Delusione

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Seattle è imprevedibile. Sono qui da poco più di due mesi e il mio trasferimento è stato il caos più assoluto. Le mie cose da New York sono arrivate da poco, tra turni opprimenti, riunioni di famiglia improvvisate per riallacciare i rapporti e feste insolite ho tralasciato la cosa più importante che ci possa essere : la salute.

Sfortunatamente per me, dopo l'intervento avuto due mesi fa dovevo eseguire altri esami, visite e cure ma mi son fatta sopraffare dal lavoro ed ho sottovalutato la cosa e dopo il turno estenuante della gara illegale dei fattorini, la gamba ha riiniziato a dar fastidio.

L'operazione era andata a buon fine, o almeno così Callie e l'altro mi hanno detto, ma purtroppo gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo... Soppratutto se sei Lucy Sloan.

Vado a rilento, lo sento nei movimenti, lo sento nello sforzo che metto anche solo nello star seduta a giocare con i bambini.

Oggi è il mio giorno libero, Webber ci ha spiegato che secondo le nuove norme dovevamo avere noi specializzandi un giorno libero a testa e non avendo grandi cose da fare ho lasciato scegliere ad altri quale giorno dovesse capitare a me, quindi eccoci qui di venerdì 13 a far da babysitter a quattro diavoli.

Ero molto scaramantica ai tempi dell'università, addirittura questo era un motivo per prendermi in giro per i miei amici; Molte volte mi rifiutavo di far cose per il semplice motivo che "portava sfiga" e così si creavano situazioni esilaranti in cui sembravo una bambina incompresa che credeva ancora nelle favole. Il mio essere scaramantica scomparse dopo la morte di papà, da lì capii che se doveva succedere qualcosa di brutto, sicuramente il destino non aspettava un venerdì 13 o che io dimenticassi le posate incrociate sulla tavola da pranzo, purtroppo gli imprevisti e le disgrazie continuavano a bussare alla mia porta, anzi a buttarla giù, senza preavvisi.

Quindi non mi preoccupai tanto di questa data, anzi la colsi come un'occasione per tirar fuori una giornata stupenda ma purtroppo i miei programmi non erano dei migliori.

Dopo aver giocato a tutti i giochi da tavola esistenti, finalmente Meredith era tornata dal suo turno ed io potevo liberarmi verso il centro di Seattle per fare un po' di shopping.

Sembra strano anche a me, non mi concedevo un momento così dai tempi della laurea a New York. La mia roba ormai non è più adatta, i miei gusti son cambiati, il mio fisico lo è ed ho proprio bisogno di un nuovo stile, di qualcosa che si adatti alla nuova me. 

In missione, in Afghanistan, ovviamente non avevo abiti civili se non le divise date dai militari e tutto ciò che possedevo a New York è stato fermo lì in quella casa ed ora che ho di nuovo tutto qui, a mia disposizione, mi sembra appartenere ad un'altra persona che non riconosco più.

Entro in un negozio, poi un altro, poi un altro ancora fino a che non mi ritrovo all'orario di chiusura ancora intenta a provare scarpe nel camerino.

La commessa si presenta fuori dalla mia porta per farmi velocizzare la scelta, e così faccio, provo questo splendido paio di Louboutin che so già non userò mai, ma lo sfizio da togliere è grande e così le provo camminando avanti e indietro per il camerino. Sento la commessa fuori, così decido di uscire per ricevere una sua opinione.

<< Joy, giusto? >> provo a leggere il nome sul suo cartellino, ma la vista mi si appanna improvvisamente

<< Si esatto >> il suo sguardo va verso i miei piedi << ti stanno benissimo, sono stupende >>

La vedo guardarmi preoccupata

<< Si, sono fantastiche >> affanno

La gamba inizia a solleticarmi, così come la mia vista che inizia ad appannarsi sempre di più e sento dentro di me un senso opprimente di ansia che mi fa totalmente perdere il respiro e in un secondo mi accascio al muro cadendo.

<< Signorina, la prego si svegli, signorina >> La voce di Joy mi fa tornare in me

<< Chiami un'ambulanza >> le rispondo cosciente di ciò che stava accadendo, qualcosa non va con la gamba

Il trasporto in ambulanza è tranquillo rispetto a quello dell'altra volta, sono cosciente e consenziente nel proseguire il tragitto verso Il Grey Sloan; Warren, che ormai è diventato paramedico, mi intrattiene sperando di distrarmi da ciò che sta succedendo ma sfortunatamente appena arrivo fuori dall'ospedale svengo ancora.

Al mio risveglio sono in una stanza del pronto soccorso, con una flebo al braccio e la Wilson intenta a farmi una puntura di non so cosa alla gamba.

<< Stai attenta >> le dico tutto d'un fiato

Lei sussulta, l'ho fatta spaventare

<< Lucy, cavolo! >> sospira << Bel modo per prenderti un giorno di riposo comunque >> ride

<< Già, mi mancava troppo questo posto >> sospiro a mia volta, anche se questa volta l'ansia mi travolge.

La sera incombe e così come avviene ogni giorno, il pronto soccorso inizia a riempirsi di pazienti e così anche di medici. Non so ancora a chi io sia affidata, anche se so che tra poco da quella porta lo vedrò arrivare essendo stata sua paziente precedentemente. Spero che la prima dei due ad arrivare sia Callie, ma so già che sia più probabile che lei sia già impegnata ad aggiustare qualche ossa rotte. E così, imprevedibile come non mai, Jackson entra nella mia stanza.

Non è solo, Hunt è con lui ma sembra esser lì solo per me e non come medico in carica.

<< Come ti senti? >> Jackson si rivolge a me non guardandomi, ma guardando lo schermo dove ci sono indicati i miei parametri.

<< Benissimo >> rispondo sfacciata come non mai,  e sorrido

<< Se stessi così bene non saresti qui Sloan >>

<< Owen, è stata colpa dei tacchi, non ero abituata a provarli e per paura di cadere mi son fatta sopraffare dall'ansia e così son svenuta >> lo guardo ingenuamente, ma lui ride e così anche Jackson

<< Poi oggi non ho mangiato, è tutta una questione di ansia e stanchezza >> continuo imperterrita nella mia messinscena 

<< Chi è il tuo medico curante per quanto riguarda la terapia che ti avevo prescritto?>> Jacskon non se la beve

Io sto zitta e il mio sguardo incontra finalmente i suoi occhi azzurri

<< Dottoressa Sloan, le ho fatto una domanda >> distoglie lo sguardo

<< Non ho nessun medico curante perchè non seguo nessuna terapia >> distolgo lo sguardo anche io

Owen inizia a dirmene di tutti i colori, va giù pesante ed io non posso che non dargli torto e rimango in silenzio; ma non sono l'unica a rimanere zitta, anche lui lo rimane e va via portandosi con se tutta la delusione che so che prova nei miei confronti.

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