14. Bigliettino

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                                                          Poche ore precedenti

Emily's pov

Erano già dieci minuti che aspettavo seduta al tavolino che la cameriera mi aveva gentilmente indicato.

Mio padre mi aveva dato appuntamento proprio in quel bar attraverso un messaggio la sera prima.
Dopo averne parlato a lungo con mia madre avevo accettato, nonostante inizialmente l'avessi vista un po' titubante e addirittura preoccupata di ciò che potesse accadere.

Avevo un'ansia terribile, ed il fatto che stesse facendo ritardo non faceva altro che peggiorare la situazione.
La paura che non si presentasse e mi piantasse lì, come una stupida in sua attesa, cresceva sempre di più ed ero sicura che una cosa del genere mi avrebbe sicuramente spezzata in due.

Sebbene fossi a sedere, sentivo comunque le mie ginocchia tremare e non riuscivo a fermarle in nessun modo, ogni persona che entrava dentro il bar mi faceva aumentare il respiro per l'agitazione, ed ogni volta che incrociavo lo sguardo del mio potenziale papà, sentivo il mio cuore fermarsi.

Ma non arrivava, ed io mi sentivo sempre più vicina a precipitare.

"Ciao..."  sentii, e mi pietrificai completamente.

Mi voltai e davanti a me avevo il mio papà, in carne ed ossa, con qualche capello bianco e ruga in più, ed uno sguardo titubante e lievemente intimorito.

"Ciao." dissi non poco irrigidita facendo una fatica incredibile a mantenere lo sguardo sui suoi occhi un po' confusi.

"Emily, mia cara... sei... sei bellissima. Davvero." disse provando a prendermi la mano ma che ritrassi nell'immediato.

"Grazie, Eric." risposi duramente, così tanto da vedere la sua espressione intristirsi ancora di più per averlo chiamato per nome.

Ma d'altronde, come diavolo avrei dovuto chiamarlo?
Papà forse?
Io ne avevo visti di padri degni di essere chiamati in quel modo, e lui non ci si avvicinava nemmeno lontanamente.

"Emily ascoltami, so che probabilmente mi detesti, ma io sono qua perché tengo a te. Anche se pensi che non sia così... e ne capisco perfettamente il motivo... però io vorrei avere un rapporto con te... recuperare mia figlia... se me lo concederai." rispose arrancando un po' qualche parola dato il disagio del momento.

Avevo difficoltà ad emettere qualsiasi suono, davanti a me avevo uno sconosciuto nonostante avesse il mio stesso sangue, e questo mi faceva tremendamente male.

"Perché adesso? Perché non un anno fa? Perché non per il mio primo giorno di scuola alle medie, o quando mi sono diplomata? Perché non quando ho sofferto per la prima volta per amore, o quando ho preso la patente? E perché invece semplicemente non sei rimasto a casa tua che non so nemmeno dove si trovi, come hai fatto per tutti questi anni?" dissi di getto senza fermarmi nemmeno per un secondo.

Lui rimase in silenzio guardandomi incredulo e mi parve quasi di vedere i suoi occhi inumidirsi alle mie parole.

"Allora, forza dimmelo! Perché?!" quasi urlai battendo leggermente la mano sul tavolo per l'impazienza.

Impazienza di ricevere le risposte che da anni cercavo, che da anni speravo di trovare ma che non arrivavano mai.

"Non è facile Emily... Sono stati anni duri in cui non c'è stato nemmeno un giorno in cui io non ti abbia pensata, ma la situazione era molto delicata e più passava il tempo più mi risultava estremamente difficile tornare nella tua vita." rispose, interrompendosi per un attimo.

"Ai tempi la relazione tra me e tua mamma non andava bene ormai da molto tempo, non siamo stati in grado di mantenere salda la famiglia. Entrambi abbiamo sbagliato perché non abbiamo pensato a quanto avresti potuto risentirne... Sono andato via per un po' di tempo è vero, però ho cercato tante volte di mettermi in contatto con te, ma mi è sempre stato negato. Fino a quando poi ho deciso di aspettare che tu diventassi grande ed autonoma così da poterti contattare personalmente... Sì forse è vero, ho aspettato più del dovuto... però adesso sono qui."

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