Capitolo 28

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Verso l'una di notte eravamo scesi in cucina, io indossavo una sua maglia bianca con delle righe colorate. Mi stava lunga e larga ma adoravo mettere i suoi vestiti, avere il suo profumo addosso era fantastico.

Faceva abbastanza caldo per essere la prima settimana di maggio, così io e Riccardo eravamo usciti in giardino e seduti sulla panchina dove ci eravamo quasi baciati la prima volta.

Mi stava massaggiando i piedi premendo la pianta, avevo sentito un beneficio in tutto il corpo tanto da dover buttare la testa indietro. Ero rilassata, non pensavo a nulla tanto che per un momento avevo sentito il cuore battere così lentamente che mi era sembrato quasi fermo, era una strana sensazione ma pensavo fosse merito dei massaggi, infatti poco dopo era tornato tutto normale.

Era molto tardi, quella giornata era stata fantastica (il piccolo litigio avvenuto nel pomeriggio era stato del tutto accantonato) e stava terminando allo stesso modo. Non volevo tornare alla vita quotidiana, se solo mi avesse chiesto di scappare insieme a lui lo avrei fatto, ero così innamorata che non riuscivo più ad essere razionale. Dentro di me però c'era qualcosa che mi faceva stare costantemente in ansia, avevo sempre paura che ogni giorno fosse l'ultimo per poter stare con lui, come se stessi vivendo un sogno da cui prima o poi mi sarei svegliata. Mi dava così fastidio non poter dire sempre di essere felice, soprattutto perché finalmente lo ero davvero.

Sono cresciuta piena di paure, anche se mia madre ha sempre cercato di non darmi pensieri, ma credo che inconsciamente l'abbandono di mio padre mi abbia segnato per sempre, anche se stavamo, pian piano, ricucendo il nostro rapporto.

Avevo sempre pensato che le persone a me vicine potessero sparire da un momento all' altro e che le mie amiche da un giorno all'altro potessero abbandonarmi senza neanche una spiegazione. Da quando avevo conosciuto Riccardo, poi, l'ansia e la paura era cresciuta sempre di più sentendo alle volte, che lui fosse troppo per me.

Ogni tanto guardandomi allo specchio mi odio, in tanti anni avevo costruito delle paure che non esistono, dei muri che soltanto Riccardo stava riuscendo ad abbattere e perderlo per me sarebbe una cosa troppo grande da sopportare.

Ogni suo dettaglio mi faceva innamorare sempre di più di lui: il suo profilo, il suo naso perfetto, le labbra che amavo baciare. Tutto quello che riguardava lui mi dava gioia, ma c'era qualcosa dentro di me che mi faceva pensare di poterlo perdere da un istante all'altro.

In giardino c'erano dei dettagli che non avevo ancora notato. Un grande albero di limoni proprio di fronte alla panchina dove eravamo seduti, eppure era sempre stato lì, come avevo fatto a non accorgermene? Credo che la prima volta fossi così tanto scossa per aver rivisto Riccardo da non averci fatto caso.

Era bello stare in giardino, sentire il fresco piacevole che ci accarezzava il viso e il silenzio che faceva sentire solo il rumore delle foglie.

Saranno state le tre almeno, stavamo ridendo come due bambini, parlando di qualsiasi cosa, credo che Riccardo stesse provando in tutti i modi, ancora, a tranquillizzarmi per la mia prima volta facendomi pensare ad altro e ci stava riuscendo perfettamente.

<<Mi sento strana, diversa>> gli dissi accoccolandomi a lui,

<<beh, anche io la prima volta che avevo fatto l'amore mi sono sentito diverso. Come se il mio corpo avesse preso un'altra forma>> aveva risposto di getto accarezzandomi un braccio.

Era proprio quella la sensazione che provavo, come se il mio corpo fosse cambiato in un attimo, non avrei saputo usare parole più giuste di quelle dette da Riccardo per descrivere quello che sentivo.

Sicuramente non ero più la "bambina" che ero stata fino al giorno prima.

<<Cosa ti piacerebbe fare domani?>> mi chiese Riccardo accendendosi una sigaretta,

<<sai che non lo so? Forse vorrei visitare ancora meglio questa città bellissima. Ma se a te non va fa niente, possiamo fare quello che vuoi>> non volevo risultare noiosa.

<<Va bene tutto per me, abbiamo ancora due giorni per fare tutto ciò che ci pare ragazzina>> mi rispose dandomi un pizzico sulla guancia.

Avevamo una fame assurda, entrando in cucina avevo trovato solo le schifezze che avevamo comprato al supermercato; non sapevo cosa inventarmi così in una scodella avevo messo le patatine e in una ciotola la maionese. Tornata in giardino sorrisi a Riccardo cercando la sua approvazione per lo spuntino delle tre e mezza, e lo trovai.

Mangiavamo quelle patatine come se non avessimo mai gustato niente di più buono, eravamo affamati e anche se era un po' tardi, quel pasto (se così possiamo chiamarlo) ci aveva fatti sentire meglio.

Eravamo complici in tutto, come due compagni di giochi. Era bello passare del tempo con lui, qualsiasi cosa, anche la più stupida, diventava divertente.

Erano quasi le cinque del mattino quando ci eravamo messi a letto, quella serata era stata così piena di emozioni che non riuscivo a dormire. Avevo acceso un lume con una luce soffusa, il buio mi metteva un po' paura, ma non lo avevo detto a Riccardo, non volevo fare la parte della fifona.

Si era avvicinato a me baciandomi il collo, lo lasciai fare prendendomi i suoi baci socchiudendo gli occhi.

<<La mia maglia ti dona>> mi disse divertito, <<sta meglio a te che a me>> aveva continuato accarezzandomi i fianchi.

<<Lo so, infatti ho deciso che prima o poi te le rubo tutte>> avevo sorriso dolcemente e mi aveva risposto che potevo tenere tutte quelle che volevo.

Si era addormentato poco dopo abbracciato a me, sentivo l'odore del dopobarba salirmisu per le narici, ma stranamente non era il suo solito profumo, aveva una fragranza più dolce, ma non mi dispiaceva affatto.

La mia testa aveva iniziato a viaggiare su quello che poteva essere il nostro futuro, non c'era proprio verso di addormentarmi, in più la sua vicinanza mi faceva proprio stare bene.

L'ultima volta che avevo guardato l'orologio erano le 5:30, poi credo di essere caduta in un sonno profondo. Avevo sobbalzato più volte, gli incubi dove c'era solo buio e freddo erano tornati, ma perché proprio quella notte? Ero tranquilla, rilassata, avevo passato una giornata felice. Mi ero subito riaddormentata non pensandoci più, Riccardo era ancora avvinghiato a me e mi sentivo protetta.

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