Capitolo 4

28 7 0
                                    

Mamma aveva preso un giorno di ferie, le avevo chiesto di non lasciarmi da sola e so che non lo avrebbe mai fatto. Erano le tre del pomeriggio circa quando bussarono alla porta, io rimasi sul divano mentre lei andò ad aprire.

Era mio padre. Lo guardai mentre entrava. Era alto almeno 1.85, moro, brizzolato e circa novanta chili; avevo i suoi stessi lineamenti."Ho ereditato il naso a patata da lui", pensai.

Con molta educazione, lo fece accomodare in salone e gli chiese se gradisse un caffè, lui rispose con voce molto calda:

<<No grazie, solo un po' d'acqua>> e guardandomi disse:

<<Andy sei davvero una bella ragazza, somigli molto alla mamma.>> Senza quasi farlo finire di parlare risposi sgarbatamente:

<<Mi chiamo Andrea. Andy è riservato solo alle persone presenti nella mia vita.>>

<<So che sei arrabbiata con me e non ti biasimo>> mi disse, ed io, di nuovo senza farlo terminare lo attaccai dicendo:

<<Come potrei essere arrabbiata con un estraneo?>> Non avrei mai immaginato di dirgli quelle cose, eppure mi erano uscite così, senza neanche pensarci.

Non era vero che per me lui non contasse nulla, ma ero ferita: era stata la prima persona che aveva tradito la mia fiducia.

Rimase basito dalla mia risposta, guardò mia mamma sorridendo dolcemente e disse:

<<La stai crescendo davvero bene, ha un bel caratterino!>>

Mamma non aveva avuto il tempo di rispondere che aggiunsi:

<<Non c'è bisogno che glielo dica tu dopo tredici anni, quindi, per favore, dicci il motivo del tuo ritorno improvviso e sparisci! Tanto è quello che ti riesce meglio.>> Dal volto di mio padre scese una lacrima e dopo pochi istanti disse:

<<Vi devo delle spiegazioni ed è giusto che adesso voi sappiate la verità: andai via da casa un mese dopo aver perso il lavoro, non lo dissi a nessuno tranne che alla nonna, mi sentivo un fallito, un debole, mi feci prendere dal panico, perché da quel momento non avrei saputo come sostenervi.>>

Non riuscivo a smettere di interromperlo, così dissi:

<<Quindi un problema economico è sufficiente per abbandonare una bambina di tre anni ed una moglie disoccupata? Bravo! Complimenti!!! Mamma mi ha cresciuta da sola facendo anche due lavori per coprire la tua assenza e adesso pensi di venire qui ad impietosirci?>> gli feci un applauso e con la coda dell'occhio vidi mamma in piedi, impietrita.

<<No! Non sono qui per giustificare il mio comportamento Andrea, sto solo dicendo come sono andati i fatti>>. Lo guardavo attentamente e sembrava sincero in tutto quello che diceva, ma non sapevo se credergli, più che altro non volevo, dopotutto, biologicamente è mio padre, ma per me è solo qualcuno che dopo tanti anni si è ricordato di avere una figlia.

<<Fino a quel momento non vi avevo mai fatto mancare nulla e il solo pensiero di non potervi più mantenere mi fece diventare matto. Provai a cercare un lavoro, ma avendo superato i trent'anni nessuno era disposto ad assumermi e i risparmi stavano finendo. Mi sentivo in una strada senza uscita e cadendo in depressione, decisi di andarmene. Non ci sono scuse e non cerco il perdono da voi, ma adesso, in questa brutta situazione, ho sentito il bisogno di vedervi>> aggiunse piangendo.

<<Di che situazione stai parlando?>> gli chiese mamma senza sollevare lo sguardo.

<<Hai bisogno di soldi? Vieni nel posto sbagliato, a stento riusciamo ad arrivare a fine mese, quindi, se sei venuto qui in cerca di polli da spennare, mi dispiace, ma ti è andata male>> dissi in modo acido.

Ti Ho Già Incontrato &quot; La Realtà Dentro Di Me&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora