Capitolo 12

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Avvolge le dita sul manubrio e solo ora noto le vene pulsanti percorrergli il dorso delle mani.

Accende il motore che inizia a rombare nelle mie orecchie. Lo sento anche scoppiettare
sotto di me.

Appena partiamo una strana forza mi spinge all'indietro, lo fa con
un'irruenza tale da costringermi ad avvolgere le braccia attorno ai
suoi fianchi. Così lui, per la millesima volta in una sola serata, si
abbandona ad una sonora risata.

I lunghi capelli ondeggiano ogni volta che imbocchiamo una nuova strada, per poi
sfrecciare su di essa; si muovono ogni volta che la moto si inclina per compiere una curva, e non posso far a meno di notare come il suo ginocchio sfiori il cemento, senza mai toccarlo.
Poi un'improvvisa impennata mi soffoca il respiro. Non sono certa di urlare,
sento solo l'adrenalina invadermi le vene, le inonda rapida, rapida
come rapidi siamo noi due, qui sopra, questa notta.

Le case sembrano muoversi, come se il loro intento fosse quello di afferrarci in
questa corsa verso l'ignoto. Scorrono veloci accanto a noi, ed io le vedo a
malapena.
La sua moto tuona così tanto da appannarmi i
sensi, sento solo questo rumore stridere contro i miei timpani.

"Urla" grida lui all'ennesima curva.

"Cosa?" chiedo allettata dalla proposta ricevuta. Uno scintillio di eccitazione appare nel mio sguardo, anche se non lo posso vedere, sento che è così.

"Urla, cazzo." dice per poi liberare i suoi polmoni nel vento. La voce roca si perde nell'aria. La stessa aria che sbatte irruenta contro di noi,
graffiandoci nell'oscurità della notte.

Sento il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi ritmicamente. Adesso una cosa è certa: lui è pazzo, ma mi ha appena convinta ad assecondarlo.

Cosi abbandono la presa attorno ai suoi fianchi per poter allargare
le braccia. Mi sembra di volare. Inclino leggermente il capo e dopo aver chiuso gli occhi mi lascio andare in un grido liberatorio. Ora le nostre voci sono assieme, sfrecciano
con noi. Si perdono dietro le nostre spalle, ma non sono sole, perchè raggiunte da
nuove urla, sempre più vere, sempre più forti.
Le ruote graffiano l'asfalto, sfregano contro esso in un gemito
adrenalinico.

Sono così euforica che per un secondo mi dimentico di esser scappata
dal locale. E una domanda mi assale: ma ora, il panino chi lo pagherà?
Sorrido tra me e me per la sciocca preoccupazione, come se la cosa più grave di tutto ciò fosse quella. Mi sento così leggera e spensierata che senza farci caso ritorno ad abbracciare il busto di Tayler. I palmi aperti contro i suoi addominali, così virili da sentirli anche attraverso la maglietta.
All'improvviso sobbalzo. La moto si arresta e il respiro si fa pesante alla vista di una macchina nera dietro di noi.
"Maledetti. Lo sapevo" sento dire a denti stretti da Tayler.
Lo urla più volte e avverto in quel tono un non so che di preoccupazione.
Non so chi siano, ne cosa vogliano, ma tutto questo mi agita. Iniziano a suonare il clacson mentre ci restano alle calcagna. Sono veloci, ma noi lo siamo di più, tanto che una curva troppo audace rischia di farmi cadere.
"Tieniti Cooper. Stringimi e chiudi gli occhi" ordina lui.
Corriamo nella città come se fossimo in fuga da non so cosa. Poi mi volto, e loro non ci sono più.

La moto si arresta di fronte al mio dormitorio. Vedo il suo piede
toccare terra mentre la sua voce mi ordina di scendere.

Quando mi sfila il casco ho le ginocchia tremanti e il cuore che corre
ancora, come se non avesse capito che ci siamo fermati. La testa
mi gira così tanto che per un secondo barcollo sul posto.
"Cos'è successo? Perché ci hanno seguiti?"sibilo.
Degludisco come per mandare giù la nausea procurata da queste mille emozioni.
"Non sono affari tuoi"
"Invece direi di si" mi esce in un grido disperato.
"Cooper basta! Non puoi sapere tutto, ci sono cose lontane da te e che tali devono restare " dice quasi in forma di rimprovero.
Probabilmente è davvero meglio rimanere all'oscuro di tutta questa faccenda. La mia coscienza si fa di nuovo largo dentro di me, è tornara solo per dirmi che non è ancora giunto il momento di indagare su quanto accaduto. Poi scompare ancora.

Sento qualcosa vibrarmi addosso. Afferro il telefono.
Skyler.

"Elly?" urla lui dall'altro capo. Non so cosa rispondere ed il panico
mi serra la gola.

"Dove sei Elly? Cazzo rispondi." Sbraita.

"È tutto ok" riesco a dire con un filo di voce mentre mi porto una mano sulla guancia, come per autoconsolarmi.

"Non ti ho chiesto come va, ma dove sei!"

"Non stavo bene, e sono tornata a casa" giustifico inventando la risposta di
sana pianta.

"Ma mi prendi per il culo? Cazzo lo so che menti. Sei da sola?"chiede.
Nonostante riesca ad avvertire il suo tentativo di recuperar la calma, non posso far a me di ringraziare il cielo per esser molto distante da lui.

Sto per rispondere quando Tayler afferra il telefono chiudendo la chiamata, come se fosse nella posizione per poterlo fare. Ma qualcosa, chiamiamola pura intuizione, mi suggerisce che è proprio così!

"Sei forse impazzito?"chiedo scioccata.
Lui mi fissa e il suo sguardo è abbastanza eloquente da dirmi che non gliene importa nulla di me e Skyler.

"Cosa mi hai fatto fare? Oddio non ci credo. Non posso averlo lasciato
li solo". Il senso di colpa inizia a bussare, allontanando ogni altra
emozione.

Un secondo dopo suona anche il suo di cellulare.

"Ginny" sussurra ignorando la chiamata. Mi passo le mani tra i
capelli, mordendomi il labbro nel pieno dell'agitazione. Faccio per sedermi sul marciapiede, ma poi ci ripenso e mi tiro su di scatto. Ripeto questa
confusa azione per un paio di volte. Non so nemmeno io cosa fare.
Penso a cosa dirà Ginny e a cosa dovrò rispondere io.
Lui non mostra il minimo segno di turbamento, rimane in piedi, con le mani nelle tasche, lo sguardo fisso e quasi annoiato per quello che, scommetto, definirebbe un mio patetico teatrino.

Non so come possa esser cosi calmo, io mi sento esplodere. È come se quella chiamata mi avesse portata con i piedi per terra rendendomi sciocca persino ai miei stessi occhi. Per non parlare di quell'inseguimento il cui pensiero mi fa ancora ammattire.

Restiamo in silenzio per un tempo indefinito. Non riesco a parlare. Ora sento tutto il peso di questa
situazione, mi schiaccia premendo sopra le spalle. Poi la sua voce mi riscuote.

"Non devo farmi trovare a casa Elly" dice mentre il suo volto si
incupisce. Forse non l'ho mai visto così tanto serio, e oserei dire
anche preoccupato.

"E dunque cosa vuoi da me?" chiedo riprendendo il possesso delle mie
facoltà, mentre il mio battito decelera.

"Dormo da te, non ti tocco tranquilla" dice in modo inespressivo dirigendosi verso il viale che conduce al dormitorio.

Lo rincorro per poi afferrargli il braccio. Lui si gira guardandomi in cagnesco.
"Ne ho abbastanza di te. Fammi stare qui solo per una notte e poi non ci vedremo più" dice alternando lo sguardo tra me ed il vuoto. I suoi occhi chiedono silenzio, ma la sua espressione rivela la consapevolezza che non potrà averlo, non da me per lo meno. Se fossi furba (da notare il se) sicuramente non lo sfiderei, sicuramente non avanzerei domande, ma io sono così e
ho voglia di sapere. Devo appagare la mia stupida e sfacciata curiosità. E poi, detto in piena sincerità, se fossi davvero furba non mi troverei in questa situazione.

"Dimmi perché!" sussurro.

"Devi farti i cazzi tuoi Cooper" sbotta liberandosi dalla mia presa, ma io lo
riafferro prontamente.

"Tu non vai da nessuna parte. È stato per così dire divertente, ma ora ogn'uno torna
nella propria camera" concludo prima di sorpassarlo.

"Guarda che lo faccio anche per te. Tu non sai...Ti conviene darmi retta
senza far troppe domande" grida alle mie spalle.

Decido di ignorarlo e con passo deciso mi muovo verso il viale, ormai sono vicina, sono quasi arrivata, vedo il portone proprio di fronte a me.

Ma all'improvviso le parole di Tayler rimbombano lente nella mia testa, e lo fanno proprio nel momento in cui vedo muoversi nell'ombra quattro figure massicce ed imponenti. Il respiro si fa violento e inalo così tanto ossigeno che
mi dà letteralmente alla testa, le gambe indietreggiano non appena vedo le loro avanzare verso di me. Socchiudo la bocca, preparando la mia gola ad accogliere un urlo.

Cerco di metter a fuoco i loro volti, ma sono...sono...come coperti.

È assurdo, non può essere.
Una lacrima mi riga il viso.
"Tayler". Il suo nome esce in un sussurro.

Non so voi, ma questo è il mio capitolo preferito, per ora 😊🤔

THE PASTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora