CAPITOLO I.

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- Fermati!-.

- Non avete potere su di me!- urlò il ragazzo, continuando a correre, un lieve sorriso in volto.

Sapeva di essere veloce, sapeva di essere forte, conosceva la strada; non lo avrebbero preso.

Svoltò velocemente in un vicolo.

La pioggia batteva con forza, quasi impedendo la visuale a chiunque ci fosse per strada, ma era normale che accadesse, e il ragazzo era più che abituato a lavorare in quelle condizioni.

E con lavorare... Intendeva principalmente combattere.

Aumentó la velocità della sua corsa, assicurandosi che il cappuccio non gli scivolasse via dalla testa, anche se ormai era certo di essere fuori dalla traiettoria dei suoi inseguitori.

Soddisfatto del suo lavoro, si permise di rallentare leggermente per poter riprendere un po' di fiato.

Dato quanto pioveva, quel giorno per fortuna non c'era nessuno per strada ma... Qualcuno c'era comunque.

Persone talmente povere che erano obbligate a stare sotto la pioggia perché non avevano una casa, o perché la loro casa non era sicura.

Persone che non avrebbero mai potuto vivere in pace, finché fossero rimaste lì; la loro unica speranza era riuscire ad andarsene ma... Senza un aiuto, non era possibile.

Fosse stato per Kirishima, li avrebbe aiutati tutti quanti: ma non poteva.

Non era solo perché anche le sue finanze erano ridotte: lavorava, ma in quel quartiere le paghe non erano alte e i soldi gli bastavano a malapena per sfamarsi compare il necessario per vivere.

Era fortunato a essere stato accolto in casa del suo migliore amico, sopportava volentieri di dover dormire con il cuscino sulla tests per evitare di sentire il casino che faceva con la sua ragazza, così come quello dei loro vicini di casa e amici, perché sapeva che non tutti avevano la fortuna di avere un tetto sopra la testa.

E poi, anche se avesse avuto qualche risparmio o risorsa in più, non sarebbe servito a molto: soldi e una casa erano solo il minimo necessario per vivere.

Quello che serviva a quelle persone era andarsene da quel posto, per sempre, e dimenticarsi di quella vita.

Ma per andarsene non servivano solo i soldi, serviva anche un aiuto esterno, un aiuto che Kirishima non poteva dargli... Non ancora almeno.

Ma un giorno, ci sarebbe riuscito, avrebbe aiutato tutti loro; sarebbe riuscito a portare via da lì tutti quanti, a partire dai suoi amici fino alle persone che non aveva neanche mai visto, ma che se erano lì significava che avevano bisogno di aiuto, e che probabilmente non avevano nessun altro disposto a darglielo.

Era sicuro di voler continuare su quella strada, ormai l'aveva scelta e per quanto fosse dura avrebbe continuato a percorrerla a testa alta, con il supporto di tutti i suoi amici.

L'unica cosa che non gli piaceva, era che nel frattempo poteva fare ben poco; ma sapeva anche lui che esporsi troppo era pericoloso.

Doveva cercare di ignorare ciò che succedeva intorno a lui e...

E fu in quel momento che li sentì: i suoni di una lotta.

Non se ne stupí: nel quartiere in cui abitava, era quasi più strano che non ci fossero risse in corso che il contrario.

Viveva nella parte più povera della città, Kamino era un quartiere parecchio malfamato, e oltre alle risse per i soldi, il cibo e qualsiasi altra cosa utile per vivere, non era raro che persone appartenenti a un ceto più alto comparissero nella zona per sfogare la loro frustrazione sui poveri del quartiere.

KIRIBAKU-POSSO DIRTI IL MIO NOME?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora