Capitolo 12

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Finalmente era domenica mattina, mi svegliai prestissimo quel giorno, ansiosa di ricevere il messaggio di papà. Poco prima delle undici, era già arrivato.

<<É qui, ciao mamma>> urlai davanti la porta di casa,

<<Divertiti e non pensare a nulla>> era arrivata di corsa per darmi un bacio sulla fronte.

<<Ciao Andrea>> papà mi poggiò una mano sulla coscia,

<<Buongiorno a te>> gli risposi contenta.

<<Per pranzo devi tornare a casa?>> Mi aveva chiesto,

<<Non ho impegni>> dissi sistemandomi la giacca,

<<Vorrei pranzare con te, un mio amico ha un ristorantino a base di pesce dove mi piacerebbe portarti>> stava iniziando a sudare. Speravo me lo chiedesse, volevo passare tanto tempo con lui.

<<Ti vedo un po' nervoso ma non devi perché ti ho chiesto io di uscire, non sei sotto esame>> questa volta posai io la mano sulla sua coscia sorridendogli.

<<A proposito, dentro il cruscotto c'è il referto che mi avevi chiesto, ti prego di leggerlo>> era sempre più nervoso.

In realtà non mi interessava nulla di quel foglio, ero arrabbiata e forse, anche se non lo avevo ammesso, volevo ferirlo. Il referto recitava proprio che al paziente era stato diagnosticato un cancro. Il mio cuore si era stretto in una morsa, tanto che per un attimo mi era sembrato che non stesse più battendo.

Mio padre aveva visto i miei occhi riempirsi di lacrime tanto che accostò la macchina in corsia di emergenza e mi disse:

<<Tranquilla, va tutto bene, il medico mi ha assicurato che non sono in pericolo. Non vado da nessuna parte, soprattutto adesso che ti ho ritrovata.>> Lo abbracciai forte e tutti e due scoppiammo in un pianto liberatorio. Per tutto il tempo prima di arrivare avevamo ascoltato la musica e avevamo scoperto che ci piacevano le stesse canzoni. Ridevamo e cantavamo come se fossimo due amici.

Il ristorante era molto carino e accogliente, c'era una bellissima vista mare dal nostro tavolo; le pareti erano dipinte di azzurro e su alcuni mobili c'erano dei fari come soprammobili.

Era un posto molto tranquillo appena fuori la città, il proprietario ci aveva offerto un bicchiere di punch con del succo all'arancia; era davvero buono e dolce, poco dopo erano arrivate delle tartine al salmone buonissime.

Il cameriere ci aveva portato il menù e sia io che mio padre avevamo ordinato la pasta con le vongole come primo e una frittura mista per secondo. Eravamo usciti un po' fuori per sentire il profumo del mare.

Aveva una sigaretta spenta in mano. Arrabbiandomi, gli dissi:

<<Credo che nelle tue condizioni non sia proprio il caso di fumare>>.

Mettendomi una mano sulla spalla rispose:

<<Non fumo da un mese ormai, ma ne porto sempre una con me, solo per il gesto>>.

Tornati al tavolo mi chiese:

<<Raccontami un po' di te.>>

Mi erano passate mille domande per la testa. Forse era troppo presto per raccontargli la mia vita? Dovevo ancora farlo sentire in colpa per i tredici anni passati senza di lui?

Ma poi, guardandolo negli occhi, avevo visto così tanta tristezza e senso di colpa che decisi semplicemente di parlargli un po' di me. Era tutto così strano, avevo sognato questo giorno per tutta la vita e finalmente era arrivato.

<<Tu invece cosa mi dici di te? Adesso hai un lavoro stabile, hai una compagna?>> gli chiesi.

<<Si, per fortuna. Da qualche anno lavoro in uno studio notarile ma non sono impegnato con nessuna, sai dopo la mamma non sono più riuscito a legarmi ad una donna>> mi aveva spiegato con gli occhi bassi.

<<Se può consolarti anche mamma è single, ma sta bene, ha il suo lavoro ed è contenta così>> non mi ero resa conto di aver sollevato l'argomento "mamma", lui non me lo aveva chiesto ma inconsciamente credevo che avesse voluto farlo.

<<E tu invece? Hai un ragazzo?>> mi domandò papà a bruciapelo.

La mia faccia doveva aver preso fuoco, altrimenti non mi spiegavo quel calore che in quel momento stavo sentendo.

<<Credo di non essere pronta a parlare di questo>> risposi sperando di non averlo offeso, in più sarebbe uscito fuori nuovamente Riccardo, e sicuramente quel giorno, non volevo rovinarmelo parlando di lui.

<<Va bene, se ti andrà di parlare, io sono qui>> mi rassicurò prendendomi una mano. Il mio telefono aveva iniziato a squillare, erano le mie amiche che provavano a fare una videochiamata di gruppo, ma decisi di non rispondere. Non mi sembrava il caso.

<<Gelatino in riva al mare?>> mio padre si stava già mettendo la giacca quando me lo chiese,

<<Si, perché no>> gli avevo risposto mentre andava a pagare il conto.

C'era un piccolo chioschetto sulla spiaggia con un'insegna che diceva: Il re dei gelati.

Senza neanche rendercene conto, avevamo preso lo stesso gusto di gelato, pistacchio, e passeggiando continuammo la nostra chiacchierata.

Verso le sei del pomeriggio mi aveva riaccompagnata a casa dicendomi che se avessi voluto ripetere la giornata, lui sarebbe stato contento. Lo rassicurai dicendogli che ero stata bene e che sicuramente avrei voluto rivederlo.

Entrai a casa felice e raccontai tutto a mamma che mi disse mentre preparava la cena:

<<Sono felice. So che hai sempre sognato di avere tuo papà vicino e finalmente il tuo sogno si è avverato. Quando trovavo le vecchie foto in disordine, pregavo Dio che ti accontentasse e sono davvero contenta che adesso tu stia bene.>>

<<Grazie per tutto quello che fai e hai fatto per me in tutti questi anni. Sentivo la mancanza di una figura paterna ma di certo non per colpa tua.>> Sapevo che non si sentiva messa in disparte, ma era giusto dirle che le ero davvero grata per non avermi fatto mancare nulla.

Restammo a parlare in cucina per ore, le avevo raccontato ogni dettaglio di quella giornata. Andai a letto a mezzanotte passata, ma quando la mattina seguente mi svegliai ero rilassata e felice.

Tutto era tornato a posto, non sentivo più la testa che scoppiava ed ero in pace con me stessa.

Quando arrivai a scuola, lunedì, vidi Marco Montani che da lontano mi salutava urlando per tutto il corridoio:

<<Andy sei pronta per domani?>>

Oh mamma, avevo del tutto dimenticato che il giorno dopo si andava in scena.

Si era avvicinato a me parlando, ma non lo avevo neanche ascoltato.

L'ansia aveva preso il sopravvento, ma era una bella sensazione, potevo finalmente recitare.

Tornando a casa, iniziai a preparare tutto per il giorno dopo.

Ad un tratto, un pensiero mi aveva sfiorato la mente: e se domani Riccardo venisse a guardare lo spettacolo? 

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