Capitolo 24

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SANEM
Siamo hai primi di settembre, Sono passati 3 mesi dalla morte di mia sorella e ancora ad oggi, appena rientro in casa, il mio sguardo si ferma su quel divano vuoto.
Abbiamo passato l'estate a casa, abbiamo trascorso solo alcune settimane ad agosto in montagna, nella casa della nonna di Can, con noi c'era tutta la famiglia è ancora ad oggi, Remide e Mihriban sono lì, si stava molto bene, era un posto molto rilassante immerso nel verde, Can doveva tornare per lavoro, mi aveva proposto di restare qualche altro giorno con i bimbi, ma io non me la sono sentita di lasciarlo solo, sapevo che si sarebbe distrutto l'anima, stando lì da solo, in quella casa piena di tanti ricordi.
Faccio ancora fatica a credere che siamo sposati, e ancora non sono abituata ad addormentarmi con lui, nello stesso letto e svegliarmi abbracciata con lui, perché ad oggi è vero, condividiamo lo stesso letto, la sera ci diciamo buonanotte e ci addormentiamo, ma ogni mattina, inevitabilmente ci ritroviamo abbracciati che sia io abbracciata a  lui o il contrario, il risveglio è sempre così... nessuno dei due dice nulla riguardo, ma come se nulla, fosse ci alziamo e cominciamo la giornata.
Tra noi non c'è mai stato nessun tipo di contatto fisico, oltre appunto, agli abbracci durante la notte che non avvengono in modo conscio e gli abbracci in cui uno dei due, vive un momento di sconforto, ma ci siamo aperti molto uno con l'altro, in questi mesi ci siamo parlati tanto, ci siamo raccontati le nostre vite e il perché di tante scelte fatte, agli occhi di chi non conosce la nostra storia, siamo una bella famiglia, unita e serena, anche senza dimostrazioni d'affetto plateali, se non per i nostri figli.

CAN
Sono dispiaciuto che Sanem ha scelto di tornare a casa anziché restare ancora in montagna, ma dai suoi occhi ho capito che aveva paura per me, aveva paura di un mio crollo e per quanto ho cercato di rassicurarla, non l'ho convinta, ed ora che sono davanti la porta di casa, mi sento sollevato di sapere che lei è i miei figli sono qui con me.
I bambini di sono addormentati durante il viaggio è così li prendiamo e mettiamo subito a letto.
Sanem dice che va a fare una doccia, ed io l'avviso che ne approfitto per preparare i documenti per la causa che ho domani.
Suona il mio telefono e un messaggio, sono stato aggiunto ad un gruppo e noto con piacere, che gli altri partecipanti, sono alcuni vecchi compagni delle superiori, erano anni che non li vedevo e sentivo, ma da questi pochi messaggi che ci stiamo scambiando, sembra di non averli mai persi nel tempo, mi informano che per domani sera hanno organizzato una cena, ovviamente con le rispettive famiglie per incontrarci, chiedono la mia presenza, ed io dico che domani in mattinata darò conferma, non posso decidere da solo, Sanem dovrà essere d'accordo.
Raggiungo la camera e Sanem e già a letto, mi sdraio, ma stavolta, anziché tenere le distanze mi avvicino e l'abbraccio, avevo voglia di un contatto con lei, in questi mesi non c'è mai stato nulla tra noi, ma anche se provo a soffocare tutto, so che dentro di me qualcosa si è smosso, a volte vorrei abbracciarla, stringere la sua mano e una sera, mentre eravamo presi dalle nostre chiacchiere l'avrei baciata, ma solo averlo pensato, mi ha fatto sentire in colpa, mi ha fatto sentire sbagliato, quindi con una scusa, avevo chiuso la conversazione e mi ero allontanato da lei, la sua schiena e poggiata al mio petto e con il braccio la spingo più verso di me,

< Can...>

cavolo era sveglia, ed io ho fatto una pessima figura, allentò la presa

< scusami Sanem...>

si volta e mi guarda

< non ho detto che non volevo essere abbracciata, ma volevo solo farti sapere che ero sveglia>

sorrido, accarezzo il suo viso con la mano e le lascio un piccolo bacio sulla guancia per poi tirarla a me e abbracciarla, ora è lei che guarda me e comincia ad accarezzare la mia barba, provocandomi brividi ovunque, accarezza le mie labbra con il pollice ed io le lascio un piccolo bacio, ci guardiamo negli occhi e entrambi piano piano ci avviciniamo, quasi sfiorando le labbra

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