«Allora, Pess! Dove ci porti domenica sera a mangiare?» chiese Loca a Matteo quel mercoledì, mentre eravamo a fare merenda a casa di Benni e Fede a Torino.
Sì, era una situazione un po' anomala essere lì a quell'ora del pomeriggio, però quella settimana avevamo dovuto saltare la nostra solita cena del martedì perché era il compleanno del papà di Matteo, quindi, per vederci comunque ogni settimana come ormai era tradizione, avevamo optato per una merenda quel pomeriggio. Per me è Matteo era un po' una sfacchinata fare avanti e indietro nel giro di poche ore, ma in realtà ormai eravamo talmente abituati che non ci pesava più di tanto.
Dopo quella domanda di Loca il mio fidanzato si guardò intorno spaesato.
«Perché dovrei portarvi fuori a cena?» chiese «Non è il mio compleanno» fece notare.
Loca e Fede si guardarono scuotendo la testa e poi si voltarono per guardare male Matteo.
«Domenica alle 15.00 siamo qui per la partita, quindi poi direi che restiamo anche per cena. Sei tu il padrone di casa, quindi…» gli spiegò Fede con aria ovvia «Dove ci porti a mangiare?» chiese poi, facendo un sorrisetto innocente.
Matteo alzò le sopracciglia e si voltò verso di me.
«Non cercare aiuto nella Ceci» lo rimproverò Loca «È un patto che abbiamo fatto all'inizio della nostra amicizia» aggiunse.
A quel punto Matteo aggrottò le sopracciglia confuso.
«E dai, Pess! Ma non ti ricordi proprio niente!» si lamentò Loca scocciato.
«Veramente, a giudicare dalla sua faccia, questo non lo sapeva neanche Fede» si difese Matteo.
Loca si voltò verso Fede, che in viso aveva la stessa esatta espressione di Matteo. Una volta notato, Loca fu costretto a sospirare, alzando gli occhi al cielo.
«Va beh, questa potrei essermela inventata» ammise «Però…» stava iniziando a dire poi.
Ma venne interrotto da Matteo.
«Sì, sì Loca. Vi porto a mangiare fuori» disse alzando le mani in segno di resa «Andiamo nel nostro locale preferito» annunciò poi, facendomi un sorrisetto tenero.
Sorrisi anche io, mentre Loca batteva il cinque a Fede, fiero che il suo piano avesse funzionato.
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Quella domenica pomeriggio arrivò più velocemente del previsto, e io, Thessa e Benni eravamo già sedute sui seggiolini delle gradinate dello stadio di Monza, insieme, ovviamente, a mio fratello Filippo. Non poteva di certo perdersi una partita della Juve nello stadio più vicino a casa che avessimo mai avuto.
«Sorellina, non ti senti un po' in soggezione a essere seduta in mezzo a tre juventini?» mi chiese proprio Filippo durante il riscaldamento dei ragazzi in campo.
Io mi voltai a guardarlo con le sopracciglia alzate.
«Come se fosse la prima volta» dissi «E comunque, tecnicamente loro non si possono definire juventine. Vogliono che la Juve vinca solo perché ci giocano i loro mariti» feci notare «Così come io voglio che vinca il Monza, anche se il mio cuore rimane rossonero» aggiunsi, alzando le spalle con innocenza.
Filippo sembrava perplesso, non so esattamente per cosa, visto che il mio ragionamento era chiarissimo, ma comunque, vedendo Benni e Thessa annuire divertite, si convinse, o per lo meno lasciò cadere l'argomento.
«Sì, tra poco inizia la partita e papà inizia a giocare, stai tranquillo» disse a un certo punto Thessa, posando lo sguardo e una mano sul suo pancione, che cresceva sempre di più.
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I Girasoli di Van Gogh 3 //Matteo Pessina
Fanfiction"Avanti e indietro. Avanti e indietro. Tutta la vita, tutti i giorni, tutte le ore. Avanti e indietro. Avanti e indietro" Esattamente così è la mia vita, così come lo è quella di tutti. Ed esattamente così è anche la mia relazione con Matteo, come l...