23. È troppo tardi

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Bel's pov

Per le strade quel giorno regnava il sole in pieno cielo, e di conseguenza anche le persone che si aggiravano per le strade affollate di Londra, sembravano essere più raggianti del solito.

D'altronde era capibile, abituati alle giornate sempre uggiose, un po' di sole era in grado di migliorare l'umore anche alla persona più scorbutica del mondo.

Sorrisi all'immagine di Chloe imbronciata che mi piombò nella testa, ed immediatamente pensai che forse su di lei, il cielo sereno non avrebbe avuto lo stesso effetto che scrutavo nel volto dei passanti che passeggiavano fuori dal bar.

Ero sola quel giorno a lavorare, avevo deciso di lasciare un po' in tranquillità Emily, che secondo quanto ci aveva promesso avrebbe dovuto sfruttare tutto il tempo che aveva a disposizione, per affrontare le paure che la stavano affliggendo nell'ultimo periodo.

Morivo di ansia per lei, non l'avevo mai vista così tanto angosciata come in quei tempi, speravo con tutto il cuore che riuscisse a prendere la situazione in mano, e che fosse in grado di ottenere una volta per tutte le risposte che bramava da tempo.

Chloe invece mi avrebbe raggiunto qualche ora più tardi, anche lei non se la stava passando bene nelle ultime settimane, e se mi si presentava la possibilità di dare un po' di serenità ad entrambe le mie amiche, occupandomi io di tutto il da farsi, lo facevo senza pensarci due volte.

Era mia compito prendermi cura di loro, le nostre vite si erano intrecciate perché io potessi sorreggerle ed aiutarle, consentendole anche di inciampare, ma senza farsi mai troppo male.

Nell'ultimo periodo però, sembrava quasi impossibile impedire che si urtassero con tutto il male che avevano intorno, e ad ogni colpo che ricevevano, per me era letteralmente una lama dritta nel petto.

"Ei cerbiatto, me lo faresti un bel cappuccino caldo?" sentii improvvisamente, mentre ero impegnata a ripulire tutto il bancone dopo aver servito vari clienti, costringendomi a smettere di crogiolarmi tra i miei pensieri.

Era inconfondibile quella voce, l'avrei riconosciuta tra mille, e persino il mio corpo non poteva fare a meno che reagire a quel suono, rabbrividendo da cima a fondo.

"Max... ciao!" dissi imbarazzata, lasciandomi scivolare dalle mani il bicchiere che ero in procinto di mettere in lavastoviglie.

Lui rise sotto i baffi, sfoggiando il suo sorriso perfetto, illuminandogli quegli occhi marroni che mi avevano ipnotizzata dal primo giorno in cui lo avevo visto.

Aveva un maglioncino nero a collo alto e leggermente attillato, lasciando così intravedere la sua corporatura asciutta e muscolosa che facevo terribilmente fatica ad ignorare.

"Attenzione, che se rompi qualcosa farò la spia col titolare!" disse ironicamente, consapevole del fatto che fossi io la gestrice del posto.

Cercai di ricompormi quanto possibile, odiavo farmi vedere sempre impreparata ed in preda al panico in sua presenza, ma d'altra parte non riuscivo a fare altrimenti, e non avevo più di tanta paura nel mostrarmi per come realmente mi sentivo.

A volte però, avrei voluto imparare ad essere un po' più distaccata e controllata come Chloe, quel poco che bastava per non sembrare un'emerita cretina agli occhi di Max.

"Ti mancavo così tanto, che hai deciso di venirmi a trovare senza preavviso?" chiesi di impulso, cercando di mettermi in modalità "donna cazzuta", che però mi rappresentava ben poco quando si trattava di avere di fronte la persona che mi piaceva.

"Quale versione di me vuoi che risponda?" chiese sorridendo e mimando una specie di sguardo misterioso, che mi strappò subito un sorriso.

"Che intendi?" chiesi, senza provare a nascondere la mia espressione divertita.

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