capitolo 13

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Scendo di sotto e trovo un biglietto sul frigo. "Halisia è a scuola, è il primo giorno! Il nonno è nell'orto a lavorare e io sono da un'amica... non penso di tornare presto! Un bacio. Nonna". Apro il frigo e prendo il latte, lo verso nella tazza e lo bevo. Sistemo tutto e mi metto in bocca un biscotto e poi esco di fuori.
- Nonno - lo chiamo.
- Ehi - mi saluta lui sfilandosi i guanti.
- Ti serve una mano?
- Oh no, oggi è giorno libero sia per te che per Alessandro. Io esco fra poco, e più tardi vado a prendere tua sorella, poi andiamo da un mio amico a vedere gli anatroccoli. Non so quando torneremo - mi dice e torna a lavorare.
- Okay - entro in casa e salgo le scale.
- Ale - urlo buttandomi su Alessandro, che sta dormendo nel suo letto.
- Mmh ho sonno -, biascica.
- Dai che usciamo - urlo.
- Che cazzo urli -. Apre un occhio e poi lo chiude subito.
- E daiiiiii!
- Okay va bene - scatta in piedi e esce dalla camera.
- Sbrigatiiiiiii - urlo. Mi tolgo tutto velocemente e indosso un jeans chiaro, una canottiera nera, una felpa grigia aperta con un cuore nero dietro e le dr. Martens nere. Mi metto il mascara e la matita e mi sistemo i capelli lasciandoli sciolti. Scendo le scale e lui sta seduto sul divano, alza lo sguardo e mi fissa.
- Alzati scemo - gli dico, infilo il telefono e le chiavi in tasca e esco.
- Nonno noi usciamo - gli urlo.
- Va bene, a dopo -. Mi sento sollevare da terra e mi ritrovo a cavalcioni sulla schiena di Ale, mi tiene con le mani sotto le cosce e inizia a correre. Mi aggrappo al suo collo e arriviamo subito alla fermata dell'autobus. Lo guardo meglio, indossa un jeans lento ma non troppo calato, una felpa della Scorpion Bay nera, aperta con sotto una canotta nera e bianca e le Airforce nere e basse.

- Lo so che sono attraente ma così mi sciupi - mi dice mettendosi una mano sul cuore.
- Che malato - mi giro e guardo verso la direzione da cui dovrebbe arrivare il pullman.
- Dai - mi dice abbracciandomi da dietro e iniziando a dondolare da un lato all'altro.
-Signor Alessandro cosa vuole fare, ci conosciamo appena -. Lui ride e mi bacia la guancia per poi staccarsi.
Il pullman arriva.
- Sali - mi dice. Salgo e il pullman è pieno, non ci sono posti liberi e dobbiamo rimanere in piedi. - Stammi vicino - mi sussurra Alessandro, e mi prende la mano. Arrossisco per il gesto. L'autista frena all'improvviso e io per poco non cado in avanti. Alessandro mi tiene da dietro e cerca di non farmi cadere. Okay, stiamo stringendo molto in fretta, devo dire. Guardo fuori e vedo che ci troviamo in un posto pieno di negozi. -Vieni - mi prende la mano scendiamo. Iniziamo a camminare vicini, scherziamo, ridiamo e giochiamo. Guardo la vetrina di un negozio e vedo che ci sono tante collane carine.
- Aspettami qui - dico ed entro nel negozio. Ha tantissime collanine. Ne prendo una, ha un ciondolo a forma di cuore e sopra c'è scritto 'love'. Ne prendo un'altra. Ha il ciondolo di topolino. Guardo il prezzo: 20$.
- La posso aiutare? - mi chiede una commessa con i capelli rossi e le occhiaie.
- Sì... prendo queste, grazie - le porgo le collane e lei le porta in cassa. Vedo un ciondolo semplice, una lastra rettangolare, da incidere, la prendo. Ci voglio incidere: "grazie ti voglio tanto bene Ale - Marti". Spiego alla commessa cosa voglio incidere e lei va dietro il magazzino e torna con il ciondolo inciso.
- Quant'è?- chiedo.
- Sono 30$.
- Ecco a lei... grazie - pago e esco. Guardo intorno a me e vedo Ale seduto di spalle che guarda un passante che ha in braccio una

bimba. Mi avvicino a lui e gli copro gli occhi. Lui mette le sue mani sulle mie e ride.
- Ah ma tu sei quella scema? - mi chiede ridendo.
- Spiritoso - rido e tolgo le mani e lui si alza.
***
- Io una coca cola grazie - dico alla cameriera della pizzeria dove
siamo venuti a mangiare.
- Okay... altro? - ci chiede lei.
- No grazie - risponde Ale dandole i menù. Scherziamo e ridiamo, le lattine di coca cola arrivano e non ci mettiamo nulla a finirle. Torniamo alla fermata dell'autobus.
- Bene ora torniamo a casa - mi dice lui, mentre io mi sfilo la felpa.
- No ma tu stai male - mi dice lui guardandomi, spero non noti i tagli sul polso.
- Stiamo quasi a Novembre, rimettiti la felpa -. Tiro un sospiro di sollievo e mi rimetto la felpa. L'autobus arriva ma davanti c'è una grande scritta: "OFF SERVICE".
- Ah questo ci mancava - mi dice Ale prendendomi per il polso, mi trascina via.
- Ehi aspetta - mi sistemo la felpa ed inizio a camminare.
- Saranno tipo sette chilometri - sbraita lui. Continuiamo a camminare.
- Serve un passaggio bellissima? - mi giro e un uomo mi fissa da dentro la sua macchina rossa.
- Marti cammina - Ale mi afferra per il gomito e mi tira via quasi strattonando.
- Chi è quello?- chiedo.
- Zitta e cammina.
- Ale chi diavolo è?
- Per favore... dammi la mano e continua a camminare -. E così faccio. Camminiamo per molto e non mi sento più le gambe.
- Ale ti fermi... sto per morire.
- Dai siamo quasi arrivati - mi dice lasciandomi la mano.

- Ale seriamente, mi sto sentendo male - gli dico. La testa mi gira e sto per svenire.
- Dai vieni - mi prende e mi fa mettere a cavallo sulla sua schiena. - Stai bene? - mi chiede camminando verso casa.
- Mmh - mi aggrappo al suo collo e appoggio la testa sulla sua spalla.
- Siamo arrivati - lo sento dire. Sale gli scalini e mi mette giù. Entro dentro casa e mi butto sul divano. Lui va in cucina e lo sento manovrare con le pentole.
- Io vado a farmi una doccia - urlo salendo le scale e entrando in bagno, mi spoglio e mi infilo sotto la doccia. Avvolgo un asciugamano intorno al mio corpo e esco per poi entrare nella camera. Chiudo la porta e mi infilo l'intimo, un pantalone della tuta nero, una canotta bianca e i calzini neri. Spazzolo i capelli e li asciugo, li lascio sciolti. Le scarpe non me le metto e scendo di sotto. Ale è alle prese con i fornelli, senza maglietta.
-Ah - urla allontanandosi dalla pentola.
- Ma possibile che non riesci neanche a cucinare - dico avvicinandomi.
- Dai - mi lascia il posto davanti i fornelli e si mette seduto sullo sgabello vicino all'isola. Finisco di preparare la carbonara che aveva iniziato lui e gli metto il piatto davanti.
- Che cattiva! Si vede che ci hai messo mano tu! - esclama mangiando.
- Scemo -. Mangiamo e sistemiamo tutto. Il telefono mi squilla e rispondo. - Cam! - urlo correndo di sopra. Mi chiudo nello sgabuzzino e mi metto seduta su una poltrona vicino alla finestra. - Piccola... come va? - mi chiede lui.
- Bene, e a te?
-Bene... mi manchi, non possiamo vederci Marti, noi domani torniamo in Italia. Non vogliono che ti telefoni, mi sorvegliano. Ma ti chiamerò. Ti amo piccola mia. Devo riattaccare -. Una lacrima mi riga il viso.
- Va bene... ti amo Cam.

- Non piangere ti prego... hai conosciuto qualcuno? mi chiede con voce tremante, sta piangendo.
- Un ragazzo, l'aiutante di nonno... Cam ora devo andare, ci sentiamo - dico tra le lacrime. Non voglio che mi senta piangere prima di partire.
- Okay ciao Marti... ti amo piccola - mi dice ma riattacco. Inizio a piangere in silenzio. Senza farmi sentire. Mi rannicchio su me stessa, mi stringo le gambe al petto e ci appoggio la testa sopra. Lo sapevo... .

io e il mio fratellastro ♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora