Capitolo 19

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“Cooper? Hai per caso iniziato il gioco del silenzio?” dice schioccando le dita sotto al mio naso, subito dopo aver notato questo silenzio di fronte al suo perfetto attacco verbale.

“No…stavo riflettendo…insomma, ok"
"Ok cosa?"
"Ok starò zitta. Se mi garantisci che
smetterò di esser controllata, non dirò altro” preciso.
Tayler accenna un sospiro appena udibile ed io gli sorrido.
“Mi aspettavo una borsa in testa per via di quel che ho detto” ammette poco dopo, ritrovando la pacatezza. Lo guardo portarsi una mano tra i capelli, mentre ripiomba sul mio letto. Si lascia cadere a peso morto, tanto che sono portata a chiedermi quanto ancora possano reggere le vecche travi di legno sotto al materasso.

“Sono stupita anch’io, ma non esagerare”porto l’indice in alto in segno di ammonizione.
In risposta alla mia affermazione fa un piccolo ghigno mentre allunga la mano verso di me, ed io per un attimo mi chiedo dove si poserà... finchè non la sento sul mio ginocchio. La tiene li per un tempo che non so nè quantificare nè descrivere, so solo che la sua presa è calda, e quando la ritrae ne conservo ancora il tepore sulla pelle.

“Ti ricordi quella volta?"chiede subito dopo, cambiando evidentemente discorso.
"Quale?"la voce mi esce stridula, quasi come se le corde vocali, esili e vibranti, si opponessero al suo suono. Corrugo la fronte e mi schiarisco la gola.
"Quando son venuto a portarti il bracciale!"

“Ah si, intendi quando eri ubriaco come se non ci fosse un domani?”rispondo con quel mio tono fastidioso, lo uso tutte le volte che ho intenzione di provocar qualcuno, in questo caso lui. E per un attimo penso che io e Tayler non siamo poi così diversi.

“Eddai non puntualizzarlo come se fosse un crimine. Comunque si,
quando ero così ubriaco da venire fin qui”.
"Touchè" rispondo alzando le mani in segno di resa.
Tayler fa subito un lungo sospiro, mutando
espressione. Deglutisce prima di proseguire“Quella sera ho ricevuto una chiamata a cui, lo avrai notato sicuramente, ho reagito male. Mi avevano avvisato dell’arrivo in città di una persona, una persona da cui non voglio farmi trovare " scuote un pò il capo, accennando un sorriso impacciato"Non fraintendermi, non ho paura di lui, ho paura di me stesso. Ma ora so che ha abbandonato le mie tracce tornando da dove diavolo sia venuto”
Tayler è sempre una scoperta, un secondo prima sbraita, l'istante dopo sfodera tutta la sua serenità e quando meno te lo aspetti ti lascia entrare nella sua vita, anche solo per poco, anche solo di sfuggita, ma lo fa.
Parla a bassa voce, come se stesse parlando a sé stesso, più che con me.

“Non avevi detto che non dovevo saper altro?”.
Sono confusa. E’ così volubile che non riesco a stargli dietro. Vorrei chiedergli di più, è ovvio, ma non lo faccio. Per qualche assurdo motivo, la mia lingua ha deciso di non indagare.

“Cooper. Noi due dobbiamo mettere una regola: non devi mai farmi domande! Sei
snervante con la tua retorica da avvocato” dice ridendo “Te ne ho
parlato solo perché sono certo che ti sarai chiesta parecchie volte il motivo di quella reazione”.
"Sicuro?"chiedo in un sorriso.
"Cazzo Cooper, non mi giustifico mai con nessuno. Dacci un taglio" dice corrugando la fronte mentre si passa la sua solita mano tra i capelli. Non so per quale buffo motivo, ma mi piace stuzzicarlo. Ha bisogno di rimaner al di sopra di tutti, freddo e menefreghista, il che è fastidioso, ma in questo momento mi piace.

Abbozzo un sorriso, forse anche un po' compiaciuto per il fatto che
lui si sia lasciato andare ad una piccola confessione e tutto solo per saziare
la mia, ammetto infantile, curiosità.

Non so da quanto tempo siamo in silenzio, ma è abbastanza da sentirne tutto il peso. Tayler sembra caduto in una qualche strana ipnosi, rimane steso sul letto senza contrarre un muscolo, ed io non ho il
coraggio di dirgli che sono talmente scomoda nel mio angolino che a stento sento le gambe.

“Ora dovrei dormire” dico timidamente, scuotendogli il braccio adagiato
sulla coperta. Non voglio che vada via, non mi dà fastidio averlo qui, ma sono davvero esausta. Da quando sono qui ho avuto solo serate pesanti e mattinate pensierose.

“E’ per caso un modo carino per dirmi di andar fuori dalle palle?”

Sorrido alla vista della sua espressione falsamente imbronciata.

“No, è un modo carino per dirti che ho sonno e che tu devi andare a
casa tua, così potrò riposarmi” proferisco mentre scendiamo dal letto.
Lui raccoglie rapido il giubbino ancora posato sul pavimento, per poi guizzare
fuori dalla camera. Sto per chiudere la porta quando il suo piede me
lo impedisce.

“Ah Cooper, ricordati di evitare di parlare a chiunque di me, non farlo nemmeno con il tuo biondino”

“Biondino?”sbotto.

“Skyler. Ti è familiare questo nome? Te lo sei limonato alla festa, ricordi?”.

Ecco un classico esempio di frase pungente. Odiosa, ma che riesce a
riempire di sapore, seppur amaro, una conversazione. Quando guardi
Tayler non puoi fare a meno di chiederti come sia possibile che una
persona possa esser tanto affascinante, partendo anche solo da quel suo
pomo d’Adamo così visibile e dalla sua mascella ben delineata e
marcata. Ma Tayler non è solo questo, quando hai un confronto con lui senti
costantemente crescere una sorta di nervosismo ad ogni sua risposta,nervosismo che si contrappone alla sua piacevole figura. Le sue provocazioni mi producono una strana e agitata vibrazione, l'avverto qui, all'altezza dello stomaco; vibrazione che è positiva proprio perché è una vibrazione: lui ti dà emozioni, ti fa sentire viva con tutta la sua arroganza. Non so come spiegarlo, ma Tayler sa come metterti alla prova: ti sfida a sfidarlo!
Ed ecco ritornare la mia ammirazione verso una medaglia dalle due differenti
facce, dove l’una sembra non c’entrar nulla con l’altra. Si, in un modo contorto sto cercando di dire che lui è quella medaglia!
"E tu ricordi tutte quelle che ti sei portato a letto?"
Si porta le mani in tasca scuotendo il capo mentre un sorriso sincero si fa spazio sul suo volto.
"No, infatti ho un'agenda sempre a portata di mano così da poter annotare i loro nomi tutte le sere" si appoggia allo stipite della porta " con accanto un voto da 1 a 10 ovviamente"
"Tayler sei disgustoso" dico pensando che, nonostante la sua voglia essere un'esagerazione, i voti li dia davvero.
"Ti svelerò i nomi delle migliori solo quando tu imparerai a metterti il mascara".
Sento un piccolo ghigno uscirgli dal petto. Poi batte per due volte il palmo contro il muro, leggermente e senza cattiveria, e subito dopo mi rivolge uno strano cenno del capo. Credo che questo sia il suo saluto, freddo e distaccato, ma originale. Si allontana lentamente, passandosi una mano dietro la nuca. Per qualche secondo rimango li ad aspettare, con la convinzione che lui possa voltarsi, invece continua a camminare con le sue  spalle dritte e larghe. Questo incedere mi ricorda tanto la prima volta in cui ci siamo visti, quando raggiungeva me e Ginny con passo deciso e un'espressione annoiata negl'occhi.
Come una lampada che all'improvviso si illumina, cosi un pensiero si accende dentro di me: adoro questo gioco di parole che c'è tra noi, mi lascia un brivido dentro, oltre ad una sensazione di incertezza dovuta al fatto che non riesco mai a prevedere l'evolvere di un discorso. Vorrei dare un nome alle mie emozioni e sensazioni, ma a volte è giusto lasciar correre senza catalogare le cose, senza catalogare la vita.

Se il capitolo vi è piaciuto fatemelo sapere con una stellina o un commento ❤

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