l'inferno

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Il pomeriggio procede a rilento al pronto soccorso e vado su e giù per le scale per far analizzare un bel po' di cose.

«Io non ho bisogno di chiedere il permesso, se Sofia vuole stare con me io la prendo e basta!» rimango immobile davanti alla furiosa lite tra Callie ed Arizona.

Mi guardano arrabbiate e dispiaciute, «Forse è meglio che io prenda l'ascensore» corro a passi lunghi a distanza di sicurezza, in ascensore.

«okay, sono salva» ho sempre questo problema del pensare a voce alta e, sfortunatamente, me ne accorgo sempre dopo le mie bellissime figure di merda.
Davanti a me c'è in tutta la sua sfaccettatura Jackson stronzo Avery, mi guarda con una faccia mista al perplesso e menefreghista.
Mi comporto di conseguenza e senza dirgli una parola gli rivolgo le spalle, non si merita nemmeno di respirare la mia stessa aria.

«Se non digiti il piano credo che rimarrai qui dentro per un bel po'» cosa fa adesso, il simpatico?! Seriamente? No, signore! Non ci deve neanche provare.

Schiaccio il pulsante con il mio non credibile atteggiamento menefreghista e sbuffo.

«Anche io vado li, mi dovrai sopportare» continua, insistente.

«Ma cosa vuoi? Esattamente cosa vuoi da me Jackson? Perchè mi parli, perchè?» esasperata mi giro verso di lui e di colpo blocca l'ascensore.

«Ma cosa diavolo credi di fare?! » cerco di sbloccarlo ma mi si para davanti e per quanto io provi a divincolarmi, sono tutti tentativi inutili.
Lo guardo esasperata con tutta la rabbia repressa nello sguardo, è lì davanti in tutta la sua bellezza a guardarmi e a stare zitto, cosa diavolo vuole?!
Dopo vari minuti di silenzio finalmente si decide a dare fiato alla sua bocca.

«Mi sei mancata» abbassa gli occhi istintivamente, lo faceva sempre ogni volta che mi confessava dei sentimenti e menomale, non so se sarei riuscita a reggere il confronto con quei occhi.
Sospiro, esasperata da questa assurda situazione, gli manco?! Adesso? Dopo 3 anni? Dopo tutte le chance, io gli manco ora.
Questo è un incubo, voglio svegliarmi.

«Sei fidanzato » continuo e non so con quale coraggio lo fisso.
I suoi occhi sono così belli.

«Lo so e non ho detto niente di significante, solo mi manchi. » risponde con questa sua goffaggine e sicurezza nel dire stronzate così enormi.

«Niente di significante?! Davvero Jackson? Eri già arrivato in basso, non credevo potessi arrivare più giù » sono stufa, non me lo merito.

«Mi sono stufata okay? Ti manco? Bene, anche tu mi sei mancato, anche tu mi manchi e non hai idea nemmeno quanto. Eri qui a fare la bella vita, a governare un ospedale, a prendere il posto di mio padre, a buttarmi merda; mentre io dove ero Jackson? Io dove ero quando avete dato il nome di mio padre all'ospedale? Dove ero quando avete usato i miei soldi? Ma sopratutto dove eri quando avevo bisogno di te? Dove eri quando ero stanca di tutto e desideravo solo te? Dove Jackson? Con Stephanie o chissà chi altra, adesso sono stufa e non rivolgermi più la parola. » faccio la mia uscita da quell'inferno, corro in mezzo a mille infermieri che attendevano l'ascensore e finisco in quel posto che ormai era un'abitudine.
La chiesa.
Ho bisogno di sentirmi a casa, con mio papà vicino.

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