15. Chiarimenti

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E così fu, dopo una cena svoltasi rigorosamente in silenzio (almeno da parte mia), mi diressi verso la cabina di Trafalgar, leggermente nervosa devo dire.

Mentre cammino lentamente verso quella stanza mi ritorna in mente ciò che era precedentemente accaduto.

Io con le spalle attaccate alla parete. Lui vicinissimo a me. Io che tremavo.

Divento subito rossa solo pensandoci. È un uomo affascinante, glielo concedo. Ma ciò non cambia il fatto che sia maledettamente insopportabile a volte.

Busso ed entro.
Lo vedo seduto con un libro in mano.

"Cosa vuoi" dico leggermente aggressiva, incrociando le braccia al petto e appoggiandomi all'entrata.
"Vado dritto al dunque" posa il libro sul comò e si alza.

Il mio cuore inizia ad allarmarsi.

I suoi passi si fanno sempre più vicini. Si ferma davanti a me, serio come non mai, e mi fa una domanda strana.

"Sarai un problema per me?" dice calmo mostrandomi il volantino con la mia taglia.

"Cosa?" ero un po' sorpresa nel vedere la mia faccia con un prezzo così alto sul foglio. "Non ne so niente. Io sono sempre vissuta alla Fun Island. Tutto ciò non è possibile." dissi tutto d'un fiato.

"Calmati ragazzina" sbuffa sonoramente lui.
"Calmati tu, io sono calma." ribatto con le braccia allacciate al petto.

Rotea gli occhi e prende un grosso respiro. Adesso sarei io quella insopportabile?

"Senti, ti ho studiata attentamente questi giorni. Oltre ad essere molto immatura e iper sensibile, i tuoi poteri non spiegano la paura della Marina nei tuoi confronti."

Quanto è meschino.
In questo momento vorrei picchiarlo.

Guardo incredula quel foglio tra le mie mani.

Ad un tratto mi passa per la mente di raccontargli tutti i miei ricordi. Basterebbero 10 minuti per raccontarglieli.

"Ecco..." faccio un profondo respiro e mi siedo di fronte a lui "nonostante io abbia 19 anni, ricordo solo i miei ultimi 7 di vita"

Lui sembra attento e pensieroso allo stesso tempo. Continua a guardarmi negli occhi, vi cerca la verità.

"Alla Fun Island ero solo un oggetto, nient'altro! Quel mostro mi faceva fare degli spettacoli non appena ebbi compiuto 13 anni." sento che la mia voce si fa sempre più tremolante e imbarazzata.

Mi sento sporca.

"Persi la verginità contro la mia volontà, ma era prevedibile" a quella frase sentii la mia guancia umida.

I miei capelli si tinsero di un nero intenso, come le mie emozioni.

Iniziai a lacerarmi la pelle da quanto mi graffiavo le braccia.

Bruciava, ma il dolore proveniente dai miei sbiaditi ricordi era più forte.

"Odiavo chiunque entrasse in quel locale. Maiali di ogni categoria pronti a pagare quanto basta per avere una di noi."

Ero infuriata. Con loro, ma soprattutto con me stessa.

Ad un certo punto sentii dei rivoli di sangue scorrere lungo la pelle, ma non riuscivo a fermarmi.

"Basta così."

Sentii la sua mano stringere quella che stava ferendo il mio braccio destro.

Trovai i suoi occhi seri e impassibili guardare i miei languidi e tristi.

"È inutile piangere ragazzina."

Prese del disinfettante e una garza sottile.
Prese a medicarmi.
Quelle parole però non mi curavano.

Mi appartieni ||Trafalgar LawDove le storie prendono vita. Scoprilo ora