KIRIBAKU-POSSO DIRTI IL MIO NOME?

CAPITOLO XI.

- Spero tu ti renda conto della gravità della situazione- affermò Mina; stavano lasciando parlare lei perché, tra tutti, era sicuramente quella che sarebbe riuscita a mantenere quel tono di rimprovero.

Denki e Sero erano molto accondiscendenti nei riguardi dell'amico, mentre Jirou stava ancora metabolizzando bene la cosa, per cui il comando era stato affidato alla rosa.

La ragazza era in piedi, di fronte a Kirishima, seduto al tavolo della cucina dell'amica; gli altri tre erano seduti, ma leggermente a distanza, su ordine di Mina.

- Sì- rispose Eijiro, la testa bassa; era deciso a fare valere le sue ragioni, ma sapeva anche che i suoi amici avevano ragione a essere arrabbiati.

- Adesso ti dirò cosa sembra stia succedendo, Riot. Sembra che una notte, dopo essere uscito da solo andando contro ogni ordine e consiglio che hai ricevuto, tu abbia salvato, altra cosa sconsigliata senza la giusta preparazione, un ragazzo piuttosto figo, che hai portato a casa e curato come se ne valesse della tua vita. Dopodiché, l'hai tenuto con te, cercando di avvicinarti a lui, perché ormai eri stracotto a volevi che cadesse ai tuoi piedi; gli hai lasciato il tuo letto, i tuoi vestiti, e gli hai anche trovato un lavoro. E nonostante tu stia facendo tutto questo per lui, e lui continui a trattarti comunque da schifo, hai deciso di rivelargli qualcosa di segreto che stiamo facendo insieme alla polizia, qualcosa che l'ultima volta che l'abbiamo rivelato a qualcuno che avevi salvato ha messo tutti in pericolo di vita, per non perdere l'occasione di scopare con il primo ragazzo che ti sia davvero piaciuto. Trovi qualcosa di sbagliato in ciò che ho detto?- chiese la ragazza.

Kirishima serrò appena le labbra.

- Lo so, so che sembra che io abbia salvato un ragazzo solo perché non so contenermi, e che adesso non riesca a staccarmi da lui perché è la prima persona a piacermi veramente. Ma credetemi, lui non è il ragazzo che sembra: è vero, tratta male gli altri, è burbero, non ha tatto e comunica a insulti. Ma lo vedete anche voi che ci sta provando, ha cercato di instaurare un rapporto con voi, seppur a modo suo. E ogni volta che mi sono sentito giù, ha cercato di aiutarmi: nonostante il suo tono, le sue parole erano quelle giuste che mi servivano per stare meglio. Non lo dico solo perché sono attratto da lui, non vi metterei mai in pericolo solo per questo; credo davvero che lui sia una brava persona, non ci farà del male- affermò.

- L'ultima volta che hai detto che qualcuno era una brava persona, siamo quasi morti, e non ti piaceva neanche. Come pensi che possiamo crederti con una persona simile?- mormorò Kyoka.

- Tsuki non è lei, sono persone diverse. È vero che non ha fatto molto per starvi simpatico, ma adesso si sta davvero impegnando, giusto?- insistette Eijiro.

- Si sta impegnando con te, Riot, noi ancora non ci fidiamo- dichiaró Mina - l'abbiamo tenuto qui, ma non puoi pretendere che gli raccontiamo tutto da un giorno all'altro-.

- Ma se gli deste una possibilità, vedreste che è una brava persona: anche se fa il solitario e il menefreghista, ci tiene agli altri. Dovete provare a conoscerlo meglio e vedrete che...-.

- L'unica cosa che conosco, che so, è questa- Mina sbatté, leggermente con forza, un plico di fogli sul tavolo - ovvero che abbiamo qui un insieme di nomi di persone, molte le quali non abbiamo potuto salvare, di lugohi e di orari completamente sconnessi tra loro, che se uniti potrebbero salvare la vita a non so quante persone, e su cui lavoriamo da mesi. La situazione sta diventando sempre più critica e il detective non ci appoggerà per sempre: l'ultima cosa che ci serve, è un novellino da tenere d'occhio e da cui guardarci alle spalle perché tu devi fare l'adolescente innamorato. Devi scegliere Riot: o ti prendi cura di lui, o ti concentri sul tuo sogno-.

Sapeva di essere stata dura, ma purtroppo quello non era un mondo semplice, e loro non potevano continuare a rischiare in quel modo: si stavano già esponendo abbastanza, rischiavano la vita tutti i giorni e un problema in più non gli serviva.