"Peter!"

1.7K 83 4
                                    

Si sentivano dei rumori.
Quasi dei ticchettii che mi rimbombavano in testa da ore e ore.
Delle presenze dentro le mie braccia e un dolore che mi pervadeva la gamba destra.
I miei occhi pur ancora essendo pesanti comunque provai ad aprirli lentamente.
Una luce strana mi accecò quasi e piano piano riuscì a distinguere bene gli oggetti e le persone.
"Oh è viva"
Esclamò una voce acuta.
La porta si chiude e mi guardai attorno spaesata completamente.
Solo allora mi accorsi di essere in una stanza di un ospedale.
Era di un colore verdastro con una porta bianca e dei piccoli mobili sparsi.
Finalmente riuscì a guardare in che condizioni ero.
Avevo aghi nelle braccia e non riuscivo a muovermi per paura di sentire male alla gamba fasciata.
Uno scricchiolio alla porta mi riportò alla realtà.
"O mio Dio" senti prevenuti da dei pianti.
I passi di un uomo si avvinavano e la mia mano fu avvolta.
"Mi hai fatto morire"
Disse.
Girai la testa e vidi Peter chinato sulla mia mano mentre versava delle lacrime su essa.
"Sono qui"
Dissi cercando stringergli la mano.
"Cosa ci facevi li? Sai che è pericoloso"
Disse con convinzione.
"Scusa"
Riuscì solo a dire.
Una lacrima mi rigò la guancia.
Il suo pollice delicatamente me L'asciugò.
"L'importante è che tu sia qui"
Rispose.
Gli accarezzai i capelli dolcemente.
Un'altra volta la porta si aprì rivelando un medico che sembrava voler riferire qualcosa.
"Signor Parker"
Lo richiamò lui.
Peter mi baciò la fronte e uscì dalla stanza lasciandomi sola riportando all'udito quei ticchettii che controllavano il mio cuore.
"Signorina c'è il pranzo"
Mi disse all'improvviso un infermiera.
Mentre camminava goffamente portava tra le mani un vassoio che mi poggiò sul tavolino davanti a me.
"Buon appetito"
Disse con dolcezza.
La guardai uscire e nonostante avessi fame non mi riuscivo a muovere nemmeno di un millimetro.
"Peter"
Iniziai a chiamarlo con la poca voce che avevo.
"Peter!"
Dissi con un po' di convinzione.
"Eccomi"
Rispose prima di apparire alla porta.
Arrivò e si sedette vicino a me.
"O si scusa"
Mi disse ridendo prendendo un po' di minestrone.
Ripensandoci non ho più molta fame.
"No"
Dissi ritraendo il viso.
"Dai hai bisogno di forze. E se mangi ti posso portare qualche snack"
Disse a tono basso.
Ci pensai un po' su ma poi apri la bocca ed ingoiai il primo boccone.
"Che mi è successo?"
Chiesi ad un certo punto.
Si fermò e respirò profondamente.
"Quando ti hanno sparato ti sei accasciata a terra e non potevo neanche essere troppo espressivo o mi avrebbero scoperto di sicuro.
Allora con l'ambulanza inventai una scusa per venire con te e poi feci finta di andarmene e mi cambiai.
Sono corso all'ospedale con l'idea di averti persa ma poi sono entrato e mi hanno detto che stavi bene"
Disse.
Cercai di stringergli la mano ma mi era impossibile.
Allora me la strinse lui. Calda e accogliente in quella notte di ottobre.

Io ti amo Peter Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora