Prima di addormentarmi, i miei ultimi pensieri andarono ad Hana e, in particolar modo, al capitano: mi aveva finalmente chiamata per nome.
Quella sera omisi il fatto di essere poi entrata in possesso dei miei poteri. Era abbastanza ovvio.
Inoltre, alla morte di Hana, fummo tutte incatenate dal collo ogni sera, 'per apprendere la lezione'.Ognuna di noi sarebbe stata controllata da un 'custode', pronto ad ucciderci qualora non avessimo adempito ai nostri doveri.
Il padrone non poteva permettere che l'episodio di Hana si ripetesse, avrebbe perso prestigio il suo maledetto business.
Non avrei lasciato morire invano la persona più buona al mondo, assolutamente. Avrei lottato e mi sarei ribellata presto, con le altre mie compagne, per la libertà.
Ma purtroppo il mio piano dovette proseguire senza di me a causa della mia vendita a quel porco di Rose.
Spero solo che le altre abbiano proseguito il piano senza di me e che ora stiano bene, al sicuro da quell'inferno.
La mattina seguente fui dolcemente svegliata dallo spalancarsi della mia porta da parte di Penguin, mortificato per aver interrotto assieme alla ciurma, quel mio 'momento con il capitano'.
"Non c'è stato proprio nessun momento col capitano, stavamo solo facendo due chiacchiere." sbuffai cercando di nascondere l'imbarazzo nel rispondere con quella mia negazione.
"E da quando il guardarsi intensamente a distanza ravvicinata in silenzio si chiama fare solo due chiacchiere?" rispose beffardo, al che gli tirai un cuscino cacciandolo malamente dalla mia stanza.
Nel ricordare i miei pensieri mentre ci avvicinavamo sempre di più l'uno all'altro mi nascosi tra le lenzuola del mio letto.
Dovevo far passare inosservata questa mia brutta faccia rossa. Soprattutto al capitano. Lui, probabilmente non ci stava già pensando neanche più.
Mentre finivo il mio pasto mattutino assieme a Bepo e Penguin, Shachi mi guardava in modo alquanto irritante. Sapevo cosa volesse dirmi e lui sapeva che sarebbe stato meglio non chiedermelo.
"A-azusa" sentii il rosso titubare ancora e sperai fino all'ultimo che almeno si decidesse a parlare subito, in modo tale da negare tutto il più in fretta possibile. Non volevo creare tensioni, sopratutto all'interno della ciurma.
"P-per caso ieri sera..." si raschia nervosamente la nuca prima di continuare "ecco, per caso..." stavo perdendo la pazienza "n-noi abbiamo, ecco, per caso" stavo per raggiungere il limite "abbiamo, beh... interrotto qualc-" infilzai crudelmente l'uovo sodo che avevo nel piatto.
Bepo tremò e si scusò a nome di tutta la ciurma prima che io potessi dire qualsiasi cosa, al che non riuscii a non sentirmi in colpa per loro.
"Ragazzi, diamine!" sbottai furiosa alzandomi, in modo tale da avere l'attenzione di tutti i presenti con ancora l'espressione mortificata "Ieri sera io e il capitano stavamo solo parlando. Non c'è stato nulla, assolutamente nulla e questo perché tra noi, appunto, non c'è né ci sarà mai niente di niente!"
Terminai quella frase tutta d'un fiato. Forse troppo velocemente e con troppa enfasi sul 'mai'.
Forse, come al solito, avevo esagerato. In fin dei conti, la prima ad averci sperato ero stata proprio io. Non volevo, però, che qualcuno fraintendesse. Conoscendo il capitano, poi, sono sicura che se ne stia lavando altamente le mani di ieri sera.
Si, dev'essere così.
Vidi Bepo ancora leggermente chinato in avanti e Penguin sorseggiare nervosamente un bicchiere d'acqua distogliendo lo sguardo. Shachi rimase invece in silenzio a fissarmi, così come il resto della ciurma. Ma scrutando bene i loro occhi, mi accorsi che non stavano guardando me.
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Mi appartieni ||Trafalgar Law
FanfictionAzusa, ridotta in schiavitù sin da bambina e costretta ad intrattenere gli uomini che approdano nella famigerata Fun Island, desidera la sua libertà più di ogni altra cosa, più dei suoi stessi ricordi. Finora la sua unica salvezza è stato il frutto...