Capitolo 41 (la parola a Tayler)

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È come se stessi rivivendo le stesse emozioni di quella sera. La felicità di me e Cloe nell'avere casa tutta per noi, nello scoprire la nostra intimità per la prima volta. La sua voce calda che giurava di amarmi. Poi un rumore. Mi sembra di sentire qualcuno entrare in casa anche ora che sono su questo divano, il ricordo è vivido, nonostante abbiano detto che ero troppo sotto shock per ricordare esattamente tutto. Ma quella sera non eravamo soli. Lui era li. Ubriaco e arrabbiato per chissà quale motivo. Cloe si era addormentata su di me e si è accorta della sua presenza solo quando imprecando ha spalancato la porta. L'ha afferrata per i capelli buttandola per terra, quanto a me non ho avuto trattamento migliore.
Sapevo che ci avrebbe picchiati, l'ho pregato di lasciarla andare, di prendere me, di prendermi e fare tutto quel che gli passava per la testa, ma di lasciare lei, la mia Cloe. Lei che vedeva la bontà in chiunque, che era delicata come un piccolo fiore appena sbocciato, bisognava averne cura. Trattarla con lo stesso amore con cui lei si rivolgeva al mondo.
La mia Cloe.
La sentivo urlare il mio nome mentre lui mi prendeva a calci, i miei sensi erano annebbiati, ma la sua voce mi teneva cosciente, la preoccupazione di quel che le sarebbe potuto accadere mi manteneva sveglio. Non potevo lasciarla, dovevo prendermi cura di lei. Ha tentato più volte di aiutarmi. Ma a me non importava perché ero pronto ad incassare ogni tipo di colpo. Non avevo più voce, ma il mio cuore urlava "Lo vedi Cloe quanto ti amo?". Non mi opponevo per paura che si stancasse prendendo lei. Io ero pronto a morire. Vomitavo sangue e più volte ho rischiato di strozzarmi. Poi mi ha trascinato verso le scale. Avevo capito cosa voleva farmi. Lei ha gattonato tremando verso di me, mi teneva per mano. Avevo i suoi capelli sul mio volto e le sue lacrime si mescolavano alle mie inumidendomi le ferite gonfie e violacee.Ricordo di averle sorriso. Le ho chiesto scusa. Scusa dolce Cloe. Scusa anche adesso perché tu hai pagato il prezzo. Scusa perché non ho fatto abbastanza. Quella bara dovrebbe essere la mia. Dolce Cloe.
Lui mi ha sistemato a ridosso del primo gradino. Così Cloe si è lanciata addosso in mia difesa. Io ne ho approfittato per tirarmi su aggrappato alla ringhiera, ho provato ad aiutarla. Ma nessuno di noi poteva fermarlo quella sera.
Teneva stretta Cloe per i capelli mentre usava il peso del suo corpo per rompermi la caviglia. Ed ecco il turno di Cloe. La guardavo negli occhi e lei guardava me mentre lui la teneva in bilico sul primo gradino di quella maledetta rampa di scale. Aveva paura e coraggio allo stesso tempo. La faceva dondolare tenendola per le mani, torturandola in quell'attesa straziante, poi gliele lasciò...Quelle stesse mani le ho tenute io per i due giorni a seguire fino al suo ultimo battito. Ed in quel momento anche il mio cuore morì con lei.

Per me questo capitolo è forse il più importante perché ci ho messo molta passione e ho cercato di rendere quanto più realistico il racconto. Fatemi sapere che ne pensate

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