1. Love on top

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"Chloe alzati è tardi. Siamo già in ritardo, dovevamo aprire noi il bar questa mattina."

"Ti prego Bel, altri cinque minuti, ti giuro i miei occhi rimangono chiusi anche se mi sforzo di aprirli."

Sentii Bel sbuffare come succedeva ogni mattina quando provava a scaraventarmi giù dal letto invano.

D'altronde aveva le sue ragioni, non doveva essere facile avere a che fare tutti i giorni, ormai da due anni, con un bradipo che la mattina avrebbe voluto continuare beatamente a dormire, fino a che non fosse proprio il suo corpo ad esigere di svegliarsi.

Mentre continuavo a cullarmi nel letto sentii un gelo improvviso attaccarmi il corpo: ovviamente Bel mi aveva tolto qualsiasi coperta di dosso per farmi alzare. Non c'era cosa che io odiassi di più di quei risvegli così tanto aggressivi.

I miei occhi erano tutt'altro che docili mentre la guardavo fulminandola dopo un gesto tanto odioso.

"Non mi guardare con quella faccia, l'hai voluto tu, ti devi muovere sono già le 7.00. Vado a finire di vestirmi, giuro che se quando torno non sei giù dal letto ti tiro l'acqua ghiacciata in faccia, e sai bene che lo faccio."

Era vero, lo avrebbe fatto senza nessun tipo di problema, perciò decisi di abituarmi all'idea che anche quella notte era ormai giunta al termine, ed era arrivato il momento di iniziare un nuovo, fantastico, meraviglioso, indimenticabile giorno.

Se Bel non fosse stata la mia migliore amica dalla bellezza di dieci lunghi anni, probabilmente l'avrei mandata a quel paese per i suoi modi così bruschi, ma ormai mi ero abituata al suo modo di fare e d'altronde, se avevo addirittura deciso di andarci a vivere insieme e di aprire anche un bar collaborando con lei, voleva dire che qualche pregio nascosto lo aveva.

In realtà ne aveva molti, non potevo negarlo. Non solo era di una bellezza innegabile, dati i suoi lunghi capelli castani, i suoi occhioni color nocciola e tutte le sue forme al posto giusto, ma era una di quelle persone che quando passava anche per soli pochi attimi nella vita di qualcuno, lasciava inevitabilmente il segno; una di quelle persone che avrebbe corso ovunque se qualcuno a lei caro fosse stato in una condizione di sofferenza, qualsiasi motivo esso fosse, e con me in questo, lei non era mai mancata.

Era sempre stata presente per me, sia nei momenti di gioia che diventavano ancora più belli grazie alla sua allegria aggiunta, sia nei momenti di buio più totale, che sicuramente negli anni non erano mancati.

Quando i miei genitori morirono otto anni prima in un terribile incidente, a causa di un maledetto uomo completamente ubriaco che quel giorno, aveva deliberatamente deciso che la mia famiglia dovesse frantumarsi in mille pezzi, era stata lei l'unico motivo per cui decisi di combattere ancora e non lasciarmi trascinare dai miei demoni nel baratro più totale.

Mi aveva accolta nella sua dimora con la sua famiglia per continuare a farmi sentire il calore di casa che ormai avevo perso: mi aveva coccolata, consolata, aveva pianto con me, ma per fortuna mi aveva anche spinta a continuare a vivere, dandomi a volte, quando necessario, gli schiaffi metaforici di cui avevo bisogno per darmi una svegliata e prendere la mia vita in mano, che continuava inesorabilmente a scorrere senza la figura dei miei genitori accanto che tanto amavo.

Non era stato facile, anzi, è forse una delle battaglie più difficili che una persona può trovarsi ad affrontare nel corso della vita, specialmente a quindici anni, un'età così fragile e così ricca di cambiamenti e difficoltà di per sé. Ma avevo dovuto stringere i denti e continuare a fare a schiaffi con il mondo per farmi spazio e tornare un po' a respirare, con l'affanno, ma pur sempre respirare.

A ventitré anni non potevo di certo dire che il dolore era cessato, perché non era assolutamente così, continuavano ad esserci i miei momenti di grande crisi, di disperazione totale per il vuoto che avevo e che era insanabile, ma sicuramente ero cresciuta e avevo imparato a gestire il dolore, la mancanza, e tutto quello che concerneva l'aver perso due figure così importanti come quella che ricoprono i genitori.

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