28. Lucciole

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Ero sempre impietrita da tutto ciò che stava accadendo, sapere che Nate avesse organizzato tutto quanto per me, una cosa apparentemente così piccola ed insignificante, mi impediva di emettere alcun tipo di suono.

Fortunatamente per raggiungere la casetta, vi erano delle scale che portavano fino ad essa, per un attimo avevo davvero pensato che mi sarei dovuta appendere all'albero tentando di mettere in atto doti da arrampicatrice che ovviamente, non avevo nemmeno per sbaglio.

Nathan salì per primo senza alcuna difficoltà, e mentre raggiunse la vetta e lo guardavo dal basso, mi tese la sua mano grande così da potermi aiutare.

"Vieni nasino, saresti capace anche di inciampare sui tuoi stessi piedi, e non vorrei mai." disse, rubandomi un piccolo sorriso spontaneo, perché in fin dei conti, non aveva tutti i torti.

Presi la sua mano lasciando che facesse quasi tutto lui lo sforzo per portarmi su, mi limitai a coordinare le gambe per salire le scale, ben attenta a non inciampare così da non dargliela vinta.

Non appena arrivai nella casetta, battei la testa sul soffitto creandomi un dolore insopportabile per qualche secondo che cercai di attenuare, tenendomi ben stretta la mano sulla parte lesa.

"Non pensavo di doverti ricordare che rimane comunque una casetta di legno per bambini..." disse Nathan ridendo appena, mentre era leggermente inchinato per non commettere il mio stesso errore.

Stavo per rispondergli in malo modo, quando però mi guardai intorno e rimasi quasi paralizzata.

Aveva organizzato tutto molto più di quanto pensassi, sul pavimento c'era un piccolo telo blu notte sulla quale potevamo comodamente appoggiarci, e due cuscini dello stesso colore a rendere tutto ancora più confortevole.

Intorno a noi vi erano delle candeline, di quelle finte che non si accendevano con il fuoco, ma che avevano una lucina incorporata che si può accendere all'occorrenza, come in quell'occasione.

Era tutto così semplice, minimalista, ma allo stesso tempo così tanto accurato, che mi fece quasi sciogliere il cuore.

Ero in una casetta su un albero meraviglioso, e la bambina dentro di me stava saltando dalla felicità, con mamma e papà per mano.

"Nate ma...perché l'hai fatto?" chiesi guardandolo, disorientata e con ogni centimetro del mio corpo in imbarazzo.

"Volevo farti una sorpresa... per fortuna ho avuto delle vedette a controllarmi il posto mentre non c'eravamo." rispose, voltandosi verso la finestrina che mostrava l'esterno, dove potei notare la presenza di due bambini che ridevano imbarazzati, felici di essere riusciti nella loro missione.

"Accidenti a te, Nate!" dissi, in preda al disagio impellente, continuando a guardarmi intorno incredula di tutto ciò che stava accadendo.

"Che ho fatto ora?" chiese, mantenendo il suo meraviglioso sorriso.

"Se fai queste cose, non mi sento più libera di odiarti come vorrei fare!" dissi guardandolo negli occhi, innescando in lui una piccola risata divertita.

"Tu non mi odi, Chloe." rispose, guardandomi intensamente, per poi mimare l'espressione di chi divertito, ti aveva proprio colto nel sacco.

Alzai gli occhi al cielo senza rispondere, e mi sedetti sul telo blu notte, appoggiandomi delicatamente al cuscino, ben intenta ad iniziare finalmente a mangiare tutto ciò che conteneva il famigerato sacchetto bianco, che aveva protetto il mio cibo fino a quel momento.

Quello che Nathan non sapeva però, è che tentavo di nascondere con tutte le mie forze il piccolo sorriso che si era formato sul mio volto, lasciando che lui potesse solo vedere la me acida e perennemente infastidita.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 09, 2023 ⏰

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