2. Superman

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Il corso della mattina proseguì con non troppe difficoltà, a parte per il fatto che mi ero versata addosso due succhi di frutta mentre, con tutta la mia solita e innegabile grazia, tentavo di portarli a due bambini seduti insieme ai genitori qualche tavolo più lontano dal bancone. Ma ormai non mi stupivo nemmeno più, era un classico rincasare con qualche macchia varia addosso.

Bel invece non so come facesse, ma era sempre impeccabile e le probabilità che combinasse qualche guaio erano davvero molto basse data la precisione in ogni suo movimento; un po' le invidiavo questo aspetto di sé, ma ripensandoci, una me non casinista e che non rischiasse di urtare la vita altrui ogni volta che emetteva un respiro sarebbe stata un'utopia. In fin dei conti ogni persona è riconoscibile per determinati tratti, ed il mio era probabilmente la sbadataggine, per non dire semplicemente "rincoglionimento totale".

Mi incamminai verso la chiazza di succo che ormai si stava completamente appiccicando sul pavimento per tentare di rimediare al disastro che avevo combinato.

"BEEEEEEEEEL" chiamai, senza ricevere una risposta.

"OOOOOOOOOOH BEEEEEEEEEEL" continuai imperterrita, fino a quando non la vidi sbucare con fare imponente dalla porta che portava allo spogliatoio.

"Non sono arrivata alla prima chiamata perché per un attimo ho pensato che qualche cliente si fosse portato dietro la sua pecorella domestica, il che effettivamente era già assurdo di per sé. Quando poi ho sentito il secondo urlo sono tornata nel mondo reale e mi sono ricordata di avere una mentecatta come migliore amica. Ma ti ci arriva il cervello che non siamo a casa ma in un bar, peraltro il tuo, e non ti puoi mettere a belare come una pecora qualsiasi?"

La guardai con fare colpevole e mi ispezionai intorno, come se mi fossi ricordata solo in quel momento di essere circondata da altre persone e soprattutto di non essere invisibile agli occhi degli altri.

"Hai ragione, dopo vado in punizione nell'angolino ma prima di ciò, mi puoi passare l'alcool, o lo sgrassatore, o qualsiasi cosa tu ritenga sia necessaria per pulire questo appiccicume?"

Si mise a ridere, probabilmente pensando alla mia scarsa dimestichezza nell'ambito delle pulizie, e la vidi sparire sotto al bancone a cercare qualche prodotto da darmi.

Spuntò nuovamente in superficie e la aspettai immobile, mezza accucciata per terra, con la mia spugnetta in mano in attesa che mi portasse l'occorrente per iniziare a strofinare, ma dal suo sguardo capii che probabilmente non aveva intenzione di muoversi e si aspettava che mi alzassi a recuperare lo sgrassatore che aveva adagiato delicatamente sul bancone, il che mi fece stancare solamente al pensiero.

Proseguimmo in questo scambio di sguardi, sicuramente incomprensibili alla percezione degli altri: nei suoi occhi c'era palesemente scritto "non mi muovo per principio, scansafatiche che non sei altro", e nei miei "ti prego, ci ho già messo tanto a fare il piegamento e adagiarmi a terra".

"Oh andiamo Chloe muovi quel culo, ti lamenti tanto di averlo moscio! Fai come se fosse l'esercizio del giorno, che per quel che fai a cose normali, direi che con questo sforzo domani ti sveglierai con il lato B di Nicki Minaj!"

Alzai gli occhi al cielo e mi incamminai verso il bancone puntandole gli occhi addosso, presi lo sgrassatore e prima di rigirarmi dall'altra parte per proseguire con il mio lavoro, decisi di sfoggiarle in pieno viso il mio favoloso dito medio, che non era stato ancora usato nell'arco della mattinata, cosa molto strana, e lui stesso fremeva per essere esposto.

"Specchio riflesso" mi disse con fare da bambina.

"Sì, buttati nel cesso"

"Vaffanculo Chloe!"

"No, vaffanculo te!"

Ci zittimmo per un attimo e scoppiamo a ridere pregando che nessuno ci stesse osservando, perché la scena risultava essere davvero imbarazzante, ma d'altronde era per quei momenti in cui entrambe tornavamo due bambine che amavo tanto Bel.

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