“Ti va di andare a letto?” mi chiede Alex, mentre mi accarezza dolcemente la guancia.
Siamo stesi sul divano da un po’ ormai, avvolti in una coperta calda. Lui è poggiato con la testa sul bracciolo, mentre io sono nascosta nel lato interno, con la testa sul suo petto.
Il suo respiro è regolare, così come il battito del suo cuore che rimbomba nelle mie orecchie.
Siamo rimasti in silenzio per tutto il tempo, senza dirci una parola, ma non un silenzio assordante o imbarazzante: è forse un silenzio di cui avevo bisogno da troppo tempo.
Cercavo semplicemente un po’ di pace da condividere con qualcuno senza il bisogno di doversi dire qualcosa e ci sono riuscita con lui.
“Ancora cinque minuti” rispondo accoccolandomi meglio, per quanto possibile.
“Possiamo restare così anche a letto, se ti va” propone ed io alzo lo sguardo verso di lui che invece ha lo sguardo fisso sul soffitto.Con uno scatto veloce mi alzo dalla sua persona e scendo dal divano, ripiegando la coperta per metterla a posto.
Osserva curioso ogni mio movimento e quando gli faccio segno con la testa di andare, fa lo stesso.“Vado a mettermi un pigiama” lo avviso, mentre mi dirigo nella mia stanza cercando di non svegliare nessuno.
Prima di raggiungerlo mi guardo allo specchio: sono orribile. Gli occhi gonfi sono ciò che si nota per primo guardandomi in faccia, i capelli disordinati ricadono un po’ a caso sulle mie spalle ed il pigiama enorme mi fa sembrare una bambina.
Sospiro pesantemente e raggiungo la camera di Alex che, invece, è già a letto con la braccia incrociate dietro la sua testa.
La stanza è ancora vuota, segno che gli altri due non sono ancora andati a dormire.
Sposto la mano sull’interruttore ed una volta spenta la luce principale, lui si affretta ad accendere la piccola lampada sul comodino.
Alza di poco il piumone per permettermi di infilarmici al suo interno e si sposta di poco verso destra.
“Stai comoda?” mi chiede, mostrando un piccolo sorriso.
“Sì, grazie” rispondo, tornando nella posizione in cui mi trovavo quando eravamo sul divano. “Non dormirò qui” continuo poi, mentre lui riprende ad accarezzarmi la testa.
“Solo cinque minuti” ribadisce, facendo riferimento alla frase che ho pronunciato poco prima. “Ma se tu decidessi di rimanere tutta la notte, io sarò sempre qui.”
Chiudo gli occhi beandomi del suo tocco delicato, sorridendo a quanto mi ha appena detto.
Avrei voluto rimanerci sempre.“Non… non so che fare” ammetto d’improvviso, cominciando a disegnare dei piccoli cerchietti sul suo petto, accanto al mio viso.
“In che senso?” domanda curioso.
“Fuori da qui, non ho più nessuno” confesso malinconica.
Lui sembra irrigidirsi a quelle parole, posso sentirlo dal suo addome contratto.
“Magari provi a sistemare le cose con tua madre” azzarda, ma io muovo la testa in segno di negazione.
“Non lo farò, non voglio.”
“Io credo che tu ne abbia bisogno, Liv.”
“Io ho solo bisogno di ricominciare daccapo, ho bisogno di iniziare un’altra vita, daccapo” soffio fuori girandomi verso di lui, poggiando il mento sul suo petto.
Lui abbassa lo sguardo nella mia direzione, guardandomi dritta negli occhi.
“Se lo vuoi veramente, allora ce la farai” asserisce sincero, facendo spuntare una piccola fossetta che non perdo tempo a sfiorare.
Lui segue ogni mio singolo movimento, cominciando ad accarezzarmi la schiena.
Ancora una volta, una lunga scia di brividi pervade il mio corpo.
“Tu cosa farai, una volta fuori da qui?” gli chiedo, sfiorando delicatamente la sua mascella ricoperta da una leggera barbetta.
“Ancora non lo so” confessa.
“Beh, dovrai prima di tutto decidere dove mettere la coppa” sorrido al pensiero, tornando a guardarlo negli occhi.
“La coppa?” domanda ed io annuisco convinta.
“La coppa, Alex. Tu vincerai Amici.”E lo penso davvero.
Dal suo primissimo ingresso nella scuola, da casa, ho pensato che fosse lui il vincitore.
Mi ha incantata subito con la sua voce, con il suo singolo che ho imparato in pochissimi giorni e che ha accompagnato tante mie giornate, anche quando ballavo da sola in palestra.
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Ammirare tutto - Alex Wyse
Roman d'amourÈ stato forse quando ha raccolto da terra i mille pezzi di me che ho capito davvero cosa fosse l'amore: l'esatto contrario di quello che avevo assimilato durante tutta la mia vita, durante gli ultimi tre anni, facendomi del male. Capirsi, accettarsi...