Appena termino l'ennesima coreografia che stavo provando fisso l'orologio posto in cima alla stanza e mi rendo conto che mancano pochi minuti alle dieci, così mi precipito ad indossare felpa e giubbino ed incamminarmi fuori dagli studios.
L'aria gelida di gennaio mi colpisce in pieno viso, così faccio per incappucciarmi per bene in modo da evitare di prendermi un'eventuale influenza, non sarebbe il massimo proprio adesso, avendo già due infortunati nella categoria ballo.
A passo svelto, salgo le scale subito dopo il cancelletto principale e, una volta varcata la porta della casetta, trovo un Alex seduto a tavola solo, a fissare il nulla d'innanzi a sé.
Deve accorgersi della mia presenza, perché si gira immediatamente nella mia direzione e si mette seduto dritto mentre osserva ogni mio singolo movimento.
Io, però, lo ignoro, proseguendo per la mia strada e raggiungendo la stanza gialla per potermi fare una doccia calda e mettere finalmente il caldo pigiama per stare più comoda.
Appena esco dal bagno, la figura di Alex steso a pancia in su sul mio letto mi fa prendere un colpo.
"Che ci fai qui? Mi hai spaventata" dico con tono serio, cercando di far trasparire il fatto che fossi incazzata con lui.
"Che sei andata a fare in sala?" mi chiede lui, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Tra le tante cose che non riesco a sopportare al mondo, la gente che risponde ad una domanda con un'altra domanda è certamente una tra le prime.
"Alex, che vuoi? Che ci fai qui?" continuo a chiedere, ignorando la sua domanda inutile.
"Ti aspettavo per cena" risponde con tono tranquillo, come se fosse una cosa ovvia e normale, quando di ovvio e normale non c'è assolutamente niente in quello che fa.
"Non ho bisogno di un tutore per mangiare, posso farcela da sola" rispondo, infilando una felpa sopra il pigiama per cercare di stare un po' più al caldo.
I suoi occhi scrutano attentamente ogni mio movimento e tutto ciò mi fa solo spazientire, vorrei solamente mettere fine a tutto questo e tornare come prima, lo confesso, ma i suoi continui sbalzi d'umore non vanno d'accordo con il mio orgoglio.
"Puoi smetterla di essere così scontrosa?" dice senza muoversi neanche di un centimetro dalla sua posizione, con le braccia piegate dietro la testa.
"Mi stai facendo passare per quella che ha creato tutto questo."
"E non è così?" risponde anche in modo fin troppo tranquillo, alzando leggermente il busto poggiandosi sul letto con i gomiti.
Alzo un sopracciglio come a non capire la sua risposta, che vorrebbe dire? Sta veramente facendo cadere la colpa su di me sul fatto che non ci parliamo?
"No che non è così, Alex! Sei tu che da un giorno all'altro hai deciso di ignorarmi, non io! Tu da un giorno all'altro hai pensato di non parlarmi più, di evitare le faccende di casa ogni volta che capitiamo insieme in coppia, per non parlare di come mi hai trattata prima davanti a tutti gli altri, ma che t'ho fatto, si può sapere?" alzo un po' il tono della voce, ormai esasperata da questa situazione che non riesco a reggere più.
"Ma davvero non lo capisci, Liv? Davvero non riesci a capire perché mi sono stranito da un momento all'altro con te?" mi chiede alzandosi in piedi vicino la mia figura.
"No" rispondo secca, guardandolo negli occhi.
"È proprio questo il problema, che non lo capisci, perché sei così presa dalle tue cose, sei così presa a chiedere spiegazioni a chi ti tratta di merda piuttosto che accorgerti di tutte le cose belle che ti circondano" conclude poi, avvicinandosi alla porta della mia camera così da poter uscire.
"Alex" lo richiamo per farlo girare nella mia direzione. "Che vuoi dire?"
"Lo sai che voglio dire, Liv, non c'è bisogno di farti un disegnino per capirlo, sei tu che non vuoi ammetterlo."
"Cosa dovrei ammettere? Smettila di fare tanto il misterioso e parla con me" sbuffo, portandomi una mano tra i capelli.
"Sei tu che non vuoi parlare con me" commenta, facendo comparire sul suo viso un mezzo sorriso malinconico.
"Ti sono venuta a chiedere cos'avessi più volte e tutte le volte o mi hai mandata via o non mi hai neanche risposto, Alex. Quante altre volte pensavi dovessi pregarti per ricevere una risposta?"
Improvvisamente si allontana dalla porta della camera e cammina a passo spedito verso di me, un gesto che mi fa allontanare di qualche passo all'indietro.
"Sai cos'è che proprio non riesco a capire?" mi chiede calmo, abbassando anche il tono di voce rispetto a qualche secondo fa. "Non riesco a capire cosa vuoi, cosa ti passa per la testa."
Vorrei darti il mio cuore in mano e farti sentire quello che sento, a volte, magari capiresti perché ogni volta mi comporto così.
"Non lo so neanch'io" butto fuori tutto, silenziosamente.
E così, lo vedo allontanarsi di nuovo da me, stavolta uscendo dalla camera lasciandomi da sola, nel silenzio, con mille dubbi che mi tormentano.
Non so perché mi sento così ogni volta che con Alex succede qualcosa, lui non mi piace, non in quel modo, eppure sento sempre una certa connessione tra di noi, qualcosa che mi dice quanto sia giusto e qualcosa che mi suggerisce quanto sia sbagliato.
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Ammirare tutto - Alex Wyse
RomanceÈ stato forse quando ha raccolto da terra i mille pezzi di me che ho capito davvero cosa fosse l'amore: l'esatto contrario di quello che avevo assimilato durante tutta la mia vita, durante gli ultimi tre anni, facendomi del male. Capirsi, accettarsi...