16. Salamino piccante

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Non sapevo che cosa mi avesse spinta ad accettare la proposta di Nathan, l'unica cosa di cui però ero certa era che in quel momento mi sentissi in pace e felice di averlo seguito in quella pseudo follia.

Il cielo di rimando, sembrava voler rispecchiare costantemente il mio umore e guardandolo, la sicurezza di essere nel posto giusto aumentava ancora di più.

Mentre camminavamo in direzione della pizzeria a me ignota, non potevo fare a meno di guardare Nathan con la coda dell'occhio ben attenta a non farmi vedere.

Era dannatamente bello, così tanto che la me che voleva costantemente negarlo a se stessa non poteva fare altro se non rimanere zitta in un angolino della mia mente inerme e paralizzata di fronte a tale evidenza.

"Manca ancora tanto? Le mie gambe a breve si rifiuteranno di continuare a muoversi senza sosta." dissi, iniziando a sentire la stanchezza, dopotutto non era da me camminare così tanto in un periodo di tempo tanto breve, e la mia voglia di incominciare a strisciare stava crescendo passo dopo passo.

"Porta pazienza, nasino. Manca giusto qualche minuto." rispose guardandomi divertito.

"Potevamo prendere un autobus invece di farci i chilometri a piedi, dannazione!" dissi, iniziando ad innervosirmi leggermente, incitata dalle mie gambe che mi stavano urlando disperatamente di fermarmi.

"È vero, avremmo potuto, ma il viaggio sarebbe stato più breve e di conseguenza anche il tempo passato insieme." rispose guardandomi dritto negli occhi, totalmente consapevole di quanto mi avrebbe messo in imbarazzo con il suo sguardo.

Le farfalle ricominciarono improvvisamente a fare a cazzotti tra di loro nel mio stomaco così violentemente, che temevo davvero potessero lacerarlo e rendere così palese ciò che stavo provando in quel momento.

"Avresti dovuto interpellarmi in questa decisione, non credi?" chiesi, mantenendo lo sguardo fisso davanti a me per evitare di inciampare da un momento all'altro.

"Sono sicuro che nonostante la tua pigrizia, avresti preso la mia stessa decisione." rispose, provando nuovamente a catturare il mio sguardo che invece, tentava di scappare disperatamente.

La sua convinzione mi faceva sentire con le spalle bloccate al muro, probabilmente perché in qualche modo riusciva sempre ad incalzarmi e tralasciando il disagio che mi creava con quel suo atteggiamento, in egual misura era in grado di farmi ribollire di rabbia con quel suo modo di zittirmi tutte le volte che lo avevo intorno.

"Scommettiamo?" risposi, piantando i piedi per terra in corrispondenza della fermata dei taxi che per mia grande fortuna, sembrava essersi materializzata lì davanti a me proprio in quel momento.

"Chloe, non iniziare ti prego, sappiamo entrambi come andrà a finire." disse, guardandomi con un mezzo sorriso in cui vi potevo leggere un chiaro segno di sfida che non avrei di certo rifiutato.

"Non rinuncerò alla pizza più buona della mia vita, come tu l'hai definita, ma dimmi dove si trova il locale e prenderò il taxi." risposi incrociando le braccia sperando che fosse chiaro che non mi sarei mossa nemmeno sotto tortura.

"Mancano duecento metri, riesci a non fare capricci per così poco, oppure devo passare alle maniere forti?" disse, facendo due piccoli passi in mia direzione e guardandomi con aria provocatoria.

Non dissi niente, mi limitai a guardarlo immobile senza cedere alle sue istigazioni, sperando che bastasse per fargli comprendere che non mi sarei smossa per nessuna ragione al mondo.

Probabilmente era una cosa ridicola, ed ero anche quasi sicura che il tassista mi avrebbe riso in faccia se gli avessi detto di portarmi più avanti di soli duecento metri, ma era una questione di principio che mi nasceva da dentro e quello era il mio modo, seppur infantile, di riprendere anche solo in piccola parte il controllo della situazione che mi sentivo inesorabilmente scivolare dalle mani.

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