Saliamo in macchina, e la sensazione di essere tornata a casa mi fa sentire viva come mai prima ad ora, stringo la mano a Mohamed seduto affianco a me che sorride lievemente vedendomi contenta.
Emiliano ci guarda dallo specchietto retrovisore e scuote la testa
«mai avrei pensato di vederti con un altro» commenta, io rimango in silenzio. Nemmeno io me lo sarei mai immaginato. In verità penso che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato un cambiamento del genere, né quanto meno si sarebbero aspettati che io tornassi a vivere a Parigi.«vorrei andare da Sofiane, dov'è?» chiesi
«da Fabrizio, sicura di non volerti fermare a posare le valigie?»
Scuoto la testa
«voglio vedere mio figlio» sorrido brevemente e lui annuisce prendendo la direzione per una delle province di Milano«Momo on va voir mon fils, tu es prêt ? » ( stiamo andando a trovare mio figlio, sei pronto?)
« je crois » (credo) sorride poco
« t'inquiète pas, il est très très tranquille » (non ti preoccupare, è molto tranquillo)
Lui annuisce e torna a guardare fuori dal finestrino.E se gli desse fastidio l'idea di conoscere mio figlio? Forse il pensiero di un qualcuno rimasto dalla mia relazione lo infastidisce, eppure non mi sembrava quando gliene parlai e gli proposi di vederlo. Anzi, sembrava accettare volentieri l'idea di vedere un bambino che , a quanto pare, assomiglia molto a me.
«perché hai quella faccia?» domanda Emiliano
«niente, niente» rispondo
«Margherita...»
«ho detto niente, Emiliano, basta » alzo gli occhi verso il tettuccio dell'auto, odiavo la sua insistenza, odiavo soprattutto quando lo faceva al di fuori delle nostre conversazioni.Arriviamo da mio padre, Emiliano ferma l'auto
«tu non scendi?» domando guardando mentre si accende una sigaretta
«mh, no, anche perché tra poco dobbiamo andare a casa. Devo andare da Martina»
«che tenero» lo prende in giro Martina rimasta, fino a quel momento in silenzio
«sei stata zitta fino ad ora, continua» risponde il moro portando alle labbra la sigaretta che viene rubata dalla nipote«al ritorno ti trovi con un figlio in meno, avvisata» dice guardandomi, scuoto la testa
«mi serve intera sennò chi li sente»
«ma chi?»
«fattelo spiegare da tua nipote» rido allontanandomi
«sei una madre stronza!» urla Martina tra le mie risate.Mohamed mi stringe la mano mentre apro la porta del palazzo dove abita mio padre.
«ça va ? »
« mh » risponde accennando un sorriso nervoso
«t'inquiète pas Momo, tu seras parfait et tu nous plairas à tous les deux » (non ti preoccupare, sarai perfetto e piacerai ad entrambi)
« j'espère Margot, ma je sais pas, mais est ce qu'il me comprend ? » (lo spero, ma non lo so, ma lui mi capisce?)
« mon fils oui, sans problème, mon père non. Mais c'est pas un problème » (mio figlio si, senza problemi, mio padre no. Ma non è un problema)Lui annuisce passandosi una mano per il volto e aggiustandosi una ciocca dei capelli lunghi che è sfuggita dal codino. Lo guardo e comprendo la sua paranoia, la sua ansia e i suoi pensieri. Ma sapeva fin dal principio che non sarebbe stato facile.
Suono alla porta e dopo poco questa viene aperta, rivelando la figura riccioluta di mio figlio, che sorride e si butta fra le mie braccia
«mon petit cœur » lascio un bacio sulla sua guancia morbida
«lui chi è?» domanda indicando Mohamed
«lui, è una persona molto importante per mamma - sorrido - lui viene dallo stesso posto di zio Walid, più o meno» il bambino annuisce«Sofiane, Dio mio ti ho detto mille volte che-»
Alzo lo sguardo, non era mio padre, mai mi sarei aspettata di vederlo qui. Sollevo Sofiane tra le mie braccia, ci guardandiamo per qualche istante, entrambi gelati nelle nostre posizioni.«salut» (ciao) interrompe quel contatto Sofiane e si avvicina a Mohamed, che sorridendo gli stringe la manina
«maman, est ton petit ami ? » (mamma, è il tuo fidanzato?)
« oui mon amour, il est mon petit ami » (si amore, è il mio fidanzato) sorrido in direzione di mohamed che sembra quasi orgoglioso
«tu aimes ma mère, n'est ce pas ? » (tu ami mia madre, vero?)
« bien sûr petit, j'aime ta mère »(certo piccolo, amo tua madre)Il bambino annuisce contento, come se avesse ottenuto la sua approvazione.
«voglio scendere» sussurra dimenandosi, lo poso a terra e corre dentro«bene» sussurro e prendo un grande respiro.
«Fabio, lui è Mohamed, il mio fidanzato» dico, Fabio serra la mascella ma rimane in silenzio
«Mohamed, il est Fabio, le père de mon fils » (lui è Fabio, il padre di mio figlio)Mohamed sembra non interessarsi più di tanto al ruolo presente e costante di Fabio, si avvicina e gli porge la mano, sorridendo.
«mio padre?» domando
«in cucina» risponde e si sposta per farci entrare.Mohamed si allontana di poco, guardandosi attorno, Fabio mi afferra per un braccio mentre chiudeva la porta
«insomma... Cos'è questa storia?»
«quale storia Fabio, sono venuta da mio figlio con il mio fidanzato. Avrebbe dovuto saperlo prima o poi»Lui sorride leggermente e si avvicina
«lui lo sa di noi due? E il vero motivo per cui tornavi fino ad una settimana fa» mi allontano di poco, sorrido beffarda
«lo sa eccome - alzo le spalle - ma la nostra relazione è stata diversa e complicata. Ma piuttosto, lo sa lei?»Rimane in silenzio.
«ecco, esattamente » scuoto la testa e mi avvicino al mio fidanzato