Capitolo 26

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Erano quasi le tre del pomeriggio, quando Riccardo aveva aperto la porta di casa, avevo già trovato un paio di messaggi da mia madre e uno da parte di Elena che mi chiedevano se fossi arrivata; avevo risposto di sì a tutte e due dicendo che mi sarei fatta viva io nel pomeriggio. Non volevo di certo stare tutto il giorno attaccata al cellulare.

La casa era ancora più carina di come la ricordavo, c'era un lume nuovo sulla parete attrezzata del salone, probabilmente Giulia lo aveva comprato da poco, ha davvero buon gusto in fatto di arredamento.

Non sembrava affatto una casa di campagna, era curata in ogni singolo dettaglio, come se qualcuno ci vivesse abitualmente. Io e Riccardo eravamo saliti in camera sua per posare le valigie, avremmo dormito nella camera matrimoniale; ero emozionata all'idea di svegliarmi vicino a lui, potergli dare un bacio appena sveglia, sussurrargli "buongiorno" per poi farci le coccole prima di alzarci.

<<Tutto bene?>> mi chiese Riccardo svegliandomi da uno dei miei tanti sogni ad occhi aperti.

<<Si, certo>> risposi sobbalzando, non me n'ero accorta ma dalla sua espressione mi fissava già da un po'.

Lo guardavo mentre sistemava i vestiti sul letto, era abbastanza ordinato per essere un ragazzo; di solito gli uomini non sanno piegare bene le maglie o le camicie, lui invece era molto bravo. Evidentemente sua madre gli aveva insegnato anche questo. Non sapevo molto di lui ma sarebbe stato bello, pian piano, scoprire ogni suo lato.

Eravamo scesi in cucina, avevamo apparecchiato un pezzetto di tavolo per mangiare dei tranci di pizza comprati in un bar vicino casa. A detta di Riccardo, non aveva senso mettersi ai fornelli a quell'ora, così gli avrei preparato il mio piatto per cena. Il tempo sembrava scorrere nel modo giusto, mi sembrava ancora strano essere lì con lui.

C'era una bellissima giornata di sole, con un venticello piacevole. Ci eravamo stesi al sole, in costume, sulle sdraio tenendoci per mano. Riccardo ricordava ridendo fino a scompisciarsi, di quando mi aveva portata nel bagno e messa sotto la doccia, non riusciva quasi a raccontarlo per quanto era divertito.

Aveva contagiato anche me con la sua risata, tanto da non riuscire a rimanere seria.

Indossava un pantaloncino arancione fluo e gli occhiali da sole specchiati tondi. Lo desideravo con tutta me stessa, mi piaceva osservarlo in tutto ciò che faceva, ogni sua movenza per me era perfetta.

Aveva avvicinato ancora di più le sdraio per abbracciarmi, gli avevo messo una gamba sul bacino e me la stava accarezzando. Mi sentivo quasi esagerata a pensarlo, ma ogni cosa che faceva mi faceva credere di essere speciale.

Iniziai a baciarlo dolcemente, fino a quando non mi prese in braccio per portarmi in camera: mi tremavano le gambe. Speravo non se ne accorgesse.

"È questo che si prova quando si è eccitati?" "E adesso cosa faccio?" Mentre mi facevo queste domande, probabilmente il mio viso aveva cambiato espressione, perché Riccardo si era fermato in cima alle scale chiedendomi:

<<Che succede?>> non sapevo cosa rispondergli, avevo una voglia matta di lui ma allo stesso tempo sentivo un attacco di panico in allerta, così gli risposi:

<<Ho paura.>>

<<Hai paura di me? Pensi che io possa farti fare qualcosa che non vuoi?>> Aveva lo sguardo triste, ferito, come se lo avessi fatto sentire un molestatore di ragazze.

<<Scusami, forse non sono molto brava in queste cose, io ti desidero, ma provo anche vergogna>>. Nessun ragazzo mi aveva mai vista nuda, il solo pensiero mi metteva in imbarazzo, e anche se sapevo che lui mi avrebbe aspettata, volevo lo stesso dirglielo.

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