Capitolo 8

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Mi capitava spesso di sognare ad occhi aperti, come se quello che immaginassi nella mia testa fosse reale e stesse accadendo proprio in quel momento. Pensavo ancora alle parole di Elena. Mi aveva avvertita di stare attenta ma io avevo visto qualcosa in più in Riccardo, qualcosa che andava oltre la bellezza.

Non riuscivo più a capire, quando io e Christian stavamo insieme non avevo mai provato quelle sensazioni.

Era martedì pomeriggio di metà marzo, la primavera stava arrivando. L'aria fresca e le giornate più calde si iniziavano a fare sentire facendo sbocciare i primi fiori. Le mie amiche erano state costrette a rimanere a casa; Rebe aveva preso un brutto voto in storia quindi sua mamma l'aveva segregata in casa sequestrandole il cellulare. Era riuscita ad inviarmi un solo messaggio con scritto:

Ho preso 4 sulla seconda guerra mondiale, addio per i prossimi trent'anni ahahah.

Elena, invece, doveva aiutare sua cugina di sette anni per un progetto di scienze. Mi aveva scritto:

Mia mamma mi obbliga ad aiutare Fabi.

Sentivo il bisogno di fare una passeggiata, di restare da sola con i miei pensieri e di schiarirmi le idee. Faceva così caldo che decisi di mettere una maglia leggera nera con lo scollo a v, dei jeans chiari a zampa con degli strappi qua e la e le mie amate converse bianche. Avevo una tale confusione in testa che scordai anche il giubbotto in pelle sul divano.

Pensavo e ripensavo a mille cose; dalla scuola di cinema che avrei voluto frequentare a tutti i costi dopo le superiori, alle battute del musical che non riuscivo a memorizzare del tutto, e poi mi venne in mente: Riccardo.

Quello che non mi faceva avere pace era che, anche se lo avevo visto solo due volte, era diventato un pensiero fisso. Non mi era sembrato così stronzo come diceva Elena, (beh sì forse quando mi ha quasi investita, ma mi aveva subito chiesto scusa ed io quelle scuse le avevo sentite sincere).

Arrivai da Totò abbastanza stanca, lui mi guardò e mi chiese:

<<Ciao Andy, tutta sola oggi?>> risposi:

<<Si le altre hanno avuto dei casini>> ridendo sotto i baffi aggiunse:

<<Beh io ve l'ho sempre detto di non mettervi nei guai.>>

<<In più oggi c'è sciopero degli autobus, quindi sono venuta a piedi, pensa che culo>> gli dissi.

<<Le parolacce non stanno bene in bocca ad una bella ragazza come te>> mi aveva rimproverato Totò. <<Scusa>> gli dissi muovendo solo le labbra mentre lui si allontanava.

Dopo aver mangiato una pizza, decisi di iniziare a fare strada per tornare a casa, salutai Totò con un gesto militare e lui mi disse:

<<Stai attenta bimba>>.

Andai alla fermata sperando che lo sciopero fosse finito. Iniziava a fare buio e c'era anche un po' di freddo, così sedendomi sulla panchina, mi portai le ginocchia al petto per riscaldarmi un po'. Un'ora dopo, non si vedeva neanche l'ombra di un autobus, mamma era di turno tutta la notte così decisi di camminare verso casa. Tremavo dal freddo. Ad un tratto una macchina si fermò vicino a me.

Era Riccardo che abbassando il finestrino divertito mi disse:

<<Ehi ragazzina>> accostò e scese dalla macchina. Era bellissimo, indossava dei jeans chiari, una felpa rossa con la cerniera e le scarpe da ginnastica.

Mi venne incontro, io rimasi ferma con le mani che andavano su e giù sulle braccia cercando di riscaldarmi. <<Cosa ci fai in giro da sola a quest'ora? Vuoi farti ammazzare davvero questa volta?>> disse divertito.

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