi.
Oltre al laboratorio di Malik, la palestra, la bibblioteca, la sala riunione e il soggiorno/cucina, e la sala simulazioni, negli ultimi giorni avevo visitato qualche altro piano, trovandoci nulla, niente e il deserto più assoluto, fatta eccezione per qualche pianta di benjamin che non pareva molto affabile ad una conversazione, e tanto meno mi avrebbe svelato dove potevo chiedere da bere; nella cucina c'erano i soliti liquori leggeri, ma io volevo qualcosa di più forte e mi mancava tanto la mia casa e tutti i liquori forti che avevo collezionato.
Non mi andava di usare la magia per far apparire una bottiglia di qualsiasi alcolico fosse e tanto meno di restarmene chiusa in quella camera che ultimamente sembrava starmi stretta.
Avevo bisogno di spazio, di bere e di tornare a casa, l'ultima richiesta era impossibile da esaudire dato che i saggi ci volevano tenere sotto controllo.
Invece le prime due erano fattibili ma era impossibile che in un tale edificio non albergasse nessun altro oltre che alla versione strana dei Fantastici Quattro?

No, aspetta, siamo di più. Siamo come gli Avengers, dei poveri.

Ben detto.

Oh che bello! Siamo gli Avengers!

Dei poveri!

Insomma, quell'edificio era vuoto!
Qualcuno doveva pur ordinare, pulire, rispondere alle chiamate, alle mail, eccetera. L'unica dipendente doveva essere la segretaria all'ingresso, ma sembrava più propensa a mostrare la propria avvenenza che a gestire del lavoro di ufficio.
L'ascensore si fermò con un acuto din ed io mi rimangiai tutto.
Ero finita in un altro laboratorio!
Era come un gigantesco formicaio dove uomini, donne, alcuni in divisa nera, altri in un camice lungo e bianco andavano su e giù per delle rampe, attraversavano la sala, si scambiavano informazioni, armeggiavano, come tante formiche operaie.
Ecco dov'era tutto il movimento, ma non vidi molto, in realtà dalla balconata su cui mi fermai decidendo di non intromettermi.
Era uno spettacolo esaltante anche senza il mio intervento.
Rientrai nell'ascensore e premetti il numero dell'ultimo piano.
Doveva per forza essere riservato a qualcosa di spettacolare, e infatti la vista si aprì a un attico. Inutile dire che fosse un ambiente estremamente ampio, le pareti in vetro erano lo stile dell'intero palazzo e da lì, oltre che alle facciate degli altri edifici, si poteva ammirare anche un po' di orizzonte, incastonato nel labirinto della città. Il soffitto era alto poiché sovrastava anche un altro pianerottolo che si raggiungeva tramite una rampa laterale; vantava di divanetti in pelle nera posizionati attorno ad un elegante tavolo lucido e, alle spalle, quello che pareva essere un...

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora