Capitolo 19

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Giulia aveva insistito per andare al ristorante con una sola macchina, così nessuno di noi avrebbe potuto filarsela.

Eravamo appena arrivati, l'insegna luminosa era tutta colorata e sopra c'era scritto il nome del locale: "Mancia e bivi" (mangia e bevi).

Entrando il cameriere ci aveva fatti accomodare portandoci un calice di prosecco, era stata proprio un'ottima idea andare tutti insieme. Mia mamma e Giulia avevano ordinato una bottiglia di vino per brindare all' ultima sera; sembravano due ragazzine del liceo alla loro prima sbornia.

<<Ho visto bere più te in due giorni, che Barney in cento stagioni dei Simpson>> disse Riccardo a sua madre, provando a spostare la bottiglia di vino senza riuscirci perché subito gliel'aveva strappata dalle mani.

<<Ma che sarà mai!!! Per qualche bicchiere di vino>> rispose lei versandosi ancora del vino e coinvolgendo anche mia madre.

Riccardo mi aveva preso la mano da sotto il tavolo ed io avevo sorriso guardandolo. Anche se tutti ormai avevano capito che tra di noi stava succedendo qualcosa, mi piaceva restare un po' nell'ombra; quel nascondersi aveva un certo fascino.

La cena stava proseguendo benissimo, mamma e Giulia ricordavano i vecchi tempi a scuola, ridendo come delle matte, ed anche noi eravamo divertiti sentendo quelle storie dove non esisteva il cellulare, e per fare capire ad un ragazzo che ti piaceva, dovevi scrivere una lettera o un bigliettino da passare sotto banco. Pensavo alla lettera che avevo scritto qualche giorno prima, chissà se troverò mai il coraggio di darla a Riccardo, ma quel pensiero mi aveva fatto spuntare mezzo sorriso sulla faccia.

<<Andy, ma Rebe ha un ragazzo?>> Mi chiese Marco, mentre nessuno ci ascoltava.

<<Perché questa domanda?>> sapevo già che le piaceva; lo avevo visto più volte cercare una scusa per parlare con lei, ma volevo stuzzicarlo.

<<Per fare conversazione>> disse lui facendo finta di niente.

<<Hai capito mio fratello>> Riccardo stava dando un cinque a Marco che era diventato tutto rosso, sperava di non essere stato sentito.

<<No, è single, ma devo dirti che per conquistarla ci vorrà un po', non è semplice entrare nelle sue grazie>> risposi, conoscendo la mia amica, anche se per lei, l'aspetto fisico non ha mai contato molto.

<<Noi Montani abbiamo un certo fascino, ragazzina, dovresti saperlo>> mi aveva sfidato Riccardo facendomi l'occhiolino.

Non ero riuscita a rispondere, avevo iniziato a ridere per la sua espressione, avevo addirittura un crampo allo stomaco per le troppe risate.

Giulia e mia madre avevano provato a prendere parte alla conversazione ma erano completamente andate. Riccardo si era avvicinato e mi aveva sussurrato all'orecchio:

<<Le mamme sono ko, le portiamo a casa e ce la filiamo>>

<<Stavo per dirtelo io>> dissi sentendo il suo profumo che mi faceva impazzire.

Tornati a casa, mia madre e Giulia erano appena andate in camera a dormire totalmente ubriache, Marco era andato da un suo amico, ma credo che volesse lasciarci da soli e Riccardo mi aveva detto:

<<Prendi una giacchetta e andiamo>>. Avevo preso la sua felpa, messo un jeans ed ero scesa, faceva un po' di freddo quella sera.

<<Dove stiamo andando?>> gli chiesi, una volta entrata in macchina

<<É una sorpresa, non fare altre domande>> mi rispose prendendomi la mano.

Eravamo arrivati in un posto che mi sembrava familiare, ma essendo buio, non lo riconoscevo. Scendendo dalla macchina Riccardo prese dal portabagagli una tovaglia e due birre; eravamo al belvedere.

La vista era stupenda, si vedeva tutta Palermo illuminata, ero rimasta senza parole affascinata da quel panorama mozzafiato.

<<Te lo avevo promesso, non potevi andare via senza vedere questo spettacolo>> mi disse avvicinandosi a me e stringendomi forte.

<<Sembrerà stupido, ma non avevo mai visto la nostra città così bella>> le lacrime iniziarono a scendermi da sole.

<<Perché piangi?>> mi chiese preoccupato.

<<Nessuno ha mai fatto tutto questo per me. É successo tutto così in fretta che alle volte non mi sembra vero>> singhiozzavo senza riuscire a smettere.

<<Perché non dovrebbe essere reale tutto questo?>> era dolcissimo, mi asciugava le lacrime e provava a calmarmi in tutti i modi.

<<Perché mi piaci>> mi sentivo incontrollabile, lo amavo dal primo giorno.

<<Anche tu mi piaci>> rispose dandomi un bacio sulla fronte. In quel preciso istante avevo smesso di piangere, era come se lui fosse la mia medicina, era riuscito a tranquillizzarmi.

Ci eravamo seduti, mi sentivo protetta tra le sue braccia e la crisi di panico era passata. Odiavo quei momenti in cui non sapevo cosa fare, quegli attacchi di ansia mi mettevano sempre più in soggezione. Ultimamente, sembrava quasi che non fossi più in me.

<<Scusa per prima, penserai che io sia una ragazzina>>

<<Si, lo sei. Sei la mia ragazzina>> mi disse iniziando a baciarmi. Quei baci mi portavano in un altro mondo, mi mordeva il labbro ed io non riuscivo più a capire nulla. Eravamo distesi e lui era sopra di me, sentivo il suo respiro affannato e caldo sul mio collo.

<<Aspetta! Io non l'ho mai fatto>> dissi spostandolo, come se volessi giustificarmi

<<Non voglio fare nulla che tu non voglia>> mi stringeva i fianchi. In quel momento volevo lasciarmi andare del tutto, ma per me sarebbe stata la prima volta e anche se era il momento più romantico di tutta la mia vita, decisi di voler aspettare.

<<Non volevo spaventarti, io ti desidero, ma non ti metterò mai fretta>> mi aveva morso il naso e si era seduto accendendosi una sigaretta.

<<Da domani tutto tornerà come prima e non voglio. Vorrei restare qui abbracciata a te. Per sempre>> mi ero avvicinata di nuovo a lui e respiravo profondamente per riempirmi del suo profumo.

<<Purtroppo non si può, ma posso prometterti che ci torneremo tutte le volte che vorrai>> mi aveva detto aprendo una bottiglia di birra.

Eravamo rimasti distesi sulla tovaglia abbracciati a guardare le stelle. Adesso ero ancora più sicura del sentimento che provavo.

Erano circa le tre del mattino quando tornammo a casa, non avevo sonno, volevo ancora stare con lui così mi ero seduta sul divano e Riccardo aveva preso una coperta, si era disteso vicino a me e mi accarezzava i capelli. Ci stavamo baciando di nuovo, passavo la mia mano tra i suoi ricci che profumavano di shampoo appena fatto, mi sarebbe mancato tutto questo, una volta tornata a casa. Quella notte, però, era tutta per noi e non volevo sprecare neanche un minuto.

La mattina seguente, aprendo gli occhi avevo visto Marco, Giulia e mia madre osservarci ridendo e parlando tra di loro

<<Buongiorno ragazzi>> aveva detto mia mamma, Riccardo si stava stiracchiando e con il sorriso sulle labbra disse:

<<Rachele, scusa ma ci siamo addormentati>> Mia madre lo aveva rassicurato e a me aveva fatto piacere che lui si fosse giustificato.

Ero andata in camera per prendere le ultime cose e da lontano avevo sentito Riccardo chiedere a mia madre se avesse potuto portarmi fuori a pranzo. "Che carino che è" dissi a bassa voce sorridendo come un'ebete. Non mi sarei mai aspettata che quei giorni potessero cambiare così tanto la mia vita.

Era arrivato il momento dei saluti, Giulia stava abbracciando mia madre dicendole quanto si fosse divertita e che dovevano sicuramente uscire un'altra volta.

<<Devo aiutare mamma con le valigie. Ci vediamo da qualche parte per pranzo?>> chiesi a Riccardo prima di salire in macchina.

<<No. Tu vai a casa e appena sei pronta ti vengo a prendere>> mi disse dandomi un bacio e guardandosi intorno per non farsi vedere.

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