Jackson's pov
"Adesso non ho voglia, lasciami perdere per questa notte" urlo, esasperato
Stephanie non è colpevole, e mi dispiace farla sentire così umiliata ma non riesco a mettere da parte le mie preoccupazioni e scopare come se nulla stesse succedendo.
L'inferno sta succedendo, nella mia testa c'è il caos più totale che ci possa essere. La stavo per perdere, ho avuto così paura di perderla che la paura si è auto trasformata in rabbia perché si cazzo, sono incazzato, sono davvero esasperato da quella ragazza che non ha un minimo di riguardo verso di lei.
Pensavo fosse cambiata, mi sembrava più matura ed invece, ancora una volta, si è persa senza avere un minimo interesse per sé stessa, per la sua stessa salute.
<< Jackson fa attenzione >> senza rendermene conto sono addosso a Meredith.
<< scusa >> rispondo brusco, neanche lei è colpevole del mio stato d'animo ma inconsapevolmente sto urtando tutti
<< Vai a vederla, così forse ti calmi un po' >>
Meredith mi sorprende, non abbiamo mai legato intimamente come magari ha fatto con gli altri, ma sembra conoscermi più degli altri ed ha avuto sempre un occhio di riguardo nei miei confronti; forse perché ero parte della famiglia in un certo senso.
Però ha ragione, nonostante la mia rabbia che mi sta accecando, il pensiero di vederla qui finalmente al sicuro è l'unica cosa che potrebbe calmarmi.
Era così a New York, quando era lontana in giro per gli Stati dietro alla sua famiglia, ero così preoccupato anche se si trattava di qualche giorno, che molte volte avrei voluto lasciarla per non star dietro alle mie mille ansie e paranoie. Poi tornava a casa, nel nostro letto ed io appena me la ritrovavo lì ricordo ancora la sensazione di pace ritrovata.
Manco fossi andato in guerra, e pensare che lei la guerra l'ha vissuta davvero e probabilmente non sarà mai paragonabile a quella che ho vissuto io interiormente in questi due anni.
Per i corridoi regna il silenzio assoluto, e senza neanche ragionare sulla direzione da prendere mi trovo nella sua stanza.
<< Sei sveglia >> le parole escono da sole, grazie allo shock che mi provoca la sua presenza.
Non volevo trovarla sveglia, siamo nel cuore della notte ed invece di riposare la trovo così; questa ragazza mi fa ribollire i nervi, voglio andarmene.
<< Rimani qua >> anche a lei escono le parole da sole, me ne accorgo dal suo sguardo scioccato almeno quanto il mio
Questa frase mi disarma.
Cerco di rimanere calmo ma la situazione non aiuta, volevo rilassarmi e vederla riposare mi avrebbe fatto molto piacere e probabilmente avrei rivissuto sensazioni che nego a me stesso di voler provare.
Accosto un attimo i miei pensieri, e mi siedo di fronte a lei.
La stanza è sommersa nel buio, vi è una pallida luce che proviene dal display dei parametri e quella basta per illuminarle viso e farmi ammirare i suoi occhi.
<< Perché non hai seguito la terapia? >> Le pongo questa domanda, facendo trasalire il mio lato autoritario, son troppo nervoso per nasconderlo.
Lei in risposta a ciò ride
Mi escono gli occhi fuori dalle orbite, sta realmente ridendo?
Si giustifica ed io non riesco più a trattenermi e le sbotto contro
Mi sento uno schifo a doverle rinfacciare questo atteggiamento, so che è consapevole di questo sbaglio, lo so benissimo ma il vecchio me con lei non riesce a sopprimere i suoi sentimenti e il suo rancore ed ancora una volta la deludo, la affliggo con colpe che già si tiene addosso da molto.
La sua reazione però è il tassello mancante di un puzzle che già molteplici volte si era completato e poi distrutto.
Non piange più, il suo respiro si regola e la sua voce si fa più decisa, ed è lei questa volta a incazzarsi con me, ad urlarmi contro e a sbattermi in faccia tutto ciò che dentro la mia testa girovaga da due anni : l'ho distrutta.
E lei si è ricostruita, si è fatta forza da sola, senza di me...di noi.
<< ...io, io te lo avevo detto a New York, io ... scusa, mi dispiace dirtelo solo ora ma scusa >>
Balbetto e ciò non accadeva da parecchio tempo.
Esco e vado via, corro, fuggo da quel che avevo paura succedesse.
E' cambiata, era andata avanti ed ancora una volta le ho bloccato la via.
Mi sento uno schifo... una merda ed ho una rabbia immensa verso di me e verso quella donna che una volta era mia ed ora è come se fosse una sconosciuta.
La mia Lucy ne ha passate tante, troppe e forse è ora di lasciarsi tutto dietro. Pensavo di averlo fatto, ero riuscito a nasconderlo almeno a me stesso fino a tre mesi fa.
<< Dormi? >> sussurro
Stephanie si alza di scatto, allarmata guarda subito il suo cerca persone
<< No, nessuno ti ha chiamata >> le accarezzo il viso, voglio scusarmi per prima e sinceramente voglio anche sfogarmi
<< Dove sei stato? >> mi chiede, probabilmente sa anche dove ero ma voglio mentire
<< A controllare il ragazzino che ho operato ieri, i genitori devono ancora arrivare da Boston e mi dispiaceva lasciarlo solo >> sorrido e mi avvicino a lei baciandola, voglio zittirla e dimenticare tutta questa nottata
Ci sdraiamo e finalmente inizio a distaccare ipensieri e riesco a rilassarmi concedendomi a lei.
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Un nuovo inizio
FanfictionQuesta storia è ispirata a Grey's Anatomy, ci saranno principalmente i personaggi e forse alcuni saranno inventati; è la prima storia che creo, spero possa piacere a tutti. Buona lettura! :)