Una notte turbolenta

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Mi risvegliai dopo non so quanto tempo, mettendo a fuoco cio che mi circondava e per alcuni secondi fissai il soffitto bianco dell'ufficio di mia madre senza un reale motivo, al centro di esso vi era un semplice e anonimo lampadario che emanava luce.
Mi sentivo ancora stordita e frastornata ed ignorando il dolore alla spalla che aveva iniziato a farsi sentire non appena avevo aperto gli occhi con calma voltai lo sguardo verso dove avevo lasciato il chirurgo della morte non trovandolo, mi allarmai chiedendomi per quante ore avessi dormito notando anche dalla finestra il cielo buio illuminato da stelle e dalle luci della città, ma spostando ulteriormente lo sguardo lo trovai seduto e concentrato alla scrivania di mia madre davanti allo schermo del pc che gli illuminava il volto, intendo con una mano a digitare tasti e con l'altra a scrivere.

"Come fai a scrivere se non guardi?" Domandai perplessa provando a mettermi seduta.

Lui accorgendosi di me posò la penna sul foglio e alzò il viso dal pc. "Sono abituato."

Bha, io non ci riuscirei!

Si avvicinò a me osservandomi attentamente. "Come ti senti?" Domandò con quel suo solito tono di voce freddo.

Ormai non vi facevo più caso come all'inizio, avevo capito che era il suo modo di fare, dava fastidio come ogni volta perchè non riuscivo mai a capire cosa avesse o cosa gli frullasse per la testa, ma ormai mi stavo abituando, anche perchè ultimamente in mia presenza si stava lasciando andare.

"Come se mi fosse franata un intera montagna addosso!" Gli risposi con ironia sebbene ancora mi sentissi rincoglionita.

In un primo istante rimase in silenzio ad osservarmi, poi parlò. "Hai dormito più di quando mi aspettassi."

"Avevo del sonno da recuperare."

Nel suo sguardo non lessi nulla che potesse lasciarmi capire cosa stesse pensando. "Hai mentito stamattina."

Non dirmi che ha capito che li stavi spiando!

Finsi di non capire a cosa si stesse riferendo. "Quando?"

Lui mi guardò a lungo senza rispondere, spostando poi lo sguardo sulla mia mano sinistra osservandola qualche istante prima di tornare su di me. "Tu non hai dormito stanotte e neanche quelle precedenti."

"Law..."

"Sii sincera con me." M'impedì di rispondergli sapendo già che gli avrei mentito.

"Come hai fatto a capirlo?"

Lo sguardo si Law si incupì mentre incrociava le braccia al petto. "Ultimamente, la notte la tua gemma brilla e il tuo fuoco diventa incontrollabile. Sto avvertendo una strana sensazione mai prova prima, è sempre la stessa, tutte le notti." Spiegò lui passivo.

"Che cosa vuoi dirmi Law?" Intervenni osservando la gemma che posava calma sul suo collo.

Lui strinse le labbra osservandomi. "Provo dolore sulle mani come se stessero bruciando o come se qualcuno mi stesse tagliando i polsi o graffiando." Disse poi osservandomi inclinando la testa di lato. "Erano solo sensazioni che passavano quasi subito com'erano venute senza lasciare alcuna traccia."

La gemma gli permette di provare le tue stesse sensazioni se non controlli il fuoco.

"Perchè ti stai facendo del male?" Sussurrò lui guardandomi con quell'espressione indecifrabile.

La strega e il chirurgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora