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«è come se avessi la sensazione di star perdendo qualcosa, di essere sul punto di un crollo» confesso guardando Fabio steso sul divano con il capo posato sui morbidi cuscini di quest'ultimo. Dopo tanto silenzio avevamo iniziato a parlare, era da tanto che non ci concedavamo un momento così, silenzioso e tranquillo. Era da tanto che noi stessi non lo eravamo.

«che tipo di crollo?» chiede abbassando lo sguardo verso di me, seduta a terra di fronte a lui, alzai le spalle e posai le mani sulle caviglie stringendole
«ho paura che sia tutto troppo sotto controllo»
«sono paure infondate amore» porta alle labbra la sigaretta accesa qualche minuto prima

«ma se ci sono un motivo c'è»

«e come pretendi di trovarlo se ti rifiuti a parlarne?»

«ma lo sto facendo, ora, con te»

«non basta Marghe, non basta, perché tu lo stai facendo adesso e poi, tra poco, farai annegare tutto ciò che hai dentro in qualche angolo remoto del tuo inconscio dimenticandoti della sua esistenza, credendo che sia tutto così ma non lo è. È sempre stato così, soffochi il dolore, impari a galleggiarci sopra. Come fai? Io non riesco»

Rimango in silenzio, accusando il colpo, era una delle cose che non avevo mai pensato. Davvero annego il dolore tanto da imparare a gallegiarci sopra? Come ha fatto ad accorgesene lui e non io, ideatrice di ciò che, probabilmente, mi devasta all'interno.

«comunque ci pensi mai? Sono mesi che non stiamo così, tranquilli»

«sono stati mesi molto turbolenti ultimamente - annuisco - eppure siamo ancora qui» sorrido infine
«e fortunatamente» aggiunge lui infine

Gli sorrido, e lui fa lo stesso alzandosi e porgendomi la mano per fare la stessa cosa, l'afferro e mi alzo sistemandomi lo jeans e la maglietta abbinata ad esso. Rimetto le ciabatte ai miei piedi e mi avvio verso la cucina seguita da Fabio.

«cos'hai intenzione di combinare?» mi chiede appoggiandosi ad un mobile della cucina, sorrido leggermente mentre apro il frigorifero alla ricerca del burro.

«preparo qualcosa per i tuoi figli» sorrido mentre richiudo l'anta
«i miei figli? - alza un sopracciglio - i tuoi»

«quando ti gira male sono solo i miei, vero Rizzo? »

«Tarducci non rigirare la frittata» ride

«Martina è la tua copia. In tutto e per tutto e continui a non ammetterlo»
Lui rimane in silenzio incrociando le braccia al metto, mentre io continuo a girare lo zucchero aspettando si sciolga per diventare caramello.

«in tanto però, va d'accordo solo con te»

«con un padre come te mi farei due domande»

«perdonami?»

Inizio a ridere mentre lui si avvicina per stringermi a sé.

«vogliamo parlare del nome del piccolo?»

«cos'hai da ridire scusa?»

«hai mai sentito Sofiane?»

«sempre meglio di quelli che hai proposto tu, amore»

«almeno erano semplici»

«Alessio Rizzo, che fantasia Bartolo»

«continua a dire che non sta meglio»

«Fabio, ti prego! Smettila» scuoto la testa ridendo mentre unisco farina e burro nella planetaria accanto ai fornelli e attendo per aggiungere il caramello.
«e va bene d'accordo» alza le mani in segno di resa

«comunque Martina è cresciuta, tanto, non so se lo hai visto anche tu... Quello strano luccichio. Credo che dopo tanto tempo sia finalmente serena»

«sì, è così. Anche perché per accettare di badare a suo fratello è una gran cosa - ride - credo sia stato il suo viaggio, e il futuro trasferimento. Non sono molto convinto però»

«devi esserlo, e essere felice per lei. È quello che desidera da una vita e se, la Norvegia, è ciò che la rende felice e libera  allora concediglielo. Non ostacolarla»

«vorrei capire se è davvero ciò che vuole, davvero è pronta per trasferirsi?»
«Fabio, quando mi sono trasferita a Parigi né mio padre né, e soprattutto, Emiliano non erano convinti. Eppure mi hanno lasciata andare» sorrido

«fosse per te ci saremmo trasferiti a Parigi» ride
«avremmo meno problemi, e molti amici»
«amici?»
«Walid e Mihaja sono stati impeccabili con te» ribatto
«Élie per poco non mi strangolava»
«e avrebbe fatto bene, dovevi stare zitto. Lo sai quanto è polemico»
«e il tuo caro Walid me  ne deve ancora una. Da due anni» inizio a ridere «e quando dovrebbe dartela se non riesci as ad organizzarti?»
«in qualche modo! Però me la deve e...- il campanello interruppe il nostro discorso - vado io»

Esce dalla stanza mentre io mi pulisco le mani su uno strofinaccio e lo raggiungo affacciandomi dalla cucina.
Fabio apre la porta e il piccolo Sofiane gli si precipita tra le braccia
«papà!» urla gettando le piccole e magre, braccia al collo del padre che si abbassa leggermente ricambiando la stretta. Sorrido a quella scena e per la dolcezza che quel bambino riserva solo a poche persone.

«mamma!» urla poi correndo verso di me
«ciao amore» sorrido prendendolo in braccio e lasciandogli un bacio sulle morbide guance
«ciao mamma» sorride la mora entrata in casa
«ciao Marty, tutto bene?» le chiedo posando a terra il piccolo Rizzo che corre verso la sua stanza
«non mi lamento - alza le spalle - a te?»
«solite cose, tuo fratello ultimamente è ingestibile»
«strano»
«non darle retta, è lei e le sue solite storie» interviene Fabio

Lo guardo con aria confusa e infastidita, perché stava parlando in quel modo di cose che nemmeno io avrei mai pensato di confessargli, lui per tutta risposta alza le spalle e guarda la figlia che risponde al suo sguardo con uno confuso, non capiva nemmeno lei la natura del suo discorso, ma dopo poco si volta verso di me guardandomi negli occhi.

«cosa intende?»
«è lungo da spiegare e difficile»
«abbiamo tutto il tempo»
Entra nella sala e si accomoda sul divano facendomi cenno di sedermi accanto a lei
«dai mamma, parla»
Mi siedo accanto a lei sospirando, sentendomi ormai costretta a rivelare qualcosa che mi costa rivelare.

[...]
«capito?» le chiedo dopo aver cercato di riassumere tutti i miei sentimenti
«credo di sì, credo di poterti capire - rivela - e in parte è per questo che voglio andare via»
Fabio entra nella stanza e ci guarda, si appoggia ai mobili della cucina e incrocia le braccia al petto
«ma tu ne sei sicura?»
«sì, e se non fosse per Sofiane direi lo stesso a mamma. Credo sia quello che le serve»
«sappiamo entrambi dove andrebbe»
«e quindi? Evidentemente è il suo posto preferito, evidentemente lei era destinata a quella città ma per altri motivi è tornata qua. Papà non fare ragionamenti del cazzo, lo sai bene anche tu.»

Fabio rimane in silenzio col capo chino
«lo so, l'ho sempre saputo che a te Parigi e gli altri quartieri che ho frequentato non sono mai piaciuti. Non i posti in sé ma i miei amici, mi dispiace che tu la pensi in questa maniera. Ma non li cambierei per nessun'altra cosa al mondo. Lo sai Fabio, quanto siano importanti per me»
«sembra quasi che ti abbiano salvato loro la vita»
«no, hanno fatto un'altra cosa. Più importante e che ancora non credo di spiegarmi»
«sarà» alza le spalle

La stanza cala nel silenzio.

«ma dimmi una cosa Fabio - riprendo - sei mai stato libero?»








Benvenuti, non ho niente da dire onestamente, semplicemente che questa storia avrà degli aggiornamenti rari e frammentati, spero abbiate la pazienza di aspettarmi e spero vi piaccia :)

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