2. Liv.

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Finita la lezione con la Celentano, mi dirigo in sala relax dove incontro Cristiano, Luca, Albe e Luigi.

“Ciao ragazzi” sorrido, sedendomi accanto il borsone per prendere un po’ di fiato.
“Heylà” mi risponde Luigi, scompigliandomi i capelli.
“Com’è andata la tua prima lezione?” continua, sedendosi accanto a me.
“Pensavo peggio e in realtà lo pensava anche lei” sospiro, sistemandomi di nuovo i capelli.
“Cioè?”
“Cioè che mi ha vista ballare in un altro stile e ha detto che non sono poi così male come pensava, che c’è tanto da lavorare, ma forse qualcosa di buono in me può uscire” affermo, alzando gli occhi al cielo.

Pensare che lei abbia avuto un pregiudizio sulle mie capacità ancor prima di vedermi ballare, onestamente, mi ha dato fastidio.
Non sono una che si offende (non subito, almeno), ma questo suo pensiero sulla danza, sulla mia persona, sulle mie doti da ballerina, mi ha fatto un po’ male.
Studio per diventare una grande ballerina da quando sono piccolissima e non credo di non aver mai imparato neanche un po’ di tecnica.

“Dai, forse col tempo potrai essere considerata allo stesso modo di Carola” ridacchia poi alzandosi e dirigendosi in una delle sale dove si svolgerà la sua lezione.
“Grazie per l’incoraggiamento!” urlo di rimando, sperando possa sentirmi.

Mi guardo attorno e noto che sono rimasta da sola.
Così prendo il borsone e torno in casetta.
Poso le mie cose, faccio una doccia veloce e raggiungo la cucina per iniziare a preparare qualcosa per il pranzo. Il fatto che io sia l'ultima arrivata e che non abbia praticamente mai ancora fatto nulla mi fa sentire tremendamente in colpa.
Le ore passano velocemente e non mi rendo conto che sono ormai quasi tutti rientrati dalle lezioni.

“Che cucini di buono?” mi chiede Serena, sorridendo.
“Pasta e patate, avevo un po’ di tempo libero ed ho pensato di fare qualcosa che magari, credo, non venga fatta spesso” rispondo, spegnendo il fuoco e portando la pentola a tavola.
“Spero piaccia a tutti” dico, cercando qualche consenso.

“Sei meravigliosa” risponde Luca, servendosi da solo.

Una volta finito, ci raggruppiamo per poter stabilire i nuovi turni per le faccende di casa.

“Albe tu, Serena e Dario avete più o meno gli stessi orari, quindi capiterete quasi sempre insieme. Stessa cosa vale per me con Elena e Sissi; Mattia con Christian e Carola mentre tu” dice indicandomi, mentre scrive qualche nome sui quadrati bianchi disegnati sulla lavagna, “con Luigi ed Alex.”
Annuisco e giro la testa cercando i due in questione.
Luigi mi scompiglia i capelli e si dirige verso camera sua, sorridendo.
Alex, al contrario, resta seduto in disparte, osservandomi.
La stanza si svuota, così faccio per avvicinarmi al moro.

“È tutto okay per i turni?” chiedo, guardandolo.
“Sì, tutto okay” mi risponde, scrutandomi insistentemente.

Di nuovo quella sensazione. La stessa della sera precedente. Ma che mi prendeva?

“O-okay, allora ci vediamo dopo, ciao” gli dico, intenta ad andare via, ma lui trattiene per un braccio.
“Perché scappi sempre via? Non mordo mica” ridacchia, lasciando la presa.

Perché mi imbarazzi quando mi guardi, vorrei dirgli, ma mi limito ad inventare la prima scusa che mi passa per la testa.

“Non scappo, solo… ho da fare” dico, distogliendo il suo sguardo.

Mi sembra di essere all’inferno, circondata da milioni di fiamme che cercano di bruciare la mia pelle.
Lui ride e si passa una mano tra i capelli.

“Fingerò di crederti, Liv” dice, scendendo dallo sgabello sul quale è seduto.
“Liv?” chiedo interrogativa.
“Non è così che ti chiami?”

Oddio mio, ma che problemi ha?

“Lidya, mi chiamo Lidya” rispondo, incrociando le braccia al petto.
“Fa lo stesso, Liv” dice, calcando quel soprannome particolarmente.
“Non c’entra assolutamente nulla con il mio nome!” ribatto, offesa.

Ma non mi risponde. Semplicemente va via, lasciandomi lì, sola, come una stupida.

“Più su quel collo, più su!” grida la Celentano, mentre ripeto per l’ennesima volta la coreografia di modern che mi è stata assegnata. “Le spalle aprile, bene così, continua così!” grida ancora, ed io cerco di memorizzare tutti gli errori per non poterli più rifare.

“Ascolta, Lidya. Come già ti ho accennato, tu non mi piaci molto” inizia la maestra mentre io sorseggio qualche goccio d’acqua.
“Però devo ammettere che non sei così pessima come avevo immaginato” continua.

“Alessandra, facciamo progressi” si sente improvvisamente la voce di Maria che rimbomba in tutta la sala.
“Visto, Maria? Non sono poi così cattiva come tutti dicono” dice lei con un’espressione fiera.
“Eh, insomma” finisce la conduttrice, salutandoci.

“Quello che voglio dirti è che secondo me potresti, con molto ma molto impegno, diventare un buon elemento. Per questo motivo, ho deciso che farai un’ora di lezione in più ogni mercoledì e venerdì di modern, classico e latino americano. Voglio che tu splenda nelle altre discipline come splendi quando balli hip-hop.”

Splendo quando ballo hip-hop? L’ha detto sul serio o me lo sono immaginata? Wow.

“D’accordo, maestra. Se è ciò che serve per dimostrarle che sono capace, lo farò.”
“Non devi dimostrarmi che sei capace, Lidya. Devi dimostrarmi che hai voglia di studiare e di imparare, come tutti gli altri” conclude, salutandomi ed uscendo dalla sala.

Raggiungo la sala relax per prendere la roba e mi dirigo in casetta. Il desiderio di una doccia bollente è l’unica cosa che vaga nella mia testa in questo momento.

Verso le dieci di sera vado in giardino per fumare una sigaretta e chiamare il mio ragazzo, essendo questa la mia mezz’ora libera e non sentendo quest'ultimo da un po' ormai.

“Ciao amore” risponde con tono assonnato.
“Dormivi?”
“Sono solo un po’ stanco, tra poco mi addormento” ridacchia, prima di fare uno sbadiglio contagiando anche me.
“Come vanno le lezioni?”
“Va tutto bene. Sembra ancora un sogno, domani registriamo la puntata e sono super in ansia” dico mentre aspiro del fumo dalla sigaretta.
“Sono sicuro che sarai fantastica.”

Sorrido, anche se lui non può vedermi.

“Mi manchi tanto, Matt” dico sinceramente, ricordando tutte le sere passate con lui.
“Mi manchi tanto anche tu” sospira. “Però quell’Alex, non mi piace troppo. In qualche modo è sempre accanto a te” sbuffa attirando particolarmente la mia attenzione.
“Alex?” domando sorpresa.
“Sì, Lidya. Li guardo i daytime e lo vedo che è sempre in mezzo.”
“Ma cosa dici, un altro po’ neanche ci parliamo” affermo.

Ed è vero.
Io ed Alex non ci parliamo praticamente quasi mai, neanche durante i turni in comune.
È una settimana che sono qui ed ho legato con tutti, ma non con lui e non capisco il perché.
Come non capisco perché ogni volta che mi guarda mi fa uno strano effetto, il suo sguardo penetra fin dentro le mie ossa e quasi mi uccide.

“Sei ancora lì?” mi chiede Matt ed io ritorno nel mondo dei vivi.
“Sì, sono qui solo che devo andare, il mio turno è finito, buonanotte e non pensare troppo!”
“Ciao amore” conclude lui.

Getto la sigaretta ormai terminata e faccio per alzarmi, ma quando mi giro trovo Alex poggiato sullo stipite della porta intento a guardarmi.

“Da quanto sei qui?” gli chiedo sperando non avesse sentito tutta la conversazione sulla gelosia del mio ragazzo nei suoi confronti.
“Con chi parlavi?” continua.
“Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.”
“È il tuo ragazzo?”
“Da quanto sei qui, Alex?”
“Adesso sei tu che stai rispondendo ad una domanda con un’altra domanda” sorride, mostrando le fossette ai lati della bocca.
“Sei insopportabile” rispondo sorpassandolo.
“Ciao amore” scimmiotta la voce del mio fidanzato per poi entrare nella sua camera chiudendosi la porta alle spalle.

Alex Wyse sei un insopportabile egocentrico del cazzo, dico tra me e me mentre indosso il pigiama prima di andare a letto.

Ammirare tutto - Alex Wyse Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora