26.03

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Torno un po' più tardi perché faccio un salto dai miei 🤍

Questo messaggio mi era arrivato una sera da Matteo, poco dopo l'orario in cui finiva gli allenamenti.

Per la precisione era il 26 marzo, e dopo aver letto quel messaggio di mio marito iniziai a pensare al motivo per cui sarebbe potuto dover andare dai suoi.

Di sicuro non era il compleanno di nessuno dei due, e neanche il loro anniversario.

Ma quindi?

Perché andava a trovarli prima di tornare a casa?

Insomma, non che non potesse, ma era un po' insolito da parte sua.

Sapevo che non gli piaceva disturbarli la sera, e sapevo anche che, essendo uno di quei giorni in cui finiva gli allenamenti dopo l'orario di cena, correva a casa il più velocemente possibile per fare anche solo cinque minuti di coccole a Ginerva.

Ho già detto che ormai era una tradizione per loro farsi le coccole prima di andare a dormire, e sembrava quasi che Matteo non riuscisse ad addormentarsi senza anche solo una minima dose di coccole da sua figlia.

Quella sera però sembrava esserci qualcosa di più urgente a casa dei suoi, e quindi pensai che sarebbe tornato a casa con la consapevolezza che non avrebbe potuto fare le coccole a Ginevra, perché lei sarebbe stata già a letto.

Ma non andò esattamente così.

«Ciao, amore» gli dissi quando lo vidi varcare la soglia di casa, preparandomi a ricevere il mio bacio di saluto.

Cosa che però non successe.

«Dov'è la Ginny?» mi chiese infatti Matteo, bloccandosi a metà del salotto.

«A letto» risposi io.

«Ma... e le nostre coccole?» chiese lui.

«Amore, stasera non è possibile farvele. Sei tornato troppo tardi» gli feci notare io con calma.

Matteo si guardò intorno spaesato, prima di puntare gli occhi nei miei. 

Le sue iridi color cioccolato erano spentissime.

«Non è possibile, io ho bisogno delle sue coccole» disse.

«Teo, stasera no» ripetei io.

«No, no, no... io ne ho bisogno, Ceciu» ribatté però lui «Vai a svegliarla, ho bisogno delle coccole» aggiunse, con un livello di disperazione nella voce che mi spezzò il cuore.

Poi iniziò ad avviarsi verso le scale che portavano al piano superiore, dove Ginevra stava già dormendo beata.

Io a quel punto mi alzai e mi misi di fronte a lui per bloccarlo.

«Teo, non posso svegliarla per delle semplici coccole» gli dissi «Per stasera dovrai accontentarti delle mie» aggiunsi con un sorrisetto tenero e alzando le spalle con innocenza.

Matteo però non aveva decisamente voglia di ridere.

«Ceciu, ne ho bisogno, ti prego...» iniziò a dire, ma gli si ruppe la voce prima che potesse finire di parlare.

Io lo guardai spaesata.

Cosa stava succedendo?

«Amore, va tutto bene?» gli chiesi avvicinandomi e mettendogli una mano su una guancia.

Matteo mi guardò per un attimo, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime e lui scuoteva leggermente la testa.

«Teo...» provai a dire io, ma si ruppe la voce anche a me, nonostante fossi ancora confusa.

I Girasoli di Van Gogh 3 //Matteo PessinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora