L'ombra (capitolo 42)

854 23 7
                                    

Ieri ho incrociato Tayler insieme a Ginny. Con la stessa potenza di un fulmine che squarcia un cielo già annerito, così lo sguardo distaccato di Tayler è stato in grado di incidere crepe profonde dentro di me. In quel momento ho realizzato veramente di averlo perso per sempre. Lei mi ha sorriso e ha fatto per venire verso di me, ma è stata prontamente bloccata dalla mano di Tayler. Ho provato a trattenere le lacrime, ma le sentivo affacciarsi a più riprese, guardavo in alto aspettando che quel momento passasse, ma si è ripresentato così tante volte in quel tragitto che alla fine ho deciso di arrendermi, così, completamente immune agli sguardi inquisitori dei passanti ,le ho lasciate scorrere. Mi sentivo sola, tutto il mio mondo fino a quel momento riconosceva come unico fulcro Tayler, tutto gli ruotava attorno, ero all'interno di quel turbinio che molti chiamano amore. Io preferisco il termine vita, perché per me Tayler è sempre stata pura vita, pura adrenalina. È assurdo come la vicinanza ad una persona possa aiutarti a capire molte cose di te stesso, Tayler è stata quella porta che ha condotto me a me stessa. Ho capito chi sono, ho capito cosa sono in grado di dare, ho capito quanto posso  esser forte e fragile allo stesso tempo.
Presa dal senso di solitudine ho commesso il terribile errore di chiamare Skyler, che ovviamente non ha risposto a nessuno dei miei messaggi. La solitudine è opprimente per le persone come me, si rischia di venir soffocati dai propri pensieri. Purtroppo, non mi sono fermata solo ai pensieri, ma sono passata anche all'azione. E quindi eccomi qui, in pieno stile masochista sono andata a casa di Tayler. Sono qui fuori da forse un'ora a godermi dall'esterno la nuova festa che ha organizzato, proprio non ne vedeva l'ora, evidentemente. C'è un via vai continuo di ragazze sminigonnate e barcollanti, alcune lo abbracciano di continuo e lui ride. È felice.
Appoggio le labbra sul bordo freddo della bottiglia di vino che ho comprato prima di venire qui, chissà se è vero che l'alcool fa dimenticare, ho così tanti ricordi da cancellare che dubito mi basti questa bottiglia da 4 soldi. Per lo meno il vino è fresco e buono, anche se forse berlo senza aver mangiato non è poi una grande idea, per non parlare del fatto che probabilmente dovrò tornare a casa a piedi. Sto per scendere dall'auto quando lo vedo dall'altra parte della strada intento a scrutare la mia macchina. Mi chino immediatamente rannicchiandomi sulle gambe presa dal terrore che possa vedermi, ma goffamente mi verso parte del contenuto della bottiglia sulle scarpe. "Dannazione" dico a denti stretti. La testa mi gira un po', forse mi sono mossa troppo velocemente. Sollevo lentamente lo sguardo e lo vedo allontanarsi con una biondina. Perfetto! Il mio cervello è pervaso da una scarica di emozioni diverse: rabbia, delusione, tristezza e paura mi avvolgono stringendomi fino al punto da farmi quasi mancare il fiato. Mi poggia d'istinto una mano sul petto mentre cerco di regolarizzare il respiro. Inspira, trattieni ed espira, mi ripeto! Apro la portiera che sbatte contro un palo, esco e inizio a camminare. Inspira, trattieni ed espira! Cammino per diversi minuti prima di sedermi su una panchina. La musica si sente anche qui. Appoggio la bottiglia accanto ai miei piedi per poi sfilare il telefono dalla tasca dei pantaloni. So già che me ne pentirò.
"Sei proprio uno strono" digito con le dita tremanti e la vista annebbiata, mi strofino gli occhi sperando che quel gesto possa aiutarmi a mettere a fuoco. "Strozo" cerco invano di correggermi. Ci riprovo. "Stronzo" soddisfatta premo invio per la terza volta. Tamburello irrequieta le dita sulla coscia e i secondi mi sembrano ore. Fisso il display e continuo ad accenderlo ogni volta che si annerisce. Non so davvero come sono arrivata a questo punto, non ricordo qual è stato quel pensiero che, accogliendolo dentro di me, mi ha portato qui, nel baratro della mia anima. Quando ti parlando di questo sentimento profondo, di questo famoso amore, nessuno però ti mette in guardia su quanto sia distruttivo, nessuno ti dice che è invalidante, che ti blocca, che ti rende dipendente, che ti rende debole, che sa svuotarti senza pietà, ti sventra e ti lascia per terra. Solo! È un circolo vizioso...e pensiero dopo pensiero ti ritrovi così.
Le mie pessime riflessioni vengono interrotte da uno strano fruscio appena dietro le mie spalle. Mi volto di scatto, ma vendo solo un parchetto deserto. Devo essere veramente ubriaca. Faccio per afferrare la bottiglia accanto ai miei piedi quando lo risento ancora. Mi giro nuovamente... "Che diavolo vuoi?" urlo, ma non ricevo risposto. Non vedo nessuno ma lo sento, sono certa che qualcuno mi sta guardando, non saprei dire da quale direzione, ma avverto di non esser sola. Continuo a tenere lo sguardo fisso di fronte a me, fino a quando non vedo una figura sbucare da un albero. Il lampione più vicino dista diversi metri e la sua luce arriva flebile qui, è davvero difficile riuscire a capire anche solo se si tratti di un uomo o una donna.
"Non è una bella zona per una ragazzina" dice quella voce tra gli alberi. È profonda e composta.
"Ti diverti a spaventarmi? Non hai davvero niente di meglio da fare?" chiedo mentre la figura avanza verso di me. Un fascio di luce vi si posa sopra.
"Niente affatto, non era mia intenzione, facevo solo una passeggiata" dice lui alzando le mani come in segno di resa.
"Facevi una passeggiata rimanendo appostato dietro un albero?" Lui ridacchia, ora è a pochissimi metri da me. "Chiedo davvero scusa, se vuoi cambio strada, in caso contrario mi siedo anche io sulla panchina. Mi piace fare jogging la sera quando non c'è nessuno e quella è proprio la panchina su cui mi fermo a riposare prima di tornare a casa. Non volevo disturbarti, ecco tutto" dice in tono pacato avvicinandosi lentamente.
"Ah, oddio, chiedo scusa allora. La panchina è abbastanza grande... si sieda pure"
"Gentilissima"
Solo ora mi rendo conto che si tratta di un uomo sulla cinquantina penso, lo capisco dal pizzetto brizzolato che sbuca dal cappuccio enorme che porta, gli copre praticamente mezzo volto.
"Mi scusi pensavo fosse un ragazzino, non volevo esser sgarbata"
"Non preoccuparti, avevo immaginato" risponde poggiando i gomiti sulle cosce mentre con una mano si tira ulteriormente giù il cappuccio.
"Perdoni la domanda, ma ci vede qualcosa?"
Lui ridacchia mentre si passa una mano sulla bocca. "È di mio figlio, direi di si, è abbastanza grande, ma mi piace portarla così" dichiara quasi stizzito.
Il telefono inizia a squillare, nell'afferrarlo mi scivola e cade accanto ai suoi piedi. L'uomo accanto a me lo raccoglie e me lo porge rivolgendomi un sorriso che non riesco a ricambiare.
Mi precipito a leggere il messaggio di Tayler. "Sei ubriaca?".
Stupefacente, quanta arguzia in un uomo solo. "No, assolutamente" rispondo.
Sto per metterlo nuovamente in tasca quando vibra nuovamente. "Ok". Ridicolo davvero.
"Problemi d'amore?" chiede l'uomo accanto a me.
"Me lo sta chiedendo davvero?"
"Direi di si cara"
"Addirittura cara, siamo in confidenza ormai" Lui sorride e si avvicina.
"Va bene" rispondo voltandomi verso di lui "vista la domanda personale, se dobbiamo parlare, almeno si faccia vedere in volto"
"Hai ragione" dice scoprendosi leggermente il viso.
È un bell'uomo, ha un non so che di famigliare, ma non saprei dire dove l'ho visto.
"Noi...insomma...Scusi, ma noi ci conosciamo?"
"Che io sappia no" risponde lui. "Ma torniamo a lei" incalza.
"Già, torniamo a me, cosa vuole sapere? Che sono una stupida romanticona?"
"Non sia così dura con se stessa"
D'istinto mi volto verso casa di Tayler.
"I suoi occhi mi dicono che il ragazzo in questione è il proprietario di quella casa" sussurra lui comprensivo, con un tono quasi paterno, come se mi conoscesse.
"Ha proprio ragione"
"Posso darle un consiglio?"
Non faccio in tempo a rispondere che riprende a parlare. "Non perda tempo con quel Tayler, ha fatto delle brutte cose"
"Cosa? Tayler? Come fa a sapere il suo nome?" chiedo incredula.
Mi sollevo di scatto dalla panchina, lui si risistema il cappuccio della felpa , lo preme sulla testa e si avvicina. Indietreggio e inciampo sulla bottiglia di vino che avevo fatto cadere. L'uomo sconosciuto mi tende una mano. "Chi è lei? Come fa a sapere chi è Tayler?"
"Alzati" dice in tono perentorio.
"Mi risponda" dico tra un singhiozzo e l'altro.
"Torna a casa Elly" sussurra prima di sparire nel buio.

THE PASTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora