Capitolo 11

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Rimaniamo in questa posizione non so per quanto tempo, ma di certo è abbastanza per permettermi di sentire il suo profumo imprimersi sulla mia pelle. Ho concesso ai miei pensieri la libertà di fluire, senza porre alcun freno. Ho concesso loro il privilegio di esprimersi, ma sono così dannatamente rumorosi da non riuscire ad ascoltarli, sono violenti come uragani e troppo diversi tra loro. Appaiono come voci accavallate le une sulle altre,incomprensibili.
Si avvicina, ed io smetto di pensare. Il cuore tamburella contro il mio petto, tormentandolo.
Sento il suo fiato sbattere rumorosamente sulle mie labbra rosse.

Elly ok, siamo tu ed io, tu ragazza in preda agli ormoni ed io parte attualmente razionale. Allontanati, allontanati da lui, bisbiglia la mia coscienza in quello che sembra essere molto più di un consiglio
sensato. È come se la mia vocina interiore mi stesse aprendo una porta verso la salvezza, eppure io la chiudo, rimanendo nell'oscurità e nell'incertezza della mia scelta. Ma perché? Perché mi comporto da
sciocca? È tutta colpa di questo maledetto macigno che porto addosso e che si oppone ad ogni movimento. Ma poi, questo macigno cos'è realmente? Forse il mio istinto di cacciarmi in situazioni difficili?
Forse la folle convinzione di poter capire chi ho di fronte? Senza rendermene conto, inizio a mordicchiarmi l'interno della guancia. Evidentemente la parte razionale di poco fa deve avermi abbandonata,
perché le mie mani d'istinto si aggrappano ai suoi polsi, mentre le sue continuano a stare sul mio viso. Si avvicina ancora di più, così tanto che se solo sporgessi le labbra,
toccherei le sue, che sembrano invitarmi a compiere quel peccato. È mai esistito peccato più dolce di questo? Dove sei coscienza? Perché mi hai abbandonata? Dimmi di non farlo, urlami che tutto questo è sbagliato. Fammi sentire male per esser così vicina a lui, mentre Ginny è a pochi metri da noi, seduta ad un tavolo. E ti prego coscienza conduci il mio cuore da Skyler. Nel pieno del mio tormento emotivo lui si sporge ancora di più, per poi soffiarmi sulla guancia che avvampa d'imbarazzo.
"Avevi una ciglia "dice allontanandosi da me all'improvviso.
"Io? Cosa?" chiedo portandomi la mano sulle labbra, come per
nascondere l'intenzione che esse stesse avevano fino a poco fa.
"Avevi una ciglia" ripete con tono divertito, prima di scoppiare a ridere, come se io stessa fossi per lui solo una grande barzellette. Se c'è una cosa che non sopporto è che qualcuno si prenda gioco di me!
Le mie labbra, che prima erano sul punto di accogliere le sue, ora
ardono di un altro tipo di fremito. Ovvero quello di vomitare quante e più parole possibili. Di quale tipo di parole si tratti, non è difficile immaginarlo. La rabbia partorisce mille insulti e senza alcuna remora li scaglio addosso a Tayler, con tutta la forza che posseggo. Lui, maledetto. Li accoglie senza subirne il colpo, alcuni invece, li
schiva abilmente. Stile Matrix. Altri ancora li frena per poi rilanciarmeli addosso.
Nell'aria parole che volano!
Più ride di me, più il mio cuore pompa rabbia nelle arterie,più ride di me, più la sua figura si circonda di odio mentre la mia brucia nella vergogna. Mi guardo attorno cercando qualcosa da buttargli addosso, d'istinto mi dirigo verso il lavandino. Ma proprio in quel momento ecco che la mia parte razionale fa ritorno. La sento aprirsi un piccolo pertugio in quella che ormai è la mente di una ragazza dai pensieri confusi, è qui con me per dirmi semplicemente di uscire dal bagno. Ed io decido di ascoltare, si le do retta, ma lui si
para di fronte a me, con le spalle contro la porta, impedendomi di accedere all'uscio. Eccomi quindi tornare sui miei passi, eccomi aprire il lavandino.
"Che fai piccoletta?"chiede lui mentre i suoi denti scintillano sotto questa luce a neon. Si dirige verso di me. Meno di un metro ci divide.
Non rispondo e con le mani riunite in una sorta di coppa raccolgo quanta più acqua esse siano in grado di contenere. Senza concedermi alcun pensiero a riguardo, gliela lancio addosso, bagnandogli la
maglia bianca, che ora aderisce alla sua pelle.
"Adesso chi ride?"dico soddisfatta.
Tayler guarda le gocce scivolargli addosso, per poi posare i suoi occhi nei miei che all'improvviso cambiano espressione. Passano dal risentimento al
divertimento. Un istante dopo i nostri sorrisi fanno capolino, all'unisono.
Continuo a far così ancora un paio di volte, ma mi fermo quando lui cerca di bloccarmi. Al che indietreggio, scivolando però sull'acqua finita per terra. Lancio un piccolo urletto, quasi impercettibile. Probabilmente si tratta più di un sussulto. Le sue mani afferrano le mie braccia rimettendomi in piedi per un secondo. Poi mi solleva.
"Hai fatto abbastanza danni per stasera" dice lui portandomi sulla spalla come se fossi un sacco. Si dirige con passo felpato verso una porta che affaccia sul retro del locale, mentre le mie braccia penzolanti gli sfiorano la schiena. Una volta all'aria aperta vedo seduto sul marciapiede un barbone dagli occhi tristi, occhi il cui
sguardo, dopo essersi posato su di me, inizia ad esprimere terrore.
Ha una lunga barba grigia, pochi capelli, la pelle bianca come neve, costellata da piccole macchie, tipiche di una persona anziana.
"Dove la portate ragazzo?" urla scattando in piedi per poi aggiustarsi sul capo il buffo cappello che fino a poco fa stringeva tra le mani.
"Non si preoccupi, è tutto sotto controllo. Questo qui" dico indicando la schiena di Tayler "è solo uno psicopatico".
Dopo aver svoltato l'angolo finalmente sento il terreno sotto le suole delle scarpe.
Ogni tentativo di tornare verso il locale fallisce miseramente, del resto chi altro, forse meno sciocco di me, avrebbe mai potuto credere di vincere contro questi muscoli guizzanti? La sua figura
imperiosa si staglia di fronte a me, senza concedermi libertà di scelta.
"Noi ora ce ne torniamo a casa" dice sistemandomi una ciocca di
capelli dietro l'orecchio.
"Noi ora cosa? Tayler... ma ti sei mai fatto visitare da uno bravo?"chiedo adattandomi a quella situazione ineffabile.
"Vuoi davvero tornare la dentro?" chiede serio. Sebbene io rimanga in silenzio, sono pronta a giurare che a parlargli
sia stata la mia espressione.
"Quindi dai, monta su" dice confermando la mia ipotesi. Lo vedo aprire il piccolo bauletto della moto parcheggiata proprio accanto a me, cavandone poi due caschi neri.
"Mettilo" ordina.
Eppure qui il problema non è tanto indossarlo, quanto allacciarlo.
Smanetto sotto il mio mento cercando di far combaciare i due laccetti.
Lo vedo guardarmi curioso mentre le sue sopracciglia si uniscono regalando al suo volto un'espressione corrucciata.
Si avvicina per aiutarmi. Le sue dita sfiorano il mio collo ormai raffreddatosi. Mi abbassa la visiera e afferrandomi per i fianchi mi solleva, per poi posarmi sulla moto che inizia a barcollare sotto il mio peso. Prende posto anche Tayler, le mie gambe aperte dietro di lui ne accolgono il busto, ed il mio petto è troppo vicino alla sua schiena ricoperta dalla pelle nera del giubbino. Inclina il suo capo prima da una parte e poi dall'altro, come per farlo scrocchiare.
"Piccolina faresti meglio a tenerti" proferisce lui divertito.
"Non ho intenzione di toccarti" dico.
"Come vuoi! Ma se cadi giù io non torno indietro a raccoglierti. Oltre che maldestra sei anche testarda"
"Lo sai vero che non sei obbligato a sopportare la mia compagnia?" rispondo con un tono di acidità impossibile da non notare. Non riesco a vedere il suo volto, ma sono sicura che abbia fatto un piccolo
ghigno. All'improvviso sento levarsi dietro di noi delle urla.
"Elly sei tu? Rispondimi. Elly?" Dannazione . Skyler.
"Vai vaii" dico mentre lui inizia a correre verso di noi, continuando a chiedermi se fossi veramente io. Grazie Dio, grazie per aver creato la notte, grazie per aver reso nostro alleato il buio.
Proprio in quel preciso istante una strana sensazione mi piomba addosso.

Ora tutto si smuove!
Che ne pensate? Lasciate la solita stellina se il capitolo vi è piaciuto e se avete qualcosa da comunicarmi fatelo pure 😚
Alla prossima tesori

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